Uomini che spiegano alle donne

Le donne sono Cassandre, condannate a lottare per essere credute come se non ne avessero diritto. L’altro genere, del resto, è ben disposto a spiegare loro perché. La recensione di “Gli uomini mi spiegano le cose” di Rebecca Solnit.

«Gli uomini (alcuni uomini) spiegano le cose, a me come ad altre donne, indipendentemente dal fatto che sappiano o no di cosa stanno parlando. Ogni donna sa a cosa mi riferisco: a quell’arroganza che, a volte, mette i bastoni tra le ruote a tutte le donne, in qualsiasi settore, che le trattiene dal far sentire la propria voce e che schiaccia le più giovani nel silenzio insegnando, così come fanno le molestie per strada, che questo mondo non appartiene a loro. Per noi è un addestramento all’insicurezza e all’autolimitazione, mentre gli uomini tengono in esercizio la loro immotivata tracotanza.»

Potreste aver sentito parlare di Gli uomini mi spiegano le cose perché l’articolo da cui è tratto il titolo della raccolta è particolarmente famoso: nel 2008 la celebre autrice Rebecca Solnit (scrittrice, giornalista, storica, ambientalista femminista e critica d’arte) racconta in un suo pezzo diversi aneddoti in cui degli uomini vogliono spiegare cose che lei conosce meglio di loro, con la presunzione di saperne di più. Non vogliono ascoltarla, vogliono zittirla.

L’espressione mansplaining, ormai diffusasi a livello globale, è stata ispirata proprio da questo articolo; anche se l’autrice afferma di non essere entusiasta di questo neologismo perché le sembra accentui troppo l’idea che sia un difetto insito negli uomini, e non è questo il punto.

Gli uomini mi spiegano le cose, saggio sulla sopraffazione di genere, insegna che il linguaggio è potere

Nel 2015 i tempi sono maturi per “un nuovo femminismo 4.0” (vedi il movimento #metoo e simili), e la Solnit decide di raccogliere nove suoi articoli, scritti tra il 2008 e il 2014, nei quali si sviscera la storia della violenza sulle donne in tutte le sue forme, dall’umiliazione pubblica subita da tante lavoratrici (uomini bianchi, ricchi e potenti; si veda l’intero articolo dedicato all’affaire Strauss-Kahn) fino ad arrivare alla conseguenza più estrema: il femminicidio.

Ogni sopruso scaturito da una differenza di genere può essere ricondotto a un fattore scatenante: la fantasia di controllo. Per Rebecca Solnit “la violenza inizia sempre da questo presupposto: io ho il diritto di controllarti, perché l’omicidio non è altro che una forma estrema di un più diffuso autoritarismo”.

Il suo saggio è una riflessione sulla sopraffazione maschile, come recita il sottotitolo in copertina, Con incisività, nella cornice della storia americana recente, si sottolinea la necessità di considerare l’atteggiamento verbale alla stregua delle molestie e della violenza fisica. Una reale escalation che, dalle intimidazioni verbali, arriva fino all’atrocità dell’omicidio, una “pandemia di violenza” in cui il genere risulta un fattore determinante: “La violenza di genere è libertà sociale negata”.

L’autrice, nel trattare queste difficili tematiche ha un punto fermo: il linguaggio è potere, perché quando non ci sono le parole per descrivere un fenomeno non se ne può parlare. “La storia del femminismo è sempre stata una lotta per dare un nome e per definire”, dato che, nel corso di tutta la storia, “la coerenza – del patriarcato, dell’ascendenza, della narrazione – si costruisce sulla cancellazione e sull’esclusione”.

La maledizione di Cassandra e delle sue discendenti: le donne e la credibilità

Nel corso degli ultimi anni l’autrice ha raccolto diversi interventi dedicati al problema, troppo spesso sottovalutato anche dalle donne stesse, della reale parità di genere.

Solnit chiarisce come “la credibilità è un potere fondamentale”, e come le donne spesso siano accusate di esserne carenti. Essere trattata con sufficienza è un’esperienza che una donna non sceglie, e lo scherno è un altro modo per denigrare la sua versione, la sua esperienza.

Delle “eterne Cassandre”, dal personaggio mitologico le cui profezie venivano accolte con scetticismo come conseguenza di una maledizione lanciatale dal dio Apollo per averlo rifiutato. Come spiega la Solnit: “Il concetto che la perdita di credibilità sia legata alla rivendicazione dei diritti sul proprio corpo esiste da sempre, ma nel caso delle Cassandre che sono tra noi, possiamo porre fine alla maledizione decidendo da sole a chi credere e perché”.

Violenze e soprusi non mostrano solo la posizione subordinata delle donne, ma anche l’atteggiamento patriarcale, il quotidiano svilimento sociale e lavorativo, dove la disparità salariale è la norma e l’appalto totalizzante della cura dei figli e dei famigliari obbliga a lasciare il lavoro.

Non sono solo le donne: “Naturalmente anche gli uomini sono vittime di violenza”, ma nella maggioranza dei casi, come dimostrato da tutte le statistiche, “per mano di altri uomini”. È questo il punto essenziale nella scrittura della Solnit.

Una buona scrittura, ma con argomenti non sempre legati

Le aspirazioni di Gli uomini mi spiegano le cose sono certamente universali, ma è un contenuto che fluttua senza profondità attraverso un susseguirsi di saggi a volte sconnessi tra loro, che non analizzano il tema proposto dal titolo, ma evidenziano dati statistici e in particolare eventi di cronaca sulla violenza di genere americana.

Un intero capitolo è dedicato all’oscurità in Virginia Woolf, immancabile e un po’ scontato riferimento di ogni saggio femminista che si rispetti, e diverse pagine descrivono la condizione della donna nella storia dell’arte, con i quadri di Ana Teresa Fernandez e Francisco de Zurbaràn. Artisti meritevoli, ma la loro citazione lascia la percezione che a volte vengano chiamati in causa più per celebrare la personale cultura dell’autrice che per reali fini saggistici.

La scrittura è chiara e di qualità, ma nel complesso poco coinvolgente; non brilla per una profonda intersezionalità né propone nulla di nuovo sul tema del femminismo. Il punto forte dell’autrice è quello di non porsi come vittima sociale, ma di onorare tutta la strada che si è percorsa in materia dei diritti civili e dell’autorità della voce femminile, pur sapendo che la via è ancora tortuosa e tutta in salita.

Perché leggere Gli uomini mi spiegano le cose

Gli uomini mi spiegano le cose non è il libro definitivo sul femminismo, ma è utile per cominciare una serie di riflessioni necessarie a diventare più consapevoli. Sicuramente è molto più adatto a chi si accosta per la prima volta a certi temi, meno a chi vuole approfondirli.

È catartico quando si sanno intrecciare parole che danno vita a pensieri e riflessioni a cui ogni donna dovrebbe dedicare viva attenzione. Rappresentano uno spaccato del quotidiano che appartiene a tutte noi.

Certo, la strada da fare è ancora lunga, anche in Occidente, ma come scrive l’autrice: “(…) Questo è il vaso di Pandora, le lampade da cui sono stati liberati i geni; ora sembrano delle prigioni, delle bare. In questa guerra le persone muoiono, ma le idee non si possono cancellare.”

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