DDL sul lavoro autonomo: titolari di Partita IVA e degli stessi diritti?

Un susseguirsi di bozze diverse, indiscrezioni di stampa, campagne di tweet bombing: il ddl sul lavoro autonomo, recentemente emanato, insomma, ha sollevato un polverone che sicuramente proseguirà anche durante il dibattito parlamentare. Proprio per questo occorre chiedersi, con un occhio al testo del provvedimento, se c’è del vero nell’affermazione di Maurizio Del Conte, estensore del […]

Un susseguirsi di bozze diverse, indiscrezioni di stampa, campagne di tweet bombing: il ddl sul lavoro autonomo, recentemente emanato, insomma, ha sollevato un polverone che sicuramente proseguirà anche durante il dibattito parlamentare.

Proprio per questo occorre chiedersi, con un occhio al testo del provvedimento, se c’è del vero nell’affermazione di Maurizio Del Conte, estensore del testo, per il quale il ddl “dà piena dignità al lavoro autonomo” e se i titolari di Partita IVA, ora, appartengono davvero al mondo del lavoro, perché godranno delle stesse tutele dei lavoratori dipendenti.

L’inclusione degli autonomi: le nuove tutele

Alcune nuove tutele ci sono di certo, a cominciare dalla disciplina dei pagamenti, da effettuare entro 60 giorni e dalle clausole abusive contro le modifiche unilaterali del contratto. Un corposo capitolo dedicato alle agevolazioni fiscali prevede il riconoscimento dei diritti d’autore per le invenzioni e, soprattutto, la deducibilità delle spese per la formazione e l’aggiornamento (fino a 10.000 euro), per l’orientamento e per le assicurazioni o altre forme previdenziali, stipulate contro il pericolo del mancato pagamento.

Anche gli sportelli per i lavoratori autonomi che saranno aperti presso i Centri per l’Impiego e la possibilità, finora riservata alle sole imprese, di accedere ai bandi e agli appalti pubblici, compresi quelli finanziati con fondi europei, vanno considerati come dei passi in avanti.

E poi le norme su maternità e malattia: per gli autonomi si allunga il periodo di congedo parentale e viene abolito l’obbligo di astensione dal lavoro durante la maternità.

Novità anche per i periodi di malattia e gravidanza in cui la prestazione verso un unico committente rimane sospesa senza decadere (per periodi inferiori ai 150 giorni) mentre, nei casi di malattia grave e infortunio, sarà possibile sospendere e recuperare successivamente, e anche a rate, il pagamento dei contributi. I trattamenti terapuetici per le malattie oncologiche, infine, sono equiparati alla degenza ospedaliera e danno diritto, per un massimo di sei mesi, a un’indennità doppia rispetto a quella domiciliare.

Partite IVA: uguali ma (ancora) diversi

Queste misure inseriscono quindi a pieno titolo le Partite IVA nel mondo del lavoro, assegnando stesse tutele e stessa dignità dei lavorotori dipendenti? Non esattamente.

Si è parlato di statuto del lavoro autonomo a proposito di un ddl che in realtà è un bel patchwork di interventi ad hoc, apprezzabili nella quasi totalità dei casi ma parziali e, nel complesso, ancora carenti.

Il pacchetto “welfare”, ad esempio, interessa i soli autonomi ma non gli ordinisti (con una cassa previdenziale specifica) che, però, negli ultimi anni sono aumentati, nonostante la generale flessione del comparto. Che dire poi dei trattamenti terapeutici, equiparati alla degenza nel solo nel caso delle malattie oncologiche ma non per le tutte le altre malattie gravi?

Situazione simile per le agevolazioni e le deduzioni fiscali, interventi richiesti da anni ma che, almeno con l’attuale testo, restano riservati alle partite IVA in regime ordinario e non toccano quelle in regime di vantaggio che di formazione, orientamento e aggiornamento avrebbero più bisogno.

I veri limiti del ddl, però, sono i suoi silenzi, a partire dagli ammortizzatori sociali che per autonomi e free lance non esistono, per proseguire poi con le aliquote previdenziali che avrebbero dovuto scendere a un meno gravoso 24% entro il 2018 e, invece, resteranno immutate.

Soprattutto per i liberi professionisti rimane irrisolta anche la penosa questione dell’equo compenso: difficile, difficilissimo, certo, stabilire, quale sia la paga giusta per tante prestazioni di professioni così diverse tra loro ma su retribuzioni e previdenza, si gioca l’appartenenza, o l’esclusione, delle Partite Iva dal mondo del lavoro e anche dal mondo, senza ulteriori specificazioni.

Un cammino ancora tutto in salita

Quello delle Partite IVA, infatti, oltre che un universo eterogeneo, complesso da definire e ancor più da normare, dove convivono il piastrellista e il giornalista, il bracciante e l’avvocato, il web designer e l’infermiera è un settore che, negli ultimi anni, è stato protagonista di una crescita, interrotta solo dal recente inasprimento dei regimi di vantaggio.

Il lavoro autonomo, candidato a diventare la modalità principale di prestazione lavorativa nelle società dei servizi e del terziario avanzato, è svolto da persone che vivono sempre più spesso in condizioni prossime a quelle di povertà e che non godono ancora di alcun welfare e di alcuna protezione sociale. Per questo il recente ddl è solo un avanzamento minimale e ancora insufficiente in una lunga marcia per la conquista di diritti che nell’attuale scenario di crisi e di perdurante austerità sembrano essere, sempre più spesso, un privilegio.

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