Ascoli, palla al centro

I protagonisti del film Alfredo Alfredo di Pietro Germi, Dustin Hoffmann e Stefania Sandrelli, si incontrano varie volte tra Piazza del Popolo, il Caffè Meletti e la vicinissima Farmacia Centrale Rosati (dove la protagonista lavora come farmacista). Siamo negli anni Settanta e la piazza è il centro nevralgico delle attività commerciali, dello svago, della politica […]

I protagonisti del film Alfredo Alfredo di Pietro Germi, Dustin Hoffmann e Stefania Sandrelli, si incontrano varie volte tra Piazza del Popolo, il Caffè Meletti e la vicinissima Farmacia Centrale Rosati (dove la protagonista lavora come farmacista). Siamo negli anni Settanta e la piazza è il centro nevralgico delle attività commerciali, dello svago, della politica e della cultura della città. Ma in quasi cinquant’anni le cose sembrano essere cambiate e i fattori scatenanti sono stati molti.

 

Ascoli, il terremoto e la famiglia Gabrielli

Da una decina d’anni il Piceno ha visto spostare molte attività commerciali nei centri commerciali nati lungo la Vallata: da Ascoli a San Benedetto del Tronto contiamo tre grandi centri commerciali e vari agglomerati di negozi, discount e ristoranti. E proprio questi, compreso il Centro Al Battente della famiglia ascolana Gabrielli, hanno sicuramente contribuito allo spopolamento del centro storico che, anche a seguito del terremoto del 2016, è ormai un bellissimo contenitore. Sempre più vuoto.

Il Gruppo Gabrielli fonda le proprie radici proprio nel centro storico di Ascoli, in Piazza Roma. La sua storia è quella di una famiglia giunta oggi alla quarta generazione e che dal 1892 opera con successo in un contesto – la GDO – con una densità competitiva altissima, con competitor internazionali e nazionali. Eppure il Gruppo ha ormai oltre duecento punti vendita in cinque regioni e ad Ascoli ha aperto uno dei primi centri commerciali OASI, con il quale ha naturalmente spostato il baricentro commerciale da Piazza del Popolo e zone limitrofe alla periferia della città.

Inoltre ha inaugurato da qualche giorno una nuova struttura che amplia l’offerta commerciale e modifica la morfologia del territorio, trasformando Al Battente da centro commerciale a parco commerciale: “Il nuovo Al Battente Retail Park”, ci dice Barbara Gabrielli, Presidente FG Gallerie Commerciali, “introduce per la prima volta in città la formula del parco commerciale, una proposta moderna che coniuga una proposta commerciale sempre più articolata al piacere di vivere un’esperienza di shopping in un contesto che si integra con l’ambiente, in cui abbiamo implementato servizi e accorgimenti per i nostri clienti rimanendo rispettosi del green.”

“Questo dimostra – aggiunge Laura Gabrielli, AD FG Gallerie Commerciali – che Ascoli è una piazza commerciale attraente e attrattiva, e molti marchi e catene di ristorazione hanno subito accettato di entrare nel progetto”. La struttura, realizzata in tempi record, nasce per ospitare nuovi esercizi commerciali e ristoranti, e ovviamente sposterà ancora di più lo shopping e il tempo libero degli ascolani verso sud.

Eppure alla conferenza stampa di presentazione del progetto c’era WAP (Associazione W Ascoli Piceno) che rappresenta i commercianti del centro storico. Non vi nascondo che i due referenti sembravano entusiasti. Forse, ho pensato, la battaglia che mi immagino tra grandi operatori commerciali e piccoli commercianti del centro è solo una suggestione creata della stampa locale. Sicuramente lo spopolamento del centro storico a vantaggio della famiglia Gabrielli è stato spesso al centro della satira locale e del Carnevale. Ma davvero è questa la causa della poca frequentazione del centro storico?

 

Centro storico vs centri commerciali

I problemi sono sicuramente molti e legati a fattori non per forza commerciali: dallo spopolamento delle abitazioni del centro storico, a vantaggio di nuove e più accessibili costruzioni lungo la Vallata del Tronto, al terremoto e all’inagibilità di tante strutture che ha accelerato la fuga dei residenti. Per Marco Di Sabatino, referente dell’associazione WAP, “il terremoto è arrivato nel momento più sbagliato, quando il turismo stava decollando e molte attività commerciali avevano avviato investimenti importanti. Ma sono convinto che le potenzialità del nostro centro storico sono ancora inespresse”.

