Radio Bruno: dall’Emilia a voi la linea

Radio Bruno è l’emittente più seguita in Emilia-Romagna. La sua voce raggiunge i 688.000 ascoltatori al giorno, con frequenze anche in tutta la Toscana e parte di Lombardia, Veneto, Liguria e Marche. Nasce nel 1976 a Carpi, in provincia di Modena, e da allora ha raggiunto un enorme successo.   Radio Bruno e il successo […]

Radio Bruno è l’emittente più seguita in Emilia-Romagna. La sua voce raggiunge i 688.000 ascoltatori al giorno, con frequenze anche in tutta la Toscana e parte di Lombardia, Veneto, Liguria e Marche. Nasce nel 1976 a Carpi, in provincia di Modena, e da allora ha raggiunto un enorme successo.

 

Radio Bruno e il successo del legame con il territorio

L’editore della radio, Gianni Prandi, ci racconta le tappe salienti dello sviluppo della sua emittente radiofonica e di come essa sia legata al suo territorio, alla sua gente, ai suoi ascoltatori.

“È sempre difficile dire esattamente quali sono i motivi del successo di Radio Bruno, perché sono molteplici. Mi piace citare quelli che ho più chiari in testa; innanzitutto è stato fondamentale aver avuto in tutti questi ultimi quarant’anni un ottimo team, un eccellente gruppo di collaboratori, speaker, tecnici e personale, che grazie al loro impegno hanno ottenuto un ottimo prodotto che è piaciuto agli ascoltatori. Inoltre, a metà dei primi anni Novanta, abbiamo avuto un paio di intuizioni che si sono rivelate vincenti: la prima concerne l’organizzazione di eventi, di concerti e la partecipazione attiva alle manifestazioni in piazza presenti in varie città; la seconda è relativa alla differenziazione dei contenuti informativi offerti dalla nostra radio.”

 

L’organizzazione di concerti ed eventi ha avvicinato la loro voce agli ascoltatori, e i radiogiornali dai contenuti mirati hanno permesso a quella voce di parlare al territorio con maggiore specificità, cosicché l’audience diventasse varia e acquisisse familiarità con una radio “esterna”. Ad oggi questo tipo di attività possono sembrare piuttosto comuni, ma al tempo le radio non erano certo così dinamiche; quindi sono state proprio queste intuizioni a far espandere la radio in altri territori, rafforzando il legame con essi.

Questo legame si è fatto sentire proprio durante uno dei momenti più tragici che ha colpito l’emittente. Ci riferiamo al sisma del 2012, con epicentro nel territorio comunale di Finale Emilia, in provincia di Modena. Un terremoto che ha lasciato non pochi danni dietro di sé, ma da cui, grazie all’impegno che contraddistingue la gente del luogo, ci si è ripresi in breve tempo.

Ci siamo ripresi rimboccandoci le maniche, insomma, tenendo duro. Venivamo da anni molto positivi dal punto di vista economico, e proprio questo andamento virtuoso ci ha permesso di uscirne in due o tre anni, fino al 2014. Mi piace ricordare che, oltre che resistere e tenere duro, abbiamo lanciato un’importante iniziativa chiamata ‘Teniamo Botta’, una raccolta fondi avvenuta tramite la vendita di una maglietta, che sorprendentemente si è rivelata un grande successo – ne abbiamo vendute 70.000. I nostri ascoltatori hanno risposto in massa all’appello, permettendoci di raccogliere 700.000 euro che abbiamo devoluto alle iniziative legate alle scuole, agli ospedali e a tutte quelle strutture che hanno subito dei danni a causa del sisma”.

 

Le buone prospettive del settore radiofonico

Ripercorrendo la storia delle emittenti libere, sin da quando il “fenomeno radio” era ancora in fase di collaudo, pionieristico e infuso di romanticismo, è evidente come oggi si respiri aria nuova in questo settore. Questo è dato soprattutto dalla pervasione della tecnologia nelle nostre vite, che ormai rivoluziona e modella la nostra concezione di radio anche sotto l’aspetto lavorativo.

“Negli ultimi anni la tecnologia ha fatto passi da gigante e, di conseguenza, la sfida è diventata molto più importante e impegnativa, ma resta comunque molto affascinante”. Inoltre ha trasformato il concetto di radio: “Non è più soltanto quello strumento che si ascolta nella scatoletta sopra il comodino; ormai è dappertutto, nelle app sul telefono, in televisione… indi per cui vi sono molti più fattori e complessità da considerare. Ormai le radio sono aziende assolutamente uguali alle a quelle degli altri settori, con gli stessi problemi e peculiarità”.

“Il mezzo radio a livello italiano viene da anni di crescita rispetto ad altri settori quali televisione, quotidiani e periodici, che invece hanno vissuto anni difficili. Dal punto di vista nazionale la situazione è buona e speriamo che continui. Ragionando a livello di settore le possibilità lavorative sono molteplici e differenti, anche per quanto riguarda la preparazione. Questa, appunto, dipende dal settore della radio in cui ci si vuole cimentare; ad esempio se parliamo del campo commerciale, o di quello amministrativo e finanziario, essere laureati dà delle chance in più. Per quanto riguarda l’aspetto legato ai programmi, alla messa in onda in qualità di speaker, è un discorso artistico: una cosa che l’individuo deve possedere dentro di sé. In questo caso essere laureati non garantisce nulla, è un aspetto che riguarda anche personaggi del mondo dello spettacolo e della televisione. Si tratta più di un discorso di creatività e di indole: c’è chi è portato per stare sul palco, davanti un microfono, di fronte alla telecamera, e chi invece no. Per gli altri settori comunque, come quello giornalistico, avere una conoscenza e una cultura universitaria, come nel mio caso, sicuramente aiuta.”

“Da un punto di vista più ampio, se guardiamo a tutta l’Italia, è chiaro che è divisa in due. Per quanto riguarda la situazione occupazionale del nostro Paese, fortunatamente l’Emilia-Romagna non risente molto di questo problema, così come altre regioni del Nord. Però, per il momento, il settore radiofonico ha delle prospettive positive”.

 

 

 

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