Il successo degli aeroporti pugliesi? Tutto pubblico.

Basterebbe tornare indietro nel tempo di 15 anni e atterrare a Bari Palese nel 2004: una volta approdati, ci troveremmo nella preistoria degli scali aerei pugliesi. All’epoca quello del capoluogo regionale era una specie di hangar, più che secondario tra le aerostazioni italiane, quasi identico all’Aeroporto del Salento, nel brindisino. Mentre a Foggia il minuscolo […]

Basterebbe tornare indietro nel tempo di 15 anni e atterrare a Bari Palese nel 2004: una volta approdati, ci troveremmo nella preistoria degli scali aerei pugliesi. All’epoca quello del capoluogo regionale era una specie di hangar, più che secondario tra le aerostazioni italiane, quasi identico all’Aeroporto del Salento, nel brindisino. Mentre a Foggia il minuscolo scalo “Gino Lisa” si limitava a ospitare gli elicotteri diretti alle isole Tremiti, dopo che aveva visto rullare, tra 1998 e 2002, qualche piccolo aereo della strana compagnia pubblica locale “Federico II Airways” (fallita nel giro di quattro anni nonostante l’omaggio al sovrano medievale, considerato una star nella zona) e poche altre effimere esperienze. L’aeroporto di Grottaglie (il “Marcello Arlotta”, a 4 km da Taranto) aveva avuto un breve periodo di gloria soltanto nel 1999, quando aveva preso per qualche mese il posto degli altri, chiusi durante la guerra del Kosovo per il timore di incursioni serbe provenienti dall’altro lato dell’Adriatico.

 

L’evoluzione degli aeroporti pugliesi

Poi nel 2005 ha visto la luce il nuovo aeroporto di Bari, intitolato al papa Karol Wojtyla, uno dei più belli, moderni e funzionali d’Italia tra quelli medio-grandi: oggi può far fronte a un traffico teorico stimato di circa otto milioni di passeggeri l’anno. Il boom delle compagnie low cost, in testa Ryanair, e del turismo in Puglia e in Basilicata (quella orientale conta sugli scali di Bari e Brindisi) hanno man mano rilanciato il Sud Est d’Italia anche sul fronte dei voli.

Dietro c’è stata la capacità di programmazione – una volta tanto nel nostro Paese – da parte degli enti pubblici, in testa la Regione Puglia, che controlla al 99% Aeroporti di Puglia Spa, e del management della società. Perché negli ultimi quindici anni – e soprattutto da un decennio a questa parte – si è puntato molto sullo sviluppo delle infrastrutture e del traffico aereo e sul miglioramento della qualità dei servizi, senza mai perdere di vista il turismo e anche il mondo delle imprese. La crescita e la stabilizzazione dei collegamenti, che oggi collegano la Puglia con tutte le più importanti destinazioni nazionali, internazionali e con vari hub europei, hanno favorito molto l’arrivo di turisti anche fuori dalla breve stagione estiva (luglio e agosto) che era in voga una volta. Ora arriva gente, tra cui molti stranieri, tutto l’anno – o quasi.

Intanto si sta provvedendo a rendere ancora più funzionali il vasto scalo barese (arrivato oggi a 48.000 metri quadri), già da qualche anno ben collegato alla rete ferroviaria locale e nazionale, e quello brindisino. Sono poi stati stanziati 60 milioni con l’obiettivo di avere il 52% di viaggiatori stranieri entro i prossimi 9 anni, grazie a nuove rotte, incrementando fino a 11-12 milioni il numero dei passeggeri. Per esempio, è stato varato un bando da 8.6 milioni per allungare e riqualificare la pista e altre infrastrutture a Brindisi, dove si sta lavorando per avere, nel giro di pochi anni, un collegamento diretto con la ferrovia; la pista foggiana è in via di ampliamento, per garantire una base alla Protezione Civile e anche a eventuali voli commerciali utili per portare turisti sul Gargano; mentre l’aeroporto di Grottaglie, che ha già una funzione cargo-logistica e fa parte del programma internazionale di Alenia per la produzione nella zona delle fusoliere del Boeing 787 “Dreamliner”, è destinato a diventare il primo spazioporto italiano (e probabilmente l’unico europeo): accoglierà voli suborbitali, utili anche per il lancio di piccoli satelliti.

I risultati si vedono e i numeri – per quel che riguarda Bari e Brindisi – sono quasi quadruplicati in 19 anni: nel 2000 in totale i passeggeri erano stati 2.000.000, 2.600.000 nel 2006, 5.667.000 nel 2011, e nel 2015 oltre 6.000.000; ebbene, soltanto nei primi dieci mesi del 2019 le persone in arrivo e partenza sono state 7.077.216, in crescita del 10% rispetto allo stesso periodo del 2018. Per il 2020 si prevede di superare gli 8 milioni. Molto buoni i risultati per le linee internazionali, con circa 2,8 milioni di passeggeri, +18,9% rispetto al progressivo del 2018: di questi 648.000 su Brindisi (+17,9%) e 2.143.000 (+19%) su Bari. Addirittura lo scorso ottobre l’Aeroporto del Salento ha ricevuto dal gruppo Lufthansa (lì con collegamenti per Vienna, Zurigo e Ginevra) un riconoscimento per aver raggiunto il primo posto tra quaranta scali con dimensioni e traffico analoghi.

