Salvata dal traffico: Roma di nuovo eterna

Come la capitale potrà vivere per sempre grazie a un alleato inaspettato.

Ricordo ancora molto bene la sensazione che provai quella domenica, quando uscii di casa per fare due passi – abitudine mai avuta ma diventata necessità medica durante i periodi di lockdown – e mi accorsi che non c’era il mercato di Porta Portese.

Era paura. Nitida, totale, fresca. Guardavo verso l’inizio di via Ettore Rolli capace di pensare solo una cosa: “Non c’è il mercato”. Non c’era nient’altro, ovviamente, nessun passante e nessuna auto, ma l’unica assenza che in realtà percepivo era quella delle bancarelle, dei vigili, del vociare, del brulicare di persone dalle cinque della mattina. Di Porta Portese, insomma.

La città solo in quel momento mi è apparsa spaventosamente vuota. Non deserta, come in agosto: vuota. Le persone c’erano, ma dentro casa, rintanate, obbligate, impaurite come me. La sensazione non era quella dell’assenza di ciò che avrebbe dovuto esserci, era quella della fine di qualcosa che avrebbe dovuto continuare. Se non c’è Porta Portese, qualcosa è finito per sempre. Roma, per la prima volta, mi è sembrata non eterna.

Sarà stato un mese fa. Ero in macchina, in fila, nel consueto collo di bottiglia che si forma diverse volte al giorno per passare su Ponte dell’Industria – meglio noto come Ponte di Ferro. Nell’attonito stordimento che prende nel traffico, ripetendo le operazioni meccaniche necessarie a superarlo – frizione, prima marcia, breve avanzamento, frizione, folle – il mio corpo ha cominciato a segnalare l’anomalia della situazione, divenuta dopo un anno e mezzo circa una novità: il traffico. Con un sorriso ebete ho cominciato a risentire il sordo dolore della postura automobilistica, la sensazione frustrante del tempo perso, il puzzo dello scarico dell’automobile davanti a me.

Non è stata la bellezza che tutte le sere al tramonto mi regala la vista di Ponte Sisto da Ponte Garibaldi a farmi sentire di nuovo tranquillo. È stato il traffico. Era tornata, Roma mia eterna. E sorridevo, imbecille, alla lenta fila di macchine nella quale mi trovavo.

Photo by 7colli.it

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