I Mondiali dei consumi

Le notti di questi Mondiali di calcio 2018 sono state più comode che magiche. Ovvio, senza la Nazionale italiana i Mondiali sono un’altra cosa. Più divano che pub, più casa che locali, e non c’è bisogno di scomodare le associazioni di categoria per queste analisi. Sarebbe bastato, e io l’ho fatto, fare un giro dei […]

Le notti di questi Mondiali di calcio 2018 sono state più comode che magiche. Ovvio, senza la Nazionale italiana i Mondiali sono un’altra cosa. Più divano che pub, più casa che locali, e non c’è bisogno di scomodare le associazioni di categoria per queste analisi. Sarebbe bastato, e io l’ho fatto, fare un giro dei locali, in città diverse, dai quarti di finale in poi. A Nord come a Sud, in grandi città (Milano, Bari, Catania) come in piccole realtà di provincia, si trovava facilmente posto all’interno di bar, ristoranti e pub che trasmettevano la partita. Quarti di finale giocati tra il venerdì e il sabato. Picchi, per modo di dire, nelle due partite serali. Brasile – Belgio di venerdì 6 luglio alle 20 la più appetibile; Croazia – Russia non è riuscita, sabato 7 alla stessa ora, a destare particolare interesse.

 

La finale dei Mondiali? Meglio Ronaldo

Sulla scarsa affluenza all’interno dei locali hanno influito anche altri due fattori: il fatto che le partite siano state trasmesse in chiaro – ben diverso è avere la necessità di uscire di casa per vedere la partita – e la mancanza dai quarti di finale in poi di nazionali con una radicata presenza sul territorio italiano. Se una fortissima comunità di italiani è ancora presente in Belgio, non si può dire altrettanto del contrario.

La finale, giocata alle 17 di domenica, seppur usata da alcuni nostri rappresentanti politici di ambo le parti come volano delle loro idee (la Francia multirazziale, con tantissimi giocatori provenienti da ex colonie o cresciuti nelle banlieue di Parigi, contro gli orgogliosi separatisti croati arrivati per la prima volta là dove nemmeno la fortissimo Jugoslavia unita era riuscita ad arrivare) è passata quasi inosservata per via di un altro evento che la dice lunga sulla situazione attuale di calcio italiano: l’arrivo in Italia e la conseguente presentazione di Cristiano Ronaldo. Un evento mediatico, una sorta di Truman Show da guardare comodamente su un canale tematico di Sky. Visite mediche, conferenza stampa, primi allenamenti, e così via.

 

Mondiali sottotono. Colpa degli orari?

Sì, ma il gioco? Ci si soffermi su un dato. La prima partita dell’Italia ai Mondiali brasiliani del 2014 è stata giocata di sabato sera a mezzanotte. Un orario non felicissimo, eppure facciamo fatica a ricordare locali vuoti quella notte del 14 giugno. Chi pensa che la mancata qualificazione della nostra nazionale alla Coppa del Mondo non abbia influito sui consumi fa un grande errore. Ancora di più a bocce ferme e a Mondiale terminato.

Gli orari scelti dal comitato russo (a proposito, una delle migliori organizzazioni, forse la migliore di sempre) erano pressoché perfetti per noi. La maggior parte delle partite si è giocata alle 20, molte altre alle 18, poche e soprattutto nella fase dei gironi di qualificazione alle 16. Quindi orari ideali per uscire e guardare la partita assieme.

Facendo un raffronto con i Mondiali precedenti, molto meglio di Brasile 2014 (si giocava spesso dopo le 23), Sudafrica 2010, con orario di punta alle 22, per non parlare dei Mondiali di Corea e Giappone del 2002, giocati per lo più ai nostri orari di colazione – ricordo sveglie alle 7 per guardare le partite e poi preparare gli esami universitari – o a pranzo, e le notti in bianco dei Mondiali americani del 1994 con la sveglia puntata alle 3 del mattino per vedere la semifinale tra Brasile e Svezia.

 

Il caso 2006

Fanno eccezione, negli ultimi trent’anni, il Mondiale giocato a casa nostra nel 1990, in realtà più famoso per gli sprechi che il calcio italiano ancora sta pagando che per i consumi, e quelli giocati in Francia e in Germania. Quest’ultimo, per noi vincente, è stato certamente quello che ha fruttato di più ai proprietari dei locali. Anche in relazione alle partite giocate, sette, e al fatto che sia la semifinale che la finale si sono prolungate fino ai supplementari. Il che equivale – parole di un mio conoscente gestore di un bar – a un raddoppio dei consumi.

