Mobilità: l’Emilia-Romagna cambia aria alle aziende

Achieving sustainability will require not only attention to the technical details and scientific enhancement of systems but also to the human element. Managers must remember that beyond paperwork, documentation, and procedures organizational HR conditions may be significant predictors of success or failure in environmental improvement efforts. (Daily e Huang, 2001)   La pressante e irreversibile […]

Achieving sustainability will require not only attention to the technical details and scientific enhancement of systems but also to the human element. Managers must remember that beyond paperwork, documentation, and procedures organizational HR conditions may be significant predictors of success or failure in environmental improvement efforts.

(Daily e Huang, 2001)

 

La pressante e irreversibile competitività globale rende sempre più esasperante, per le aziende che intendono restare sul mercato, la ricerca continua di soluzioni innovative e di prodotti concorrenziali ed eco sostenibili, per soddisfare una platea sempre più attenta a prodotti green e alle imprese che si professano tali.

Uno dei nuovi nodi aziendali che più impatta in questo momento sull’organizzazione di una impresa è sicuramente quello della logistica; sia in termini di efficienza, controllo e velocità grazie alle nuove tecnologie, sia in termini di trasporti e movimentazione merci in termini di costi e di impatto ecologico.

Le ricadute organizzative e la complessità delle discipline legate alla logistica hanno dato l’impulso alla nascita di percorsi specifici di studio presso diversi istituti universitari: Università degli studi di Roma “La Sapienza”, Università degli studi di Udine, Università degli studi di Roma “Tor Vergata”, Università del Salento, Politecnico di Milano, Università “Carlo Cattaneo”; e questo solo per citarne alcuni. In queste università l’Ingegneria Logistica e della Produzione è configurata come un indirizzo all’interno del corso di Ingegneria Gestionale.

 

La questione eco, nuovo requisito delle aziende

La questione ecologica – e le sue conseguenze in ambito aziendale – non sono un tema confinato alla realtà delle imprese italiane, ma travalicano gli stessi interessi nazionali e internazionali, con pressanti ricadute sul nostro mercato interno.

“La nostra politica green comprende un cambiamento radicale nei due settori che più inquinano in questo momento, che sono quello dei trasporti e quello agricolo-alimentare (con l’allevamento del bestiame). Nel settore dei trasporti si sta lavorando, con il progetto di fattibilità, per cambiare tutto il trasporto pubblico nella GAM, che è la zona centrale del Costa Rica in cui vive quasi il 50% della popolazione del Paese, e si sta già pianificando l’acquisto del treno elettrico che coprirà i quattro centri urbani più importanti della nazione con più di 75 km di lunghezza”.

Giovanna Valverde Stark è Ministro Consigliere e Console Generale in Italia con delega agli affari Consolari, Commerciali, Ambientali e Politici del Costa Rica, una nazione che è obiettivamente proiettata verso un futuro sostenibile. Un Paese lontano anni luce dal nostro in tema di politiche green istituzionalizzate.

“Ogni cittadino può contribuire cercando di usare il trasporto pubblico o le biciclette; se devono usare la macchina, potrebbero cercare di avere più di una persona in macchina. Le macchine vecchie bisogna cambiarle e cercare di avere finanziamenti che stimolino il cittadino a comprare una macchina elettrica. Questo è l’unico modo per ridurre le emissioni nel settore dei trasporti”.

L’Emilia Romagna, prima nel suo genere, ha recentemente pubblicato il bando ecobonus per la sostituzione di veicoli commerciali inquinanti di categoria N1 e N2, proprio per dare un segno tangibile di rinnovamento e di sostegno al tessuto produttivo del territorio in ottica ecologica. Una opportunità di collaborazione tra mercato e politica all’avanguardia su tutto il territorio nazionale. Quattro milioni di euro a disposizione delle micro, piccole o medie imprese.

La Regione Emilia-Romagna, attraverso il Piano di Azione Ambientale, promuove un insieme di azioni volte a sostenere la diffusione di metodologie a minor impatto ambientale nei processi organizzativi e produttivi alle imprese. L’iniziativa si affianca ai provvedimenti per il miglioramento della qualità dell’aria previsti dal PAIR 2020. Gli investimenti ammessi al contributo riguarderanno la sostituzione di veicoli commerciali diesel con veicoli nuovi di categoria N1 o N2, con alimentazione elettrica, ibrido elettrica/benzina (esclusivamente Full Hybrid o Hybrid Plug In) Euro 6, Metano (mono o bifuel benzina) Euro 6, GPL (mono o bifuel benzina) Euro 6.

 

Persone, social, sostenibilità: i nuovi cuori delle aziende

La logistica, la movimentazione delle merci e il loro trasporto, sembra essere il terreno su cui si giocherà la sfida della competitività di un futuro del mercato globale. Ma nella complessità insita nella gestione della logistica, che ruolo hanno le persone?

Quando si parla di logistica si tende troppo spesso a ridurre tutto questo processo alla movimentazione della merce. Approvvigionamento materie prime, stoccaggio in magazzino, rifornimento dei reparti, imballaggio e trasporto per mezzo della rete distributiva. Dalla fornitura alla distribuzione dei prodotti, quasi fossero completamente automatizzate o automatizzabili. Da come si è sviluppata la letteratura del settore, le persone che sostengono il flusso sembrerebbero semplici ingranaggi di un complesso orologio industriale.