Come sottolinea Laura Gabrielli, “WAP è un bell’esempio di modalità di strutturare l’offerta commerciale del centro storico in modo unitario, un po’ a seguire la modalità operativa dei centri commerciali in cui la gestione e la crescita sono facilitate dall’unitarietà dell’offerta e degli accordi”. Sì, perché commercianti e imprenditori lungimiranti ce ne sono anche ad Ascoli: un esempio è proprio il Gruppo Di Sabatino, che ha riqualificato un edificio in centro storico che per anni era definito “Beirut” per lo stato di degrado in cui verteva; ha investito e ampliato la sua offerta commerciale, che dalla moda è arrivata alla ristorazione e alla ricettività. Perché anche nel centro storico è necessario investire, studiare, cambiare, spostare, crescere.

Certo, i centri storici hanno una grande pecca rispetto ai centri commerciali e si chiama viabilità. Metteteci poi un ticket orario che sfiora i due euro (sì, avete letto bene: a Piazza Viola, a pochi passi da Piazza del Popolo si spende 1,70 euro l’ora) e pochi posti auto. Per di più, a pagamento.

Ma torniamo alla questione iniziale: davvero un centro commerciale può essere la causa dello spopolamento della città? Se queste strutture fossero chiuse di domenica, le persone tornerebbero a “fare le vasche” e a darsi appuntamento sotto le logge? Nascerebbe un nuovo fermento culturale e turistico? Beh, se qualcuno ha la risposta ed è affermativa abbiamo fatto bingo. Ma molto probabilmente non è così.

Cosa resterà allora in futuro di quella che lo storico Antonio Rodilossi descrive come “una delle piazze più armoniose d’Italia, isola pedonale e cuore del centro storico”? Il salotto cittadino, il luogo simbolico per eccellenza della città, sarà ancora il punto nevralgico della città?

Perché no? Piazza del Popolo, Piazza Arringo e il centro storico sono ancora i protagonisti indiscussi delle tradizioni e della vita degli ascolani: le celebrazioni di Sant’Emidio ad agosto, le due edizioni della Quintana a luglio e agosto e il Carnevale. In queste occasioni le rue – come si chiamano le vie qui – sono gremite di persone, i negozi pieni, bar e ristoranti presi d’assalto. Si rivivono le tradizioni religiose, sportive e carnascialesche. Le persone ritrovano la voglia di incontrarsi, stare insieme, confrontarsi e ridere o festeggiare insieme, senza carrello della spesa e senza shopping bag.

Probabilmente il centro storico va ripensato da un punto di vista più oggettivo: che cosa può offrire, e come? Se l’offerta è solo commerciale e legata alle grandi catene, la partita è già persa: la comodità di un parcheggio coperto gratuito e orari continuati sono imbattibili. Ma se spostiamo l’attenzione sulla tradizione – anche – commerciale, la storia cambia: Caffè Meletti non vende soltanto caffè, e l’emozione di trovarsi in un caffè storico tra i più belli d’Italia è un’esperienza unica e irriproducibile. E cosa dire della possibilità di assaporare un cartoccio di olive ascolane fumanti passeggiando per Piazza Arringo? Indescrivibile.

 

Ridare vita al centro storico

Torniamo a quegli anni Settanta in cui si girava Alfredo Alfredo: la piazza era teatro anche di scontri politici, di dimostrazioni studentesche o anche solo di confronto. Bastava posizionarsi in un punto, piuttosto che in un altro, per essere di quella o di questa fazione.

E oggi? Le nuove generazioni fanno fatica a riconoscersi in modelli politici e culturali e hanno un forte individualismo. Come e con cosa attrarre questi cittadini? Con la cultura, ad esempio, o con la valorizzazione delle tradizioni commerciali o manifatturiere.

L’immutabile travertino può e deve diventare lo sfondo di una nuova politica del centro storico che riequilibra questi due ambiti: commercio e cultura. Per salvaguardare la conservazione dei grandi monumenti e per dare nuovo significato all’uso degli spazi fisici, necessari alla condivisione delle tradizioni, e riattivare anche la sopita vita cittadina.

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