La felicità paga
Motivo per cui vale la pena, oltre il solito abuso delle parole che ne sviliscono il senso, parlare di team o team building in azienda. Abbiamo chilometri di pagine di ricerche condotte negli ultimi dieci anni a testimonianza del fatto che la felicità “paga” e migliora tutti i risultati di business: +44% retention (Gallup); +37% vendite (Seligman); +300%innovazione (HBR); +31% produttività (Shawn Achor); -125% burnout (HBR); -66% assenteismo per malattia (Forbes); -55% turnover (Gallup). Un articolo pubblicato su “The Guardian” ha sintetizzato molto bene le più recenti scoperte scientifiche in tema di felicità e lavoro, evidenziando ad esempio come più soldi, più vacanze o un nuovo lavoro non bastino a renderci felici.
Secondo Sonja Lyubomirsky, psicologa e autrice del libro The How of Happiness, la chiave della soddisfazione è da ricercare nel perseguimento di specifici obiettivi collegati al proprio lavoro, piuttosto che obiettivi generici come “guadagnare di più”. È l’impegno quotidiano che sfida le nostre competenze per realizzare qualcosa di possibile, che garantisce il maggior livello di soddisfazione e felicità, non il risultato o l’obiettivo stesso. Avere obiettivi da raggiungere «ci aiuta a percepire sentimenti di scopo, efficacia e controllo del nostro tempo».
Inoltre, secondo Michelle Gielan, autrice di Broadcasting Happiness: «Avere buone relazioni sul posto di lavoro è il più potente predittore della soddisfazione di lungo termine. E non stiamo parlando di dozzine di amici o colleghi molto stretti; per sperimentare questi benefici basta una manciata di relazioni significative». Dunque, rafforzare un clima di lavoro amichevole e sereno è fondamentale per migliorare umore e stato d’animo.
Infine, i lavoratori felici sono quelli che “sentono” che il loro lavoro ha un senso: «E ogni lavoro può essere significativo se il tuo cervello dice che lo è», afferma Shawn Achor, psicologo e autore di The Happiness Advantage. «Possiamo infondere senso a qualsiasi attività lavorativa se ci focalizziamo sulla costruzione di relazioni, sullo sviluppo delle capacità o sul supporto che ne riceviamo per le nostre famiglie».
I falsi miti nel lavoro: “no pain no gain”, su tutti
Proviamo, quindi, ad abbandonare i falsi miti e a concentrarci su ciò che può davvero migliorare ogni giorno la qualità del nostro lavoro e renderci felici. Un falso mito da sfatare — e che in questo caso spiega perché la felicità è un proposta convincente per le aziende e conviene anche al business — è la formula del “no pain no gain”, ovvero il concetto del prima il dovere, il sacrificio e poi il piacere, il successo. Per decenni i nostri stili manageriali ed educativi hanno seguito questa logica, per anni abbiamo lavorato seguendo una formula tra successo e felicità che la scienza ha dimostrato essere completamente sbagliata e contraria a come funziona il nostro cervello. Sì, perché sotto sforzo, pressione costante, o in presenza di emozioni spiacevoli e pensieri catastrofici, il nostro cervello si chiude e si prepara alla reazione primordiale e fisiologica, cosiddetta di attacco o fuga, caratterizzata dalla produzione di sostanze come l’adrenalina o il cortisolo (il famoso ormone dello stress) che, se messe continuamente in circolo nel nostro organismo, hanno un impatto negativo sulla nostra salute e di certo non favoriscono il problem solving, l’innovazione, la collaborazione. Qualcuno di voi ha mai avuto una buona idea in una giornata in cui ha corso tutto il tempo o si è sentito sotto pressione, insoddisfatto, offeso o non considerato?
Il supporto delle neuroscienze
Oggi in tutto il mondo le Business School e le Università più accreditate (da Berkeley, ad Harvard, da Stanford alla London Business School) propongono MBA e percorsi dedicati al Positive Business e all’Happiness Management.