Stiamo forse assistendo a uno schiacciamento professionale che ricalca l’evoluzione sociale della società postindustriale, in cui la parte umana dell’azienda si riduce a chi dirige e chi esegue pedissequamente il compito dato? Un modello che più di un’evoluzione organizzativa sembra un’evoluzione del taylorismo fordiano.

Il mercato si evolve verso questa duplice attenzione: la parte umana di un’azienda – emblematico il caso Melegatti esploso sui social lo scorso Natale – e la sostenibilità.

Dal risparmio energetico dei magazzini all’impatto ambientale degli imballi, fino al trasporto delle merci ancora prevalentemente organizzato su gomma. Ridurre l’impatto ambientale dei singoli anelli della catena logistica è la vera sfida per un futuro presente. O almeno un primo passo necessario. La questione social, poi, è sempre più pressante per un’azienda che rischia costantemente in termini di immagine e di fatturato.

 

Logistica urbana ed ecologia: il caso di Bologna

I consumatori sono sempre più attenti alla questione ambientale, e questo si riflette sempre di più nella scelta di prodotti eco. È probabile che le aziende che non si confronteranno con la questione della sostenibilità potrebbero essere destinate a perdere grosse fette di mercato.

Lo sviluppo esponenziale dell’e-commerce e del food delivery, le pedonalizzazioni dei centri storici, le limitazioni del traffico a causa dello smog e il traffico in tilt nelle grandi città contribuiscono al successo di nuove realtà aziendali che si posizionano sull’ultimo miglio, utilizzando cargo-bici e tricicli come logistica urbana per collegare il consumatore finale ai centri logistici e ai luoghi di produzione.

Bologna è il caso nel caso. Qui, rispetto ad altre metropoli del Paese, la questione ciclabile è connessa intimamente allo sviluppo storico della città e della gente, ed è facile considerarla una sorta di incubatore anche di tendenze che avranno inevitabili ripercussioni sul mercato in un prossimo futuro.

Ne abbiamo parlato con Simona Larghetti, Project Manager, Presidente della Consulta della bicicletta, Presidente di “Salvaiciclisti Bologna” e fondatrice di “Dynamo”, la velostazione di Bologna, un centro servizi e cultura per la bici proprio di fronte alla Stazione.

 

Quali scenari futuri riservano alle imprese logistica e sostenibilità?

Diciamo che la visione può essere doppia: da un lato sembra imminente il momento in cui la sostenibilità ambientale di un’organizzazione sarà il primo requisito, da parte di istituzioni e consumatori/utenti, per essere a norma, o anche solo per essere credibili ed eticamente accettabili. Dall’altro l’estrema lentezza con cui i quadri normativi sono effettivamente capaci di imporre questa visione a chi produce – e quindi inquina – rende non ancora così necessario attrezzarsi nell’immediato convertendo ecologicamente le proprie attività. Forse arriverà prima e più efficacemente la pressione degli utenti finali sulle imprese, come del resto è già accaduto in parte per l’industria alimentare.

In Italia la sostenibilità non è ancora vista come un’opportunità?

Per le ragioni di cui sopra: sono ancora poche o pochissime le aziende che credono davvero nella sostenibilità; la maggior parte la tratta come poco più di una campagna marketing, che nei fatti ha ben poca sostanza (il famoso green washing). Certamente penso che le aziende che sopravviveranno nel futuro sono quelle che per prime capiranno l’importanza di essere sostenibili. Forse avverrà prima di quanto pensiamo; per adesso c’è ancora un interesse molto limitato.

Una maggiore attenzione alla gestione eco dell’ultimo miglio può essere un volano di sviluppo per la mobilità cittadina sostenibile. In questo senso il fine comune di imprese e associazioni può essere uno strumento di pressione per le amministrazioni comunali per migliorare la viabilità ciclabile?

La politica – a parte rarissimi casi virtuosi – sembra sempre l’ultima arrivata, nella crisi identitaria che sta vivendo e nella costante ricerca del consenso, che notoriamente fa rima con conservatorismo e non con innovazione. Viviamo un momento in cui tutti gli attori sembrano molto spaventati all’idea di perdere lo status quo, ma allo stesso tempo l’elasticità mentale dei giovani e i disastri ambientali già in atto imporranno un cambiamento nonostante il mondo degli adulti. Ho molta fiducia nelle nuove generazioni.

 

Logistica e sostenibilità nelle città e nelle imprese

Questi due elementi di criticità nell’organizzazione logistica delle aziende, fattore umano e sostenibilità, potrebbero essere le chiavi di volta per recuperare parte della competitività delle nostre imprese.

La logistica è un flusso centrale nell’azienda, e la sua rivoluzione impatterebbe in misura maggiore sul fatturato, rispetto agli altri ambiti, in termini di riduzione dei costi e dei prezzi al consumatore finale. Questo sebbene in ultima analisi, come sempre, anche la politica locale debba svolgere la sua parte nell’annosa questione della mobilità cittadina. Poche le piste ciclabili, e troppo poco sicure; troppo trascurato il manto stradale e il senso civico degli automobilisti.

Forse anche le istituzioni potrebbero fare la loro parte, considerando che sono ancora in corso le audizioni della Commissione Trasporti per l’esame del testo della nuova legge sul codice della strada, testo che al momento è ancora aperto a integrazioni ed emendamenti.

Per il bene di cittadini e imprese, per una volta, si potrebbe fare.

 

 

Photo by Chuttersnap on Unsplash

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