Pendolari ad alta velocità

Secondo un recente articolo, in Italia i possessori di un abbonamento mensile per treni ad alta velocità sono più di 100.000. Da quando la prima Frecciarossa è entrata in servizio a fine 2008 le abitudini ed i ritmi di molti sono profondamente cambiati. Il payoff di Trenitalia “la metropolitana d’Italia” è ben riuscito: per molti prendere […]

Secondo un recente articolo, in Italia i possessori di un abbonamento mensile per treni ad alta velocità sono più di 100.000. Da quando la prima Frecciarossa è entrata in servizio a fine 2008 le abitudini ed i ritmi di molti sono profondamente cambiati. Il payoff di Trenitalia “la metropolitana d’Italia” è ben riuscito: per molti prendere una Frecciarossa o Italo è davvero come prendere una metro: a seconda di come vanno gli impegni della giornata vai in stazione e prendi il treno più comodo e se viaggi con le Frecce non ti devi neppure preoccupare della prenotazione, pur consapevole del rischio di viaggiare seduto sugli sgabelli della carrozza ristorante o abbarbicato nel vano porta valigie.

È interessante raccontare cosa succede su questi treni quando tante persone si incontrano tutti i giorni o quasi. Proverò quindi a raccontare la mia esperienza di “viaggiatore frequente ad altra velocità”, con qualche tentativo di legare il racconto con il mio lavoro di consulente.

Una storia di pendolari italiani

La storia dei pendolari dell’alta velocità fra Firenze, Bologna e Milano inizia naturalmente a dicembre del 2008 con il primo viaggio che in un’ora ci porta a Milano un lunedì mattina. Per mesi sembra un sogno viaggiare comodi e poter tornare tutte le sere a casa senza preoccuparci di organizzare pernottamenti a Milano. Poi, progressivamente, il treno comincia a riempirsi, siamo agli inizi, di fatto c’è un solo treno al mattino per arrivare in orario “lavoro – compatibile”, alcuni hanno l’intuizione di sfruttare la carrozza ristorante che è sempre vuota e soprattutto si ha la sicurezza che il posto sia libero. Dimenticavo: le condizioni Trenitalia prevedono che l’abbonato non abbia diritto al posto a sedere. In questi mesi si comincia, come accade nei gruppi in formazione, a conoscersi, a scambiare qualche parola durante il viaggio.

Un po’ alla volta i volti diventano famigliari, la mattina comincia con il caffè al Freccia Club, prosegue con le chiacchiere al binario e con l’assalto alla carrozza ristorante ormai diventata ambitissima. Il treno è sempre più pieno, è frequente fare il viaggio di andata in piedi nella carrozza ristorante. In quel periodo, per usare l’espressione del mio maestro Maurizio Rosa (già docente di Organizzazione aziendale a Bologna) le persone iniziano a sperimentare la “aggregazione di bisogni”. Ci si trova in treno casualmente, senza intenzione di essere insieme – e dunque seguendo la letteratura sulle organizzazioni manca quanto meno un requisito per poterci considerare tale – ma un po’ alla volta ci si aggrega grazie ad una sorta di mutualità: sopravvivere al viaggio. I più audaci familiarizzano con alcuni fiorentini che, salendo sul treno vuoto, possono occupare la carrozza ristorante e “tenere il posto” per chi sale a Bologna. Nascono le prime amicizie, quella carrozza diventa un ambiente meno freddo, assomiglia un po’ al bar in cui si va abitualmente a fare colazione.

La nascita del gruppo Facebook “In treno con Brio”

Il cambiamento significativo si ha quando si passa dall’aggregazione di bisogni all’aggregazione di risorse: dalla casualità all’intenzione di stare insieme. Irritato dalla pubblicazione dei primi orari di Italo (di fatto inutili per i pendolari, anche a causa del basso numero di corse) decido di formalizzare il nostro “clan” e creare un gruppo facebook per riunire i pendolari, per dare un luogo virtuale in cui conoscerci e confrontarci. Diventiamo quindi una piccola organizzazione: c’è una procedura di ingresso – la richiesta di iscrizione al gruppo – un obiettivo, cercare di passare piacevolmente le ore di viaggio, delle forme che regolano le interazione – gli strumenti di Facebook. Nasce il gruppo “9502 – in treno con Brio” dal numero del treno su cui viaggiamo e dallo scontato gioco di parole con il mio soprannome. Il gruppo è un successo, attraverso il passaparola diventiamo subito un centinaio di persone, ormai il viaggio è davvero con una sosta al bar con un gruppo di amici.

Analogamente a quanto accadrà anni dopo con il fenomeno delle social street, la tecnologia permette di accelerare e moltiplicare le relazioni e le interazioni fra i soggetti, diventa un pretesto per aggregare nuove persone nel network. Il gruppo diventa uno strumento di servizio per scambiare informazioni sui viaggi, gli orari, le offerte, i ritardi, ma diventa anche un modo per conoscerci. In un certo senso il treno da “non luogo” diventa un luogo, in quella carrozza ci si sente un po’ a casa. Si organizzano cene a Bologna e Firenze, ci si trova a casa nel week end, si preparano colazioni e aperitivi in treno. Un po’ alla volta il gruppo diventa anche network professionale. Ci si aggrega in base ai diversi interessi, nascono collaborazioni professionali, scambi di CV, incontri di lavoro. La nostra comunità non cresce molto ma rimane molto solida. E come in ogni ambiente umano, la frequentazione porta a cambiamenti anche affettivi. Dalla coppia in cui entrambi viaggiano quotidianamente che resiste nel tempo senza segni di cedimento a nuove coppie che si formano grazie al treno.

Fra i tanti aneddoti ne scelgo due che rappresentano bene lo spirito del gruppo. Una sera S., sceso a Bologna, si accorge di aver lasciato lo zaino in treno. Chiama subito M. a cui chiede il telefono di V. con cui ha fatto il viaggio fino a Bologna. V. trova lo zaino, lo affida al personale Trenitalia, a Firenze lo zaino viene imbarcato su un treno in partenza per Bologna e un’ora dopo il suo arrivo a Bologna S. è di nuovo in stazione a recuperare lo zaino.

Da un anno e mezzo il gruppo è diviso in due: chi parte alle 7.31 e chi alle 8.08. Una mattina causa ritardo del treno delle 7.31 tutti si spostano sul treno delle 8.08 che a sua volta subisce poi un ritardo notevole. Ma il piacere di ritrovarsi tutti insieme sullo stesso treno, per giunta con la vecchia carrozza ristorante è tale che quando arriviamo a Milano ci dispiace che il viaggio sia finito,abbiamo passato un’ora fra amici, del ritardo non importava più niente a nessuno.

Il resto scopritelo sulle pagine del gruppo.

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