Seppure a Bargi non sembri avere avuto un ruolo nella tragedia, il tema dei subappalti è un punto sempre molto sensibile quando si parla di morti sul lavoro.
“Non siamo in una casistica assimilabile a quella verificatasi a Brandizzo, dove c’è stata una colpevole omissione di qualsivoglia norma e prassi di sicurezza” prosegue Rubini. “Non siamo neppure davanti al caso di un committente che vuole massimizzare i profitti grazie all’abbattimento dei costi garantiti dal subappalto, perché tutte le figure appartenenti ad aziende terze, dai titolari ai dipendenti, ingaggiate per le operazioni di collaudo a Bargi sono altamente qualificate e retribuite. Al contrario di quanto avviene nell’edilizia, dove i lavoratori in subappalto sono destinati a mansioni di basso profilo, qui paradossalmente la parte subappaltata è quella più qualificata. I lavoratori esternalizzati sono tutti ingegneri, quindi in questo caso non si può parlare di lavoro precario, in nero o sottopagato. Sebbene sia una prassi affidarsi ad aziende terze per lavori di questo genere, resta comunque un’anomalia, perché la progettazione e il coordinamento dovrebbero essere in capo al gestore”.
Se spessissimo gli incidenti mortali capitano proprio ai lavoratori esternalizzati, perché non in regola o non formati o costretti a lavorare in totale assenza di misure di sicurezza, in questo caso il problema è un altro. Nel 2029 scadranno le concessioni per la gestione delle centrali idroelettriche e le Regioni indiranno nuovi bandi per le future assegnazioni. La conseguenza di questa prospettiva è una contrazione degli investimenti, perché non c’è certezza che ENEL riotterrà la concessione della gestione delle centrali.
“È un fatto che ENEL Green Power abbia ridotto gli investimenti per il prossimo piano industriale”, dice Rubini. “Le criticità, nella fattispecie, riguardano l’incertezza normativa che coinvolge concessioni ed esternalizzazioni e la scelta di ENEL Green Power di non tramandare ai giovani interni all’azienda le competenze più qualificanti”.
Non una dolosa elusione delle norme di sicurezza, dunque, o una politica di massimizzazione dei profitti, o un errore umano, l’imperizia di lavoratori poco formati; all’origine di questa nuova tragedia potrebbe esserci un problema di fabbricazione o installazione non imputabile al fattore umano.
Una nota a margine, che fa riflettere su come le aziende siano consapevoli che su certi temi si gioca buona parte della propria credibilità: dopo tre mesi di contrattazione e alla vigilia di due manifestazioni nazionali, previste per il 30 aprile e il 2 maggio e ora revocate, ENEL e sindacati hanno chiuso positivamente lo scorso 24 aprile una vertenza che ha riguardato, tra le altre cose, l’esternalizzazione della rete distributiva. Forse si tratta di pura suggestione, ma con ogni probabilità non si pecca di malizia a pensare che, accendendo i riflettori sull’azienda e richiamando l’attenzione sul tema del subappalto, la tragedia di Bargi, ancora così vicina e bruciante, abbia contribuito al raggiungimento dell’accordo.
L’articolo che hai appena letto è finito, ma l’attività della redazione SenzaFiltro continua. Abbiamo scelto che i nostri contenuti siano sempre disponibili e gratuiti, perché mai come adesso c’è bisogno che la cultura del lavoro abbia un canale di informazione aperto, accessibile, libero.
Non cerchiamo abbonati da trattare meglio di altri, né lettori che la pensino come noi. Cerchiamo persone col nostro stesso bisogno di capire che Italia siamo quando parliamo di lavoro.
Sottoscrivi SenzaFiltro
Photo credits: necrologie.lasentinella.gelocal.it