Ce l’ho, mi manca!

A metterla subito sul piano delle mancanze sarebbe anche troppo facile perché misurare l’Italia dalle assenze procura davvero poco spasso. Sembra che ci manchi tutto e ci fa ancora più comodo pensare sia così. Sarà poi vero? Che poi sono sempre gli altri ad esser carenti. Il senso della frase diventa più profondo se ci […]

A metterla subito sul piano delle mancanze sarebbe anche troppo facile perché misurare l’Italia dalle assenze procura davvero poco spasso. Sembra che ci manchi tutto e ci fa ancora più comodo pensare sia così. Sarà poi vero?

Che poi sono sempre gli altri ad esser carenti.

Il senso della frase diventa più profondo se ci mettiamo un po’ d’affetto nel dirla. “Ci mancano le competenze” dovremmo intenderlo ogni tanto con la tenerezza di un rimpianto, ci mancano perché ci stavamo bene insieme, ci mancano perché questo vuoto è troppo grande, ci mancano perché senza di loro siamo meno protetti. Dovremmo replicarlo per le risorse, le menti pensanti, la visione lunga, il senso di comunità, la cura verso le bellezze.

Pochi giorni fa se ne è andata Edda Panini, 91 anni, ultima degli otto fratelli del grande impero fotografico che ha tessuto la storia delle figurine e che ha reso Modena capitale indiscussa di un mondo che per decenni andava a caccia di ciò che non trovava. La prima collezione Calciatori nasce nel ’61 anche se la famiglia gestiva un chiosco in Corso Duomo già dal ’45. Quando nel ’54 i fratelli misero in piedi l’Agenzia Distribuzione Giornali Fratelli Panini, Edda da lì in poi fu sempre occupata in ruoli di sponda, apparentemente marginali, pagando lo scotto di chi arriva dopo gli altri di casa. Eppure fu lei, solo lei, a gestire minuziosamente tutti i francobolli che arrivavano da collezionisti grandi e piccoli, da ogni parte d’Italia, e che chiedevano di ricevere in cambio le figurine mancati per completare l’album.

Era una custode, Edda, e i custodi vivono bene d’ombra.

“Ce l’ho, mi manca” è un’espressione con la firma sopra, è ormai un brand a tutti gli effetti. Quella di Pizzaballa resta tuttora la figurina più ricercata della storia.

Finché è un gioco, la frase funziona; il problema è quando il “mi manca” cresce e diventa grande, cresce e si trasforma in lamento. 

Perché non facciamo mai caso alla virgola? Ce l’ho virgola mi manca: andrebbe pronunciata così, con la virgola, per capire che c’è una possibilità in più ed è quella del pensiero, quella della pausa. Le relazioni sono piene di virgole, il lavoro è pieno di virgole, molte risposte arrivano dalle virgole.

Soprattutto tendiamo sempre a spingere il peso del pensiero in fondo alle frasi dove se ne stanno i verbi e i dettagli, così come lì è facile trovare il come e il dove. Noi, in quanto soggetti, verremmo in teoria prima di tutto il resto ma come è più comodo puntare il dito in fondo. 

Relativizzare ciò che manca è il primo passo per valorizzare ciò che c’è.

Spostare dalla mancanza alla presenza costringe a lavorarci su, ecco perché corriamo tutti verso i verbi e i complementi oggetto.

Sono in tanti quelli che non si fermano al “mi manca” e dimostra di farlo sempre più quell’insaziabile di Elon Musk a cui non basta mai né una sola vita né tantomeno un pianeta solo. Finalmente ha reso note le generalità del primo turista spaziale che salirà sul suo SpaceX per un viaggio turistico lunare: è l’imprenditore e filantropo quarantaduenne Yusaku Maezawa, nonché fondatore del più grande rivenditore di moda online per il Giappone, nonché collezionista d’arte, nonché classificato da Forbes come il diciottesimo più ricco del suo Paese.

Insomma Musk l’idea del secolo ce l’aveva ma gli mancava chi spedirci e ciò che ha fatto è stato puntare tutto sulla prima. Nessuno però ha fatto ancora trapelare il prezzo sborsato per il biglietto del 2023.

Come cambia l’uomo in mezzo secolo.

Il Pizzaballa di una volta è la luna di oggi con la differenza che una figurina possono cercarla tutti e sperare di averla mentre la luna no, non è per chiunque.

A luglio scorso, nella sua ultima intervista rilasciata a QN, Edda Panini se ne è andata così: «Che siamo diventati famosi l’ho sentito dire, ma per me non è cambiato niente, in famiglia ci siamo sempre voluti bene come quando eravamo poveri. Adesso posso leggerti una mia poesia?».

Vive bene chi non si fa mancare le poche parole.

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