Gli ultimi scatti dell’analogico: il digitale e la crisi del settore audiovisivo

La digital transformation ha mandato in crisi molte aziende dell’audiovisivo. In che stato è il settore oggi? Il parere di un professionista.

La digital transformation, per le aziende che non hanno saputo cogliere l’opportunità e guardare al futuro con largo anticipo, invece di risultare una leva strategica per mantenere le quote di mercato (o aumentarle) si è rivelata una killer application per molte realtà leader del mercato analogico.

L’errore fatale? Non aver osservato le variabili che incidevano sul loro business nei diversi scenari di mercato; essere state miopi dinanzi ai segnali del cambiamento che si manifestavano sempre più evidenti; aver avuto paura di convertirsi da un modus operandi analogico a un digital operandi, che ha preso lentamente piede con l’avvento di Internet e lo sviluppo delle infrastrutture tecnologiche.

Uno dei mercati che ha visto player internazionali leader di mercato scomparire dalla scena e diventare delle vere e proprie case history è quello dell’audiovisivo. In particolar modo quello fotografico e delle telecomunicazioni: nel dettaglio, la mobile communication.

Crisi dell’audiovisivo: tutti i giganti abbattuti dal digitale

Uno dei settori maggiormente colpiti dalla trasformazione digitale è quello dell’audiovisivo: colossi di un tempo come Kodak e Nokia, e ultimamente anche Olympus, hanno dovuto fare i conti con scelte manageriali che nel tempo si sono rivelate fallimentari e sorde ai segnali che si manifestavano sul mercato. La lenta reazione riguardo il fatto che il digitale sarebbe stato il futuro ha decretato il loro declino come grandi player del settore.

La Kodak è stata il sinonimo della fotografia per i non professionisti, i consumer. Leader del settore con la produzione di rullini fotografici, si è scontrata con il cambiamento tecnologico; benché fosse stata la prima a ideare una macchina fotografica digitale, abbandonò il progetto, non rendendosi conto di avere in mano un florido futuro, e si lanciò nel settore delle stampanti multifunzione senza raggiungere quote di mercato importanti al punto da giustificare investimenti e profitti. Il marchio oggi circola ancora, ma non più con il fascino e il peso di un tempo.

Al contrario, Polaroid è fallita per l’eccesso di innovazione: troppo avanti per i tempi che correvano. Capofila indiscussa nel mercato delle fotografie istantanee, nel 1977 lanciò Polavision: un sistema di ripresa cinematografica istantanea, l’ideale per gli esteti dell’immagine. Solo che per poterne godere erano necessari videoproiettori costosi, che affossarono i budget aziendali disponibili per l’operazione su larga scala.

Olympus, prestigioso marchio giapponese, nell’ultimo decennio ha visto diminuire le vendite a causa della concorrenza degli smartphone, che sono anche delle camera-phone. Ciò ha portato alla decisione di vendere il ramo d’azienda Imaging a JIP (Japan Industrial Partners). In futuro si manterrà solo l’assistenza tecnica alle macchine fotografiche, quelle già immesse sul mercato. Il brand continuerà a produrre attrezzatura medica ed endoscopi, e non più reflex e mirrorless.

Non da meno è stata Nokia, che nel 2007 vantava il 40% del mercato, ma la concorrenza di Apple e Samsung e le loro innovazioni in termini di sistema operativo, design e concept di prodotto – che tutt’oggi registrano le quote di mercato più grandi grazie alla continua innovazione in ricerca, sviluppo tecnologico e politiche di marketing – hanno decretato nel settembre 2013 la rinuncia alla produzione di smartphone e la vendita del ramo della telefonia mobile per 7,2 miliardi di dollari. Microsoft fallisce nella missione di rilancio del brand associato al suo sistema operativo, e così all’azienda non resta che concentrarsi sullo sviluppo di servizi e software per la geolocalizzazione: GPS e mapping, reti e infrastrutture tecnologiche. Oggi il marchio Nokia, associato a telefoni e smartphone, tra vecchi modelli rivisitati e nuovi concept, è stato rilanciato da HMD Global.

A questi si aggiungono altri marchi:

  • Bronica, che produceva fotocamere di medio formato e rivaleggiava con Hasselblad, Mamiya e Pentax, ha chiuso nel 2005;
  • Minolta, che aveva inventato l’autofocus incorporato nel corpo macchina della reflex, ha chiuso l’attività del comparto fotografico nel 2006;
  • Konica, che aveva un approccio a 360° alla fotografia, ha chiuso i battenti nel 2006 dopo tre anni dalla fusione con Minolta;
  • nel 2005 si spengono i riflettori su Contax e Yashica, e la loro ultima presenza sul mercato corrisponde alla commercializzazione dal 2011 da parte di una società di Hong Kong che ha acquisito i diritti da Kyocera;
  • sono ancora in corsa Fujifilm, Nikon, Canon e Sony (che ha ereditato il patrimonio di Konica-Minolta) per le reflex, le mirrorless e le videocamere. Seguono le nicchie Leica, che ha siglato una partnership con Huawei per le camera-phone degli smartphone cinesi, e poi Panasonic e Pentax.

Le scelte di acquisto di amatori e professionisti

La produzione di reflex, mirrorless e camera-phone dei vari brand è rivolta sia agli appassionati e amatori che ai professionisti dell’audiovisivo, tra cui cameraman, fotografi, giornalisti-videomaker, content creator. Professioni che vivono di produzione di contenuti per l’informazione e il giornalismo, il cinema, l’editoria, la comunicazione e la pubblicità: photography, videography e mobilevideophotography.

Una riflessione, nonché un appello sulle politiche di prezzo delle case produttrici, è quella del fotogiornalista Corrado Amitrano: “Un tempo per acquistare una buona macchina che realizzasse immagini di alta qualità occorreva molto denaro. La commercializzazione delle macchine fotografiche dei brand è un fattore che penalizza molto gli acquirenti. Ad esempio: se io lavoro a 24 megapixel e spendo 600 euro, e poi vado a comparare con un’ammiraglia che costa 4.000 euro ma scatta sempre a 24 megapixel, e sulla stampa che farò mi serviranno 17 megapixel (la richiesta standard delle agenzie), valuterò che non conviene comprare il top di gamma; l’immissione sul mercato di prodotti medio-gamma rompe il settore delle ammiraglie”.

“Inoltre bisogna tenere in considerazione gli smartphone dotati di un buon comparto fotografico – ma ingombro inferiore – per le stesse cifre. Naturalmente con un buon corpo macchina e le giuste ottiche si realizzano lavori differenti da quelli che si possono realizzare con uno smartphone. Le agenzie conservano per le immagini scattate con la camera-phone dello smartphone dei canali dedicati: accettano solo foto di news.”

Il confine sempre più sottile tra videocamere, reflex e camera-phone: come scegliere i migliori?

Videocamere, reflex, mirrorless e smartphone catturano l’audio, fanno video e foto anche con la stessa risoluzione, e spesso hanno lo stesso prezzo. La discriminante è l’uso, la destinazione finale del prodotto multimediale.

Se per le news e il giornalismo possono andare bene tutti e tre i prodotti, per il cinema sarà consigliato l’acquisto di una video-telecamera con determinate caratteristiche. Se si gira con la reflex o la mirrorless bisogna tenere in considerazione la dotazione di obiettivi idonei per le riprese. È anche vero che negli ultimi cinque anni si è sempre di più sviluppato il filone del cinema by smartphone: sono sempre di più i registi che hanno impugnato il proprio smartphone e hanno realizzato film sia con inquadrature orizzontali che verticali. Perché è in verticale che si impugna lo smartphone, ed è in verticale che Instagram e Facebook, prendendo spunto da Snapchat, hanno lanciato le loro stories, sdoganando l’orientamento del display per le riprese.

Nell’era della crossmedialità, per orientarsi all’acquisto, oltre alle schede tecniche e alle recensioni su giornali, magazine e siti specializzati, un buon punto di partenza è il giudizio dell’EISA (Expert Imaging and Sound Association) con gli EISA Awards, ovvero il più alto riconoscimento a livello mondiale dell’associazione, composta da 55 riviste di 29 Paesi specializzate in ambito audiovisivo. Oltre alle categorie In-Car Electronics, Home Theatre Audio, Home Theatre Display & Video, vi sono quella dedicata alla Photography, all’Hi-Fi e, dulcis in fundo, agli Smartphone, categoria nella quale si valuta il device dotato del miglior hardware multimediale: audio e camera-phone.

Oggi chi lavora nell’audiovisivo, per la realizzazione di un prodotto cinematografico o televisivo che sia destinato anche alla fruizione on demand sul web o al live streaming, non si limita a usare solo un corpo macchina e una ottica: per uno stesso progetto audiovisivo si possono utilizzare in contemporanea videocamere, reflex o mirrorless, camera-phone, go-pro e droni.

Photo credits: www.lifewire.com

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