 

Gli aeroporti pugliesi crescono due volte più del resto d’Italia

Tiziano Onesti – romano, presidente dei consigli di amministrazione di Aeroporti di Puglia Spa e di Trenitalia Spa (gruppo Fs), professore ordinario di Economia aziendale nell’Università di Roma Tre – non può che dire a Senza Filtro: “Siamo orgogliosissimi quando vediamo che i nostri aeroporti migliorano e si sviluppano con percentuali doppie rispetto alla media italiana”. A giudicare dai dati e dalle novità strutturali, l’orgoglio può essere concesso. Avete altri obiettivi?, gli chiedo. “Avremo un 2020 ricco di nuove iniziative e con ulteriori risultati. Ci saranno nuove rotte internazionali, non solo a livello europeo ma intercontinentale. Certo, i nostri scali incontrano sempre più gradimento anche perché la Puglia e diventata attraente su tutti i fronti, quello del turismo ma anche del business. Inoltre c’è un’ottima concertazione con il sistema Puglia nel campo del turismo e delle imprese. Tutti elementi che incrementano gli spostamenti”.

Quando gli chiedo che cosa intende, Onesti risponde: “Il nostro piano strategico in direzione del 2028 prevede un’integrazione sempre maggiore col sistema ferroviario, marittimo e stradale. Nel giro di pochi anni, dopo lo scalo di Bari, anche quello di Brindisi sarà collegato alla rete ferroviaria. I 12 milioni di passeggeri entro il 2028 sono un obiettivo realistico”. Quanto pesa il marchio Puglia, che sul fronte turistico ha sempre più successo anche a livello internazionale? “Molto. Abbiamo numeri da record ottenuti anche grazie alla crescita del turismo nella regione. La Puglia piace per la sua bellezza e la capacità di evolversi in questo campo, però è diventata interessante anche per il mondo degli affari. Si deve molto al grande lavoro del nostro azionista, la Regione Puglia”. C’è ottimismo, insomma. “Diciamo che abbiamo raggiunto risultati che pochi, fino a qualche anno fa, si immaginavano. Perché non fare ancora di meglio?”.

 

In Puglia il pubblico fa meglio del privato

Ottimismo a parte, c’è una formula che spiega il successo del modello pugliese sul fronte aeroportuale? Risponde a Senza Filtro la professoressa Angela Stefania Bergantino, docente ordinaria di Economia Applicata all’Università “Aldo Moro” di Bari e presidente della Società Italiana di Economia dei Trasporti e della logistica (SIET): “Il punto di forza in Puglia è, da anni, la capacità di una visione integrata: si tiene conto del mondo del turismo e di quello dell’impresa, si fanno investimenti funzionali seguendo politiche di sostenibilità”.

C’è chi sostiene che alla gestione pubblica di infrastrutture del genere sia preferibile una gestione privata. Eppure Aeroporti di Puglia è al 99% della Regione e pure il resto appartiene a enti locali. “In Puglia si sta dimostrando che una buona amministrazione pubblica può fare meglio di certe società private. Oltretutto un privato necessariamente pensa a fare utili, mentre un’amministrazione pubblica efficiente può avere una visione d’insieme, nell’interesse dei cittadini che rappresenta, offrendo benefici diffusi. Insomma, siamo di fronte a un esempio virtuoso, al successo della mano pubblica”.

Anche alla professoressa chiedo se aiuti il fatto che la Puglia sia sempre più attraente dal punto di vista turistico. “La Puglia è ricchissima di risorse culturali, paesaggistiche, naturali, artistiche ed enogastronomiche. Però occorre la capacità di farle fruttare. In questo campo si possono compiere altri passi avanti, sebbene negli ultimi anni molti siano già stati intrapresi. Inclusa la formazione del settore turistico, proposta anche nelle nostre università”.

Le chiedo che impatto abbia una rete aeroportuale efficiente su altri fattori di sviluppo, come quello delle imprese, e che cosa suggerisce per il futuro. “Ha effetti innegabili sul PIL, sullo sviluppo e sull’occupazione”, mi risponde. “Penso poi che si debba tenere bene a mente l’evoluzione del sistema dei trasporti. Lo sviluppo dell’alta velocità ferroviaria, per esempio, influisce enormemente sulla competitività dei voli aerei, come dimostra il boom dei treni super veloci tra Milano e Roma. Da qui a 5 o 10 anni anche in Puglia ci sarà un cambiamento, man mano che si svilupperanno le linee ferroviarie veloci. Avrà ancora senso andare a Roma in aereo, per esempio? Bisogna arrivare a questo traguardo preparati”.

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