Editoria accademica: la fotocopia è finita, andate in pace

Se nell’ultimo Rapporto Ocse-Pisa relativo al 2018, che mette in fila i risultati scolastici di 79 Paesi, i nostri studenti quindicenni non hanno superato la prova “lettura” – intesa come capacità di comprendere un testo scritto – ci chiediamo che cosa accadrà quando molti di essi inizieranno il loro percorso universitario. A quanto pare, visti […]

Se nell’ultimo Rapporto Ocse-Pisa relativo al 2018, che mette in fila i risultati scolastici di 79 Paesi, i nostri studenti quindicenni non hanno superato la prova “lettura” – intesa come capacità di comprendere un testo scritto – ci chiediamo che cosa accadrà quando molti di essi inizieranno il loro percorso universitario. A quanto pare, visti i risultati, “i nostri” non se la passano bene: hanno ottenuto un punteggio di 476 quando la media Ocse è di 487.

Se i risultati riguardanti i nostri futuri studenti universitari fossero usciti con qualche giorno di anticipo, siamo certi che i dibattiti che si sono susseguiti a Torino a The Publishing Fair (22-24 Novembre scorso) si sarebbero senz’altro arricchiti di ulteriori spunti di riflessione, specialmente sul tema rappresentato dal rapporto che intercorre tra editoria e università.

 

Lorenzo Armando, The Publishing Fair: “L’editoria accademica destinata a cambiare con gli studenti”

Lorenzo Armando, professionista nel settore editoriale e CEO di Lexis Compagnia Editoriale, racconta a margine della tre giorni del The Publishing Fair di Torino il suo punto di vista proprio sull’evoluzione del rapporto che intercorre tra editoria e università, passando, giocoforza, dagli studenti: “Stiamo attraversando un grande momento di passaggio nel rapporto tra editoria e università perché negli ultimi anni sono cambiate molte cose. Per esempio nell’editoria universitaria il digitale ha avuto un fortissimo impatto, che forse è stato più forte che in altri settori. Così gli editori si sono dovuti adattare, e questo passaggio non è affatto concluso: ci sono una serie di temi che in queste giornate stiamo toccando e che sono ancora oggetto di discussione, di valutazione e di scelte che gli editori devono fare”.

“In particolare, parliamo degli aspetti che hanno a che fare con l’editoria universitaria ‘di ricerca’, e cioè chi deve pubblicare materiale di ricerca scientifica, dove l’impatto del digitale ha permesso di far circolare la comunicazione scientifica in modo molto più ampio di quanto non avvenisse in passato. In questo modo si sono aperti scenari complessi che hanno a che fare con la libera circolazione del materiale, che noi editori definiamo: accesso aperto, chiuso o semiaperto. Proprio su questo aspetto gli editori hanno posizioni non ancora univoche e ci sono interessi economici importanti in ballo, quindi i vari modelli di pubblicazione sono tuttora in fase di studio e ognuno sta valutando quali siano le scelte migliori da adottare per il proprio gruppo.”

Nel rapporto tra editoria e università lo studente non è più visto solamente come un fruitore passivo e inconsapevole, bensì come un protagonista da conoscere e analizzare; un elemento di fondamentale importanza per l’editore, che deve comprenderne i bisogni. “Un altro aspetto è quello dell’editoria per studenti, quindi la didattica universitaria, e visto che le abitudini degli stessi studenti stanno cambiando stiamo già valutando quali offerte proporre, che siano più adatte ai tempi e in linea con quello che gli serve per studiare”.

Ma se il ruolo dello studente viene ribaltato, che cosa succede invece all’autore? “Un altro tema è proprio come gli autori si pongono in questa fase attuale, dato che il business degli autori di testi universitari nel campo della didattica era molto forte. Questo sta cambiando per il ruolo degli studenti, che a loro volta stanno evolvendo il loro modo di fruire dei materiali didattici. Da questo consegue che anche gli autori debbano giocoforza cambiare il loro modo di lavorare. Per esempio: il modello classico costituito dal docente universitario affermato che scriveva un manuale e lo imponeva agli studenti, dove la vera e unica competizione concorrenziale (e decisamente borderline, N.d.R.) nel rapporto tra autore, editore e studente che deve acquistare il libro erano le fotocopie, sta cambiando”.

Come si comporteranno gli autori in un’ottica così rivoluzionaria e rivoluzionata? Carlo Alberto Bonadies, direttore editoriale di Einaudi, durante The Publishing Fair a Torino ha rincarato la dose: “C’è un totale abisso tra il mondo editoriale e il mondo universitario, e soprattutto ci sono a livello accademico numerosi docenti che insegnano materie che non sono più attuali e che hanno programmi anacronistici”.

