Zanichelli e i nuovi mestieri: come si dice “lavoro” nel 2022

Andrea Zaninello, redattore del dizionario bolognese, intervistato da SenzaFiltro: “Abbiamo aggiunto quindici nuovi mestieri negli ultimi tre anni. E rider è diverso da navigator”.

Cos’hanno in comune la “sfoglina” e il “cyberattivista”? Perché “rider” è traducibile in “ciclofattorino” e “navigator” invece non ha un corrispondente italiano? Il “mixologist” è un vero mestiere o solo il volo pindarico di qualcuno che vuole convincervi che un’altra via è possibile? Tutte queste parole, o meglio, tutti questi mestieri hanno in comune una sola cosa: sono entrati di recente a far parte del linguaggio degli italiani e sono stati registrati ufficialmente nel vocabolario Zingarelli, negli ultimi anni.

Anche se in tempi recenti ci sono rimbombati in testa solo il social media manager e l’influencer, la realtà è che esistono molti altri mestieri a cui è stato dato un nome, in italiano, in inglese e anche in un linguaggio che in queste righe chiameremo pseudo-inglese. Con Andrea Zaninello, redattore di Zanichelli, ci siamo divertiti a esaminare lemma per lemma tutte le novità di questi ultimi anni: mi ha spiegato che cosa è stato incluso nel vocabolario e per quale motivo, e che cosa invece è stato escluso. Siamo partiti dalle liste di neologismi e nuove locuzioni inserite nello Zingarelli 2022 (uscito nel giugno 2021) per scoprire che sono parecchi i termini inseriti soltanto nell’ultimo anno. Ma procediamo con ordine.

Andrea Zaninello, redattore di Zanichelli

Quali e quanti sono i nuovi mestieri entrati nel vocabolario negli ultimi anni?

I nuovi mestieri sono una quindicina solo negli ultimi tre anni. Innanzitutto abbiamo inserito alcuni “ista”, cioè mestieri che derivano da un nome o da un verbo con il suffisso -ista, ad esempio “prontista”, che è il produttore o venditore di abbigliamento pronto moda. In ambito medico, abbiamo registrato il “triagista”, che è l’infermiere del pronto soccorso addetto a effettuare i triage. Ma c’è anche il “siepista”, in atletica chi è specializzato nelle gare di tremila siepi.

Questi però non sono mestieri nuovi, sono mestieri a cui finalmente è stato dato un nome.

Esattamente, ma questo è un discorso che in generale si può fare per tutti i neologismi. Molto spesso il concetto o l’entità a cui la parola fa riferimento esiste e poi gli si dà un nome. Di parole se ne inventano continuamente, tutti i giorni, però non tutte entrano nel vocabolario.

Qual è il criterio da rispettare per entrare ufficialmente nel vocabolario?

La nostra ottica non è mai prescrittiva. Noi non promuoviamo usi, ma registriamo ciò che rileviamo all’interno della comunità dei parlanti. L’uso che registriamo è quello che si è sedimentato specialmente allo scritto. Anche l’orale viene preso in considerazione, ma le verifiche si fanno su banche dati, siti istituzionali e documenti ufficiali. Ad esempio, quest’anno è entrato ufficialmente anche il ciclofattorino, che non è un mestiere nuovo. Per tutti è il rider, che era già presente nel vocabolario come motociclista. Abbiamo però rilevato che alla parola rider si era aggiunto un nuovo significato, e abbiamo definito il ciclofattorino come la persona che porta qualcosa a domicilio in bicicletta.

Però difficilmente la parola ciclofattorino verrà usata nel parlato.

Il termine ciclofattorino è stato rilevato in molti documenti ufficiali, soprattutto nelle istanze sindacali, visti i problemi contrattuali che questa figura ha attraversato negli ultimi anni. Abbiamo tenuto in osservazione la parola un paio di anni e quando abbiamo constatato che si era affermata l’abbiamo inserita. Ci sono dei criteri precisi di valutazione prima di registrare una parola sul vocabolario. Lo Zingarelli è sempre guidato dall’uso e questi mestieri hanno tutti trovato una loro collocazione.

Rider è stato tradotto in italiano. Ci sono dei mestieri che sono intraducibili?

