Il Lato A di Livio Berruti

Scarica il podcast della puntata. Livio Berruti è uno di quei grandi campioni dello sport che attraversano tutte le generazioni. Parlargli è come rivedere la sua falcata elegante e un paio di occhiali da sole tagliare il traguardo olimpico di Roma; non a caso fu soprannominato “l’angelo”, e la sua tecnica continua a essere un modello di […]

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Livio Berruti è uno di quei grandi campioni dello sport che attraversano tutte le generazioni. Parlargli è come rivedere la sua falcata elegante e un paio di occhiali da sole tagliare il traguardo olimpico di Roma; non a caso fu soprannominato “l’angelo”, e la sua tecnica continua a essere un modello di riferimento.

Livio è oggi un elegante signore sabaudo con gli stessi solidi valori di quel ventenne che, destino ha voluto, ha concesso una delle sue prime interviste dopo la vittoria a mia mamma. E così, non senza un po’ di emozione, ci ritroviamo 57 anni dopo seduti a un tavolino dello Sporting a Torino.

E con Livio non si può non iniziare da Roma.

Oggi Livio continua a seguire lo sport con interesse, anche se a tratti si sente distante da tanti atteggiamenti al limite del feticismo che molti atleti ostentano prima, durante e dopo le gare. L’ingresso in campo fatto sempre in un certo modo, i rituali prima di ogni servizio, tutti i manierismi più legati alla scaramanzia che alla concentrazione.

La musica invece è sempre stata un elemento molto importante per celebrare i successi, per cercare energie mentali e prepararsi alla sfida: Livio ricorda come la Marcia di Radetzsky di Joann Strauss costituisse per lui una vera e propria spinta al movimento, alla ricerca del ritmo perfetto, con una melodia al contempo marziale ed entusiasmante. Invece, prima della gara, amava concentrarsi con Così Parlò Zarathustra, sempre di Strauss, che rappresenta il mistero e la voglia di approfondire, di andare oltre e superare i propri limiti.

Perché il vero atleta è corretto e leale, ha una cultura quasi estetica della corsa. Gli avversari erano un corollario, perché si correva per sfidare in primo luogo se stessi, per raggiungere e superare ogni volta il proprio limite. In fondo è sempre stata la vera missione dell’uomo sulla terra.

Poi Livio mi racconta di un giovane romantico e un po’ timido che ricorreva alle poetiche parole delle canzoni per superare la difficoltà di rompere il ghiaccio con le ragazze.  Dopo aver trasformato un casqué in un tombé e aver capito che il ballo era pieno di insidie, la musica divenne la migliore alleata per la sua vita sociale: era perfetta per conoscere, conquistare, emozionare.

Oltretutto erano gli anni ’60, proprio quando la musica italiana produsse molti brani destinati a diventare autentici capolavori. Su tutti la voce di Mina esaltava la poesia di Gino Paoli interpretando come nessun altro Il Cielo in una Stanza.

In quel periodo ebbe anche l’onore di essere intervistato da Mario Soldati insieme alla mitica Mina. Conserva ancora il filmato regalatogli dalla RAI, anche se rivendendola fa sorridere lo stile ingessato con il quale si conducevano le interviste, in confronto a quello odierno.

Livio ha anche una grande passione per il jazz grazie anche all’amicizia che lo lega a Franco Cerri, il grande chitarrista milanese. Considerato tra i più importanti jazzisti di sempre, Cerri ha lavorato con artisti quali Gorni Kramer, Chet Baker, Dizzy Gillespie, Mina e Tullio De Piscopo – tra tutti gli altri.

 

Lato B, il ruolo in azienda

Al termine della sua carriera sportiva, da sempre affascinato dall’incredibile complessità della natura e degli esseri umani, conseguì una laurea in chimica. Il suo primo impiego però fu assai diverso: per uno strano gioco del destino divenne dapprima account manager di una agenzia di pubblicità, e in seguito responsabile dell’ufficio pubblicità di Ermenegildo Zegna. Successivamente entrò in Fiat dove rimase molti anni occupandosi di ufficio stampa e relazioni esterne.

È stato un percorso professionale molto fortunato, e Livio lo ricorda con grande emozione: ogni istante è collegato a una persona o a un momento condiviso con colleghi e amici. Del resto le storie dei grandi personaggi, umili ma dal valore eccezionale, lo hanno sempre affascinato. Evita Peròn, magicamente raccontata nel musical Evita! in cui Madonna canta una struggente Don’t Cry For Me Argentina, ne costituisce l’esempio perfetto.

Il viaggio musicale nelle aziende continua.

 

Credits:

Snooky Records Studio by Marzio Francone

Saxophone by A. J. O’Reilly via unsplash.com

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