Numero atomico 79. È nobile. Il suo simbolo è Au dal latino Aurum. Inalterabile da ossigeno, umidità, calore, acidi. Ottimo conduttore di elettricità, il migliore dopo l’argento e il rame. Parliamo dell’oro; metallo prezioso, duttile alla lavorazione e raro, da sempre considerato come un bene pregiato. Nel corso dei secoli è diventato il protagonista indiscusso […]
Numero atomico 79. È nobile. Il suo simbolo è Au dal latino Aurum. Inalterabile da ossigeno, umidità, calore, acidi. Ottimo conduttore di elettricità, il migliore dopo l’argento e il rame.
Parliamo dell’oro; metallo prezioso, duttile alla lavorazione e raro, da sempre considerato come un bene pregiato. Nel corso dei secoli è diventato il protagonista indiscusso del mercato economico mondiale. Per le sue stesse caratteristiche di preziosità e inalterabilità e per la difficoltà nell’estrazione, il suo valore rimane più o meno invariato nel tempo. Un titolo di “bassa volatilità”, come viene definito in borsa.
Joe Foster, Gold and Precious Metals Strategist di VanEck, sottolinea inoltre come l’oro, nonostante le crisi dei paesi emergenti, in virtù proprio della sua natura non correlata e della sua capacità di fare bene durante fasi di turbolenze finanziarie globali, potrebbe essere una classe di attivo unica nel suo genere (rif. Milano Finanza).
A peso d’oro: un investimento che non tradisce
Negli ultimi due anni, in particolar modo dal 2017, si nota una forte oscillazione del prezzo dell’oro. Cambiamenti epocali ne hanno influenzato l’andamento, dall’insediamento di Donald Trump alla casa Bianca, passando per la minaccia derivante dalla Corea Del Nord, fino ad arrivare all’evoluzione della politica monetaria delle banche centrali.
Elezioni, attacchi militari e crisi macroeconomiche condurranno a sempre maggiori investimenti sui beni rifugio. Come riportato da diversi articoli di settore, gli analisti di Citi sostengono altresì che il futuro sarà permeato da rischi geopolitici, spingendo il prezzo dell’oro ancora più in alto.
Personaggio di spicco nell’economia orafa italiana ed internazionale è Marco Carniello, direttore della divisione Fashion & Jewellery di IEG (Italian Exhibition Group). Intervistandolo entro in un settore cruciale per il nostro Paese. La sua conoscenza e visione dell’economia in questo campo è illuminante, come denotano peraltro i suoi brillanti risultati.
La passione che permea le sue parole è viva: mi parla della nostra Italia, dei distretti orafi, e di come negli ultimi anni il subentrare nel mercato di Cina, India e Turchia abbia causato all’Italia una riduzione dell’80% delle tonnellate di oro lavorato. Non avendo avuto un robusto piano di commercializzazione e cooperazione strutturale, le aziende del settore orafo italiano hanno subito un forte contraccolpo. Un vero spiraglio di carattere più ottimistico si è avuto nel 2017 con una prima ripresa dell’export, che attualmente conta l’85% della produzione orafa italiana.
Strategiche aree di distribuzione sono rappresentate dal Medio Oriente con Dubai; Hong Kong, hub di redistribuzione in Cina, e altre zone del Lontano Oriente. Gli Stati Uniti rappresentano invece un mercato di destinazione puro per l’alta gioielleria.
Domanda dell’oro per Paese
Primo paese di esportazione è la Svizzera, hub logistico per le grandi maison francesi. I gioielli di Cartier, Van Cleef e di altri tra i brand più conosciuti al mondo sono prodotti in Italia.
I poli di eccellenza sono Vicenza (VI), per l’alta gioielleria e oreficeria; Arezzo (AR), dove l’abile manifattura di catene e produzione di gioielli prende vita; Valenza (AL), per l’eccellenza dei gioielli e le sedi di alcuni stabilimenti di Bulgari; Torre del Greco (NA), rinomata per la lavorazione di cammei e coralli.
Carniello evidenzia inoltre la necessità di sviluppare nuovi talenti e tecnologie per incontrare le attuali richieste del mercato, e di come Vicenza e gli altri distretti orafi italiani stiano cooperando per tale obiettivo.
