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Il Colonnello Bernacca, l’effetto farfalla e Sant’Agostino

Il Colonnello Bernacca, l’effetto farfalla e Sant’Agostino

La traiettoria della nostra vita non è prevedibile: ecco perché non possiamo governarla

Piero Vigutto

19 Aprile 2017

Ve lo ricordate il colonnello Edmondo Bernacca, quel simpatico ufficiale dell’aeronautica dallo sguardo cortese e dall’aspetto signorile che entrava ogni sera nelle nostre case dal televisore in bianco e nero? Forse senza saperlo ha per primo insegnato agli italiani a familiarizzare con i millibar e le isobare disegnate sullo sfondo dello studio di trasmissione. Il colonnello faceva il meteorologo e di professione prevedeva il tempo. Lo aveva fatto per l’Aeronautica Militare e lo faceva per i telespettatori con tanta sicurezza che l’indomani quando ti svegliavi eri matematicamente certo che ci sarebbe stato il sole, la pioggia o la neve a seconda di quello che aveva detto la sera prima il conduttore di “Che tempo fa?”. Se così non era, “è perché Dio ci mette sempre del suo” diceva mia nonna. Una capacità incredibile quella di Bernacca, tanto che veniva molto seguito dagli italiani che ammiravano le sue qualità quasi divinatorie.

Prevedere significa, infatti, vedere prima, anticipare. Mica è roba da tutti. Io ero piccolino ma mi ricordo che di quell’uomo se ne parlava con grande stima perché offriva un servizio utile agli agricoltori, a chi doveva mettersi in viaggio, alle mamme che sceglievano la sera i vestiti che i figlioletti dovevano indossare il giorno seguente e a molti altri. Sapere anticipatamente quello che succederà in futuro è una capacità che affascina, perché dà quasi il potere di controllare gli eventi. Sei di fatto un passo avanti agli altri. Ma, in realtà, il colonnello aveva un segreto che io scoprii quando fui un po’ meno bambino. Tutto fu chiaro quando venni a conoscenza dell’attrattore di Lorenz. Edward N. Lorenz fu un matematico, prestato anch’egli alla meteorologia, che lavorò per le forze armate statunitensi negli anni della seconda guerra mondiale. Al termine del conflitto continuò ad occuparsi di previsioni del tempo e durante la sua attività scoprì che non sempre le previsioni erano precise e non “…perché Dio ci mette sempre del suo” ma per ben altri motivi. Scoprì infatti che, nel sistema di equazioni che venivano usate per prevedere le precipitazioni, bastava una minima variazione di moto di una sola molecola per cambiare di moltissimo i risultati finali. Questa scoperta venne chiamata “The Butterfly Effect” ovvero Effetto Farfalla ed influenzò molti campi della ricerca. Era nata la teoria del caos. Un excursus davvero interessante, ma qualche lettore si starà chiedendo cosa c’entrano la pioggia e la grandine con la vita quotidiana. La risposta è presto data. La nostra intera vita è dominata dal caos poiché noi siamo come le molecole che compongono una nube, siamo un sistema dinamico non lineare ed è sufficiente un battito d’ali di una farfalla perché cambi completamente il corso della nostra vita. Ognuno di noi pensa di poter prevedere la propria traiettoria nella vita e tale traiettoria si realizzerebbe se non venisse disturbata da altre molecole, ovvero da altre persone, che incrociamo quotidianamente.

La traiettoria della nostra vita è quindi non lineare, approssimativa, imprevedibile. Quanti di noi hanno davvero azzeccato le previsioni sulla propria esistenza? Quanti hanno organizzato con precisione un percorso di studi o lavorativo e lo hanno realizzato come da programma? Quanti hanno previsto che avrebbero incontrato quella precisa persona in quello specifico momento e, insieme ad essa, avrebbero costruito una famiglia? Nessuno, se non in maniera approssimativa come approssimative sono le previsioni del tempo. Una volta analizzata la vita da questo punto di vista, anche il concetto di destino, fortuna o sfortuna perdono di significato. Questi infatti sono i modi con cui spieghiamo il mondo quando non riusciamo a comprenderlo. Tuttavia non disperiamoci, anche se la teoria del caos governa la nostra vita o, per dirla con le parole di Nassim Nicholas Taleb autore de Il cigno nero, l’improbabile governa la nostra vita; se non altro di alcune azioni abbiamo il completo controllo, esiste sempre il libero arbitrio. Il problema è che non agiamo quasi mai ponderando bene i dati che l’ambiente ci fornisce, ma agiamo di pancia o, per dirla in psicologhese, tramite le euristiche di comportamento che sono gli strumenti cerebrali di analisi della realtà più inaffidabili e fallaci che abbiamo a disposizione. Anche dopo questa consapevolezza non ci dobbiamo flagellare. Se avessimo una mente logica e matematica e la possibilità di valutare tutte le variabili del mondo, riusciremmo a prevedere il futuro? L’autore libanese, nel suo splendido libro, spiega per quale motivo non sarebbe possibile e ci mostra logicamente che il valore dell’analisi è limitato nel qui ed ora. Qualunque analisi empirica, seppur doverosa, non è altro che una istantanea del presente e i rapporti andamentali non sono affatto previsionali del futuro. Lo diceva anche Sant’Agostino nelle Confessioni che “Senza nulla che passi non esisterebbe un tempo passato, senza nulla che divenga non esisterebbe un tempo futuro, senza nulla che esiste, non esisterebbe un presente. Due, dunque, di questi tempi, il passato e il futuro, come esistono, dal momento che il primo non è più e il secondo non è ancora? E quanto al presente, senza tradursi in passato, non sarebbe più tempo, ma eternità […] noi percepiamo gli intervalli del tempo, li confrontiamo tra loro, definiamo questi più lunghi, quelli più brevi, […] ma si fa tale misurazione durante il passaggio del tempo; essa allora è una nostra percezione.[…]”. Considerazioni interessanti quelle del Santo nordafricano come quelle di Lorenz e di Nassim, ma inascoltate dai più. Esse suscitarono maggior interesse parecchio tempo dopo e solo successivamente agli scandali finanziari di Parmalat, Cirio e compagnia bella, quando le banche e i promotori finanziari furono costretti per legge a ricordare agli investitori che “Ogni investimento comporta rischi […] La performance passata non costituisce un’indicazione o una garanzia della performance futura”. Eppure, nonostante le dimostrazioni matematiche sull’incapacità di prevedere il futuro, ancora crediamo agli oroscopi, giochiamo al casinò e ingabbiamo i geologi per non aver previsto un terremoto.

Credo però che sia proprio la capacità dell’essere umano di spiegare la propria vita in maniera totalmente illogica a renderlo così tanto affascinante.