 

Una nuova piattaforma per la diffusione di testi universitari: il caso di Usophy

In questo nuovo panorama, ancora tutto da decifrare, c’è una startup di giovani del Politecnico di Torino che ha ideato un modello di fruizione in digitale dei testi dell’editoria didattica universitaria, suscitando pareri discordanti tra gli addetti ai lavori. Si tratta di Usophy, un servizio che offre agli studenti universitari l’accesso illimitato on demand a un catalogo di testi accademici in formato ebook con la sottoscrizione di un abbonamento mensile. Non si possono scaricare e neppure stampare i testi presenti nella piattaforma, che possono essere solo utilizzati al suo interno.

Loris Gay, studente e fondatore di Usophy durante il suo intervento a The Publishing Fair.  Photo @DomenicoGrossi

 

Ne parliamo con Loris Gay, Ceo e Fondatore di Usophy.

 

 

Come è nata questa idea?

Usophy è nata da un bisogno che ho avvertito io e che hanno avvertito soprattutto le persone attorno a me, i miei amici e i miei compagni di corso. Quando ho iniziato l’università acquistavo solo testi nuovi, quelli consigliati dai professori, ma questi libri costano e hanno un peso considerevole sui risparmi degli studenti. Quindi mi sono chiesto: che cosa possiamo fare? Così è nata Usophy.

Ogni startup necessita di studi di fattibilità preventivi, analisi dei bisogni e così via.

Prima di iniziare a sviluppare Usophy abbiamo parlato con centinaia di studenti. Proprio per questo la nostra piattaforma nasce con la missione di agevolare lo studente durante la preparazione dell’esame, e lo fa mettendogli a disposizione degli strumenti di studio che troveranno sul tablet o sul pc per risolvere delle funzioni che fatte a mano magari richiedono tantissime ore. E poi pensiamo che Usophy possa essere uno strumento complementare al libro di testo cartaceo.

Che ruolo giocano gli editori in questa startup?

Noi stiamo concretizzando le prime collaborazioni con le case editrici che presentano libri di testo in ambito STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) per verificare concretamente se i benefici attesi della piattaforma trovino riscontro anche da parte loro. Gli editori giocano un ruolo fondamentale: in primo luogo, senza il loro accordo noi non potremmo trasmettere i testi sulla nostra piattaforma. Poi le stesse case editrici devono pensare alla nostra piattaforma come a una sorta di laboratorio in cui gli editori possono visualizzare come i ragazzi usano i testi, modellando insieme la tipologia di offerta in base alle necessità di quello che gli studenti richiedono oggi, nel 2020, rispetto al passato.

Quali sono le criticità che sono emerse durante gli incontri con le case editrici?

Una domanda che ci è stata posta è se fossimo sicuri del fatto che uno studente potesse studiare per 4-5 ore davanti a un monitor. La nostra risposta è che senz’altro non l’avrebbero fatto per tutto quel tempo, ma per esempio durante gli spostamenti da un luogo a un altro, oppure in aula in attesa della lezione, magari per un paio d’ore.

Può essere uno strumento per aumentare anche le entrate delle case editrici?

Noi pensiamo che Usophy possa essere una metodologia intermedia tra l’utilizzo diretto delle fotocopie e l’acquisto di un libro universitario.

Le case editrici hanno già a disposizione degli ebook. Perché non utilizzare quelli?

Parlando con gli studenti è emerso che non utilizzeranno mai diversi account per studiare, necessitano di un aggregatore, un unico spazio dove in pochi click possono accedere a tutti i libri comodamente. Il genio che, dal punto di vista tecnologico, è riuscito da solo a mettere in piedi il tutto è il mio socio Cris (cofondatore e CTO, quindi l’effettivo creatore e costruttore della piattaforma, N.d.R.). Senza di lui, Usophy non sarebbe stato possibile. Poco tempo fa sembrava impossibile; oggi parliamo di quali libri inserire in Usophy. Il Politecnico di Torino attraverso I3P ha incubato Usophy qualche giorno fa, così noi lavoriamo presso gli uffici di I3P, che è stato premiato come miglior incubatore pubblico al mondo, come stabilito dal World Rankings of Business Incubators and Accelerators 2019-2020. Lavorare all’interno degli uffici di I3P ci permette di rimanere in stretto contatto con gli studenti: un luogo ideale e allo stesso tempo strategico per Usophy.

 

 

Foto di copertina di Domenico Grossi

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