Prodotti in Italia, venduti nel mondo: l’occasione dell’economia digitale
Dal 18 al 23 gennaio 2019 avrà nuovamente luogo VicenzaOro, la più prestigiosa manifestazione italiana del settore orafo e gioielliero, un’esposizione unica dell’eccellenza nostrana; si tratta di uno dei più noti eventi organizzati da Italian Exhibition Group. Con il suo Digital Talks,l’evento promuove fortemente il tema dell’innovazione attraverso incontri con esperti di spicco del digital retail, incentivando la fusione tra canali di vendita e il mondo digitale, organizzati in collaborazione con Federpreziosi Confcommercio.
IEG nel mondo
Buyers internazionali e imprenditori del settore si incontrano qui per dare vita a grandi collaborazioni e fare la fortuna di intere economie, compresa naturalmente la nostra. Un business hub d’eccellenza, in cui domanda e offerta si incontrano per fornire opportunità positive per l’intera filiera. Al cambiare delle dinamiche economiche internazionali e italiane cambiamo infatti anche noi, i consumatori, sempre più consapevoli e influenti.
Le competenze digitali sono una conditiosine qua non per dare nuovo slancio al marketing, che grazie al digitale modifica le strategie di mercato conosciute, agendo anche su quei settori che, come la produzione orafa, basano il proprio valore su artigianalità, manifattura, ricercatezza ed unicità.
I protagonisti sono tre: il prodotto, il motore di ricerca come sostituto dello store fisico, e il consumatore. Google (motore di ricerca per eccellenza) diventa il nostro personal shopper. L’algoritmo alla sua base, che ne delinea l’intelligenza, ci anticipa, ci coccola, capisce i nostri interessi e indirizza le nostre scelte. La lotteria dell’economia B2C in rete si gioca nelle fasi delcustomer journey. La forza del brand sta nel farsi conoscere nel modo giusto e nel portare alla scelta di quel determinato prodotto, sbaragliando la concorrenza. La qualità percepita lega il consumatore all’identità stessa del brand, rendendolo un suo testimonial.
I punti fondamentali sono quindi due: conservare la reputazione di Paese d’eccellenza nella lavorazione orafa e integrare in parallelo un’economia di brand identity che viaggi abilmente sui canali social, incentivando lo sviluppo di un forte know how sulle nuove competenze digitali. È questo l’obiettivo che deve avere il settore per una strategia di formazione efficace.
La nuova oreficeria in Italia
Il desiderio di imparare a progettare gioielli e diventare un designer del settore orafo, a Vicenza, può trasformarsi in realtà: grazie all’offerta formativa dagli Istituti Vicentini, infatti sono disponibili diversi corsi di design per oreficeria e accessori gioiello, dalla modellazione all’incastonatura all’inicisione.
Con i suoi nuovi stabilimenti a Valenza, inaugurati nel 2017, Bulgari lancia un altro esempio da seguire. Un’intera area del complesso di Valenza è dedicata alla prima Bulgari Academy, laboratorio di formazione per nuovi talenti, selezionati nelle migliori scuole del territorio. In tema di nuove assunzioni si dimostra altresì un sito produttivo d’eccellenza, il cui obiettivo è quello di arrivare fino a 700 nuove entrate nei prossimi anni.
Carniello sottolinea come gli investimenti sulle nuove generazioni siano la chiave per il rilancio del settore. Le potenzialità ci sono tutte, ma le aziende tendono ancora a rimanere cristallizzate nella loro economia tradizionale e familiare, aprendosi di rado a nuove assunzioni e alle tecnologie digitali di commercializzazione.
L’arte orafa in Italia è talento vivace, sogno di donne e uomini stranieri che dal Medio al Lontano Oriente indossano l’oro italiano. L’occasione è quella di incentivare politiche strutturate di inserimenti aziendali e formazione sull’intero territorio nazionale e attrarre nuovi talenti verso il settore orafo, seguendo gli esempi di chi lo ha già fatto.
L’investimento e soprattutto la promozione in enti di formazione che eroghino corsi grazie ai fondi regionali può essere sicuramente un’opportunità reale per consentire l’approfondimento o la conoscenza di una materia e apprendere una professione. Le scuole secondarie e le università, attraverso analisi mirate, devono presentare ai loro studenti panorami più ampi rispetto alle potenzialità che offre il mercato, e promuovere una maggiore coscienza delle possibili aree di sviluppo del talento personale. La conoscenza diffusa dei settori di alta specializzazione e qualità italiana deve fare da sprone.
Investiamo quindi nel capitale umano italiano, il nostro oro più pregiato.
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