“Amando il calcio ho sempre fatto attenzione a queste cose. Il cliente medio parte con una birra, poi prende una seconda consumazione nel secondo tempo e, se si va ai supplementari, sebbene il lasso di tempo sia ridotto rispetto a quello dei novanta minuti, replica. Difficilmente si assiste a dei supplementari senza consumare”. Ma la cosa più interessante me la dice poco dopo: “Ci sono due tipi di clienti. Il tifoso consolidato e l’occasionale. Quest’ultimo segue ad esempio le finali di Champions o i Mondiali. Consuma molto, perché non sa gestire la partita e tanto meno il pathos che ne deriva. Mentre un abituale sa cosa vuol dire arrivare ai rigori, un occasionale difficilmente riesce a controllare le emozioni. E consuma molto di più”.

 

Fenomenologia dei consumi da mondiale

La mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali ci ha privato proprio di questa categoria di tifosi: gli occasionali. Che però, in termini di spese, sono quelli che fanno la differenza. Gli oltre dieci milioni di spettatori delle partite di punta dell’Italia (11 milioni per Italia – Svezia, lo spareggio che ci ha escluso dalla competizione) non sono minimamente paragonabili ai numeri di questo Mondiale.

Non sono bastate le belle imprese della Croazia e del Belgio, arrivate fino alla semifinale, a ricreare l’atmosfera delle notti magiche della nostra Nazionale. Non a caso un colosso come Sky ha di fatto rinunciato ai diritti dei Mondiali, cedendoli a Mediaset, che a onor del vero si è molto ben comportata, seguendo tutta la competizione.

Quali altri consumi sono calati a causa della mancata partecipazione dell’Italia? Domenica 18 giugno si è giocata Svezia – Corea. In un mondo, o mondiale, parallelo sarebbe stato il nostro esordio. Non c’è bisogno che vi dica che i supermercati, alle 16 di una domenica di giugno, erano vuoti. Solo due anni prima, in occasione di una delle partite dell’Italia agli Europei, erano pieni di persone che preparavano la loro festa a casa, in piscina o in giardino. Secondo una rilevazione della Confartigianato (fonte Ansa Economia) – gli Italiani hanno speso, nell’estate 2016, 3,1 miliardi di euro per birre e gelati. In attesa dei dati del 2018 possiamo limitarci a rilevare meno opportunità di consumo rispetto alla stagione degli Europei.

 

Consumi, sarà per la prossima volta

Un’agenzia di comunicazione, che mi ha chiesto di non essere citata perché non voleva svelare i nomi dei clienti in questione, mi ha svelato che la mancata qualificazione degli Azzurri è costata, in termini di fatturato, circa due milioni di euro su progetti che potevano essere e non sono stati. Progetti legati ad iniziative speciali, storytelling e marketing sportivo. Che poi solo sportivo non è, visto che si fonda su valori come la passione, l’unione, l’attaccamento ai colori, l’orgoglio e altri concetti tipicamente pubblicitari. Io stesso ho avuto modo di vedere aziende che, pur avendo inserito nei loro piani delle campagne per i Mondiali, hanno fatto marcia indietro dopo la debacle di novembre.

Per non parlare dei televisori: di solito quella dei Mondiali è un’occasione sensazionale per venderli. E per non parlare di tutti i consumi di impulso che si fanno dopo una vittoria della propria squadra. Infine il merchandising. Per la prima volta nella storia del nostro calcio la maglia di un club, anzi di un singolo giocatore, vende durante i Mondiali più di quella della Nazionale. La Juventus in un solo giorno ha venduto – fonte Yahoo Sport – in ogni angolo del mondo 520.000 maglie di Cristiano Ronaldo. Un numero impressionante, che diventa incredibile se si pensa che nella stagione 2016-2017, in cui la Juve vinse Campionato e Coppa Italia e giocò la finale di Champions League, vendette 850.000 maglie.

Il numero di maglie dell’Italia vendute si avvicina, invece, allo zero. Non ci resta che tenere chiuse nel cassetto le maglie azzurre scolorite che Jovanotti cita in una sua canzone, augurandoci che non succeda mai più. I prossimi Mondiali sono in Qatar e si giocheranno a Natale. Una bella, prima occasione, per vedere l’effetto che fa.

 

Photo credits: football.wikia.com

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