Rider è stato tradotto probabilmente perché come termine era ambiguo: indica infatti la persona che va in moto e in bicicletta, mentre ciclofattorino specifica il ruolo e anche il mezzo. Un caso interessante e intraducibile è navigator. Dall’inglese è propriamente “navigatore”, noi invece lo definiamo come tutor, inquadrato in un’agenzia pubblica, che assiste i beneficiari del Reddito di Cittadinanza nella loro introduzione o reintroduzione nel mondo del lavoro. Abbiamo fatto diverse ricerche e nel momento in cui lo abbiamo registrato era una figura molto specifica e regolamentata in maniera precisa: il navigator non è ad esempio un consulente del lavoro. Qui non siamo davanti a un prestito, ma a uno “pseudo-anglicismo” perché in inglese quella parola ha un significato completamente diverso. Questo è uno dei casi in cui in italiano si adottano delle parole dal suono inglese per rendere il significato più accattivante.

Come smart working.

Lo smart working è un termine che abbiamo coniato qui in Italia utilizzando il lessico inglese, ma in inglese sarebbe “work from home” o “remote working”. Smart è una cosa veloce, agile, anche se sappiamo che in Italia lo smart working è regolamentato e spesso va fatto in un luogo preciso e anche con dei vincoli di orario.

Secondo Google i nuovi mestieri entrati prepotentemente nelle nostre vite in questi anni sono quasi tutti in ambito tecnologico: penso a sviluppatore di app, specialista di cloud computing, analista di big data. Qui siamo invece su un livello diverso e più ampio.

In effetti l’ambito software e informatica è quello più prolifico di nomi e di mestieri, ma anche se ne vengono coniati ogni giorno, questo non significa che si trasferiscano nel linguaggio comune. Lo Zingarelli è un dizionario dell’uso e rimane guidato dall’utilizzo che le persone fanno delle parole. Noi facciamo uno spoglio dei lessici specifici, ma quelli che si affermano e che vengono registrati sono quelli che vengono utilizzati in maniera più ampia, non solo nel loro ambito specifico e tecnico. In ambito informatico naturalmente abbiamo inserito influencer e poi qualche anno fa social media manager, ma anche criptoanalista (persona che si occupa di decifrare i linguaggi crittografati) e cyberattivista (militante che utilizza la rete). Ma l’anno scorso abbiamo registrato anche mixologist.

Ecco, questo sembra un termine veramente ambiguo.

Mixology è l’arte di preparare i cocktail. Il mixologist è il barista che si occupa di fare i cocktail, non è il barman ma un mestiere molto più specifico. In alcuni casi puoi provare a tradurre, ma mixologia in italiano è una parola molto poco trasparente. È opaca, e il termine mixologista non si è affermato, quindi non l’abbiamo registrata. Poi c’è la sfoglina, che è entrata nel vocabolario due anni fa.

Da bolognese doc questa per me è una gran soddisfazione, per noi la sfoglina è una sorta di figura mitologica, ma non pensavo che fuori dall’Emilia fosse un termine in uso. Ad esempio, già in Romagna venerano la zdora, che propriamente è la massaia, ma che nell’immaginario collettivo fa dei cappelletti e dei passatelli da urlo.

Infatti il termine sfoglina in Emilia è usato da tempo, ma negli ultimi anni si è affermato anche a livello nazionale e abbiamo deciso di registrarlo proprio perché lo abbiamo trovato al di fuori dell’uso locale. E questo è uno dei casi non frequentissimi in cui abbiamo registrato il lemma al femminile. Quando il lemma ha sia il maschile che il femminile di solito si registra al maschile singolare, invece sfoglina lo abbiamo registrato come sostantivo femminile, riportando il maschile (raro) sfoglino. La prevalenza femminile è netta, per questo abbiamo deciso di lemmatizzarlo così.

C’è qualche termine che tra gli altri vi ha dato più difficoltà di definizione?

Il tema della mobilità del lessico esiste e soprattutto per i neologismi creati in un particolare momento storico bisogna sempre fare attenzione. Parole come smart working tra due anni potrebbero avere un significato diverso o più specifico, dopo che è stato normato a livello legislativo, ad esempio. La difficoltà è definire i termini in maniera sufficientemente ampia in modo che possano durare nel tempo, che possano non invecchiare l’anno successivo. Poi le manutenzioni alle definizioni possono sempre essere fatte.

Quali sono invece i mestieri che avete volutamente escluso dal dizionario?

Durante le nostre riunioni abbiamo valutato la parola contact tracer, cioè chi si occupