Antonella Brugnola, Airbnb e l’home sharing: “Dopo la pandemia impariamo ad accogliere i nomadi digitali”

Antonella Brugnola, Airbnb host advisor member, descrive la pratica degli affitti brevi e i cambiamenti conseguenti alla pandemia: un “piano B” efficace e particolarmente adatto alle imprenditrici.

È nato nel 2008 e da allora ha conosciuto poche battute d’arresto, tanto da arrivare alla quotazione in Borsa lo scorso dicembre in piene pandemia. Stiamo parlando di Airbnb, il celebre portale che, nonostante la crisi generalizzata del turismo legata al COVID-19, ha proseguito il suo cammino, cambiando in parte pelle per adeguarsi alle nuove forme di spostamento dell’ultimo anno.

La recente apertura dei confini regionali ha inoltre portato a un balzo di prenotazioni per i prossimi mesi, all’insegna di quella che è stata già ribattezzata la nuova tendenza dell’holiday working, ossia la conciliazione lavorativa di smart working e vacanza attraverso l’affitto di appartamenti dotati di tutte le funzionalità tecnologiche per consentire le attività a distanza.

Antonella Brugnola: “Dagli affitti tradizionali agli affitti brevi. La mia esperienza con Airbnb”

Antonella Brugnola, torinese di nascita e milanese di adozione, oggi è Airbnb host advisor member – l’unica presenza italiana – dopo una lunga carriera nel marketing di importanti aziende italiane e internazionali. La Brugnola è anche socia fondatrice di OspitaMI, associazione di volontari impegnati nella promozione dell’home sharing a Milano, nata nel 2017.

“Ho iniziato a ospitare turisti nella casa ereditata dal mio papà nel 2014, dopo alcune esperienze finite male con gli affitti tradizionali 4+4. Ho conosciuto in quella occasione la piattaforma Airbnb come alternativa agli affitti classici e modalità rivoluzionaria per mettere a reddito la propria casa, vivendo anche un’esperienza umana significativa. Infatti conoscere così tante persone da ogni angolo del mondo, che scelgono la tua casa per un soggiorno ‘da locale’ nella tua città, ti mette alla prova, ti fa diventare un brillante cicerone del tuo quartiere e ti fa scoprire lati imprenditoriali del tuo carattere che non conoscevi”.

Alessandra Brugnola, Airbnb Host Advisor Member

Dopo una fase “pioneristica” i proprietari di case hanno iniziato a fare rete attraverso Airbnb, condividendo le proprie esperienze: “Airbnb Italia ha permesso agli host di Milano e di altre città di conoscersi personalmente e di fare network, ai tempi in cui c’erano solo i primi gruppi di host su Facebook e molta intraprendenza nell’aprire la casa ai viaggiatori. Questi host si sono aggregati e hanno fondato le prime associazioni per perseguire la regolarità, la semplificazione burocratica e lo sviluppo di questa antica forma di ospitalità come motore del turismo italiano. Sono entrata nell’advisory board di Airbnb a dicembre 2020 e sto facendo una esperienza davvero utile e formativa, mettendo a frutto tutto quello che ho imparato finora e continuando a imparare”.

Per condividere quanto appreso, la Brugnola da tempo tiene corsi di formazione e ha pubblicato un libro Mettere a reddito la propria casa nel mercato extralberghiero. Teoria, pratica e strumenti per l’home sharing; “un manuale scritto a quattro mani con Silvia Ghezzi, host e poi property manager con la sua agenzia Case Ospitali”.

Com’è cambiata l’ospitalità dopo il COVID-19?

Con Antonella Brugnola abbiamo tracciato il quadro dei cambiamenti nel settore dell’ospitalità nell’ultimo anno: “Inutile ricordare che con la pandemia il turismo si è fermato ovunque in ogni sua forma, e solo ora si può dire che sta lentamente riaprendosi alle prime prenotazioni dall’estero nelle località di vacanza. Per la prossima estate si prevede un turismo italiano nelle nostre mete, specie villette singole che garantiscono il distanziamento sociale. Mai come a fine febbraio 2020 l’Italia era in un momento magico per il turismo, tanto che il tema più dibattuto era l’overtourism nelle città d’arte, la mancanza di case per gli studenti in centro a Bologna o Firenze, le città più antiche e fragili che si trovavano a disciplinare i flussi di turismo mordi e fuggi. Ora tutti questi problemi sono svaniti e si auspica un sensato ritorno graduale alla normalità”.

“Non ci sono più businessmen in trasferta per lavoro alle fiere, per convention aziendali o eventi internazionali, non ci sono più i turisti nelle città d’arte, Milano è desolatamente priva di ogni tipo di viaggiatori, a eccezione di quelli che, per il tipo di lavoro che svolgono, potrebbero farlo da qualunque scrivania con connessione WiFi potente: i nomadi digitali.”

“Lo smart working ha fatto improvvisamente capire quanto sia inutile trasferirsi ogni giorno in ufficio, e per chi può, scegliere una località diversa per vivere e lavorare lontano dalle metropoli, anche con il partner al seguito. La necessità di connessione potente e postazione per lavorare comodi è la richiesta più o meno ovunque. Per gli host con casa con piscina, gran terrazzo o un giardino privato: preparatevi alle prenotazioni.”

Home sharing, un “piano B” adatto soprattutto alle donne

In una fase di calo dell’occupazione l’home sharing si sta rivelando una buona soluzione come fonte di reddito, soprattutto per le donne, maggiormente colpite dalla crisi in quest’ultimo anno.

“Io credo che fare home sharing sia un lavoro particolarmente adatto alle donne, perché occorrono delle soft skill che la maggior parte di noi ha: capacità di ascolto, attitudine alla cura e all’accoglienza in senso lato, problem solving, organizzazione della casa, multitasking. Le donne possono fare l’host anche lavorando part time e gestendo le incombenze famigliari, senza stravolgere la routine quotidiana ma svolgendo l’attività e arrotondando le entrate.”

“Fare home sharing può essere un ‘piano B’ se si è perso il lavoro, e sappiamo quanto sono state colpite le donne nel periodo della pandemia. Se ci si trova a gestire un immobile di famiglia o una eredità, l’home sharing può essere una soluzione non troppo complessa da far partire e gestire, anche per una mamma. La prova è che circa il 70% dei soci delle associazioni per l’home sharing come OspitaMI sono donne.”

Tuttavia per realizzare il piano B è necessario in questo caso avere il “piano A”, cioè possedere un appartamento da affittare e sostenere necessariamente un dispendio di tempo e costi: “Gli affitti brevi funzionano se c’è disponibilità di tempo e risorse da parte dell’host, cioè del proprietario dell’immobile, perché c’è una serie di incombenze da affrontare e bisogna impegnarsi un po’”.

I benefici, a detta della Brugnola, sono però superiori: “Il vantaggio di usare Airbnb è che il pagamento arriva dopo 24 ore dall’ingresso degli ospiti in casa e quindi si risolve il problema dell’insolvenza, fattore sempre critico negli altri affitti tradizionali. Per quanto riguarda tassazione e altro, è un discorso lungo che presuppone a monte la scelta di fare locazione o di aprire una struttura ricettiva extralberghiera, come casa vacanze, B&B o affittacamere”.

“Di sicuro io posso dire che con Airbnb guadagno il 30% in più di prima con il mio lavoro di gestione dell’affitto breve, con la certezza del pagamento e altri vantaggi di tipo valoriale. Oggi mi sento parte attiva del turismo della città, contribuisco a far fare agli ospiti una esperienza di qualità a Milano e posso dire di essere entrata a far parte di una rete di persone di grande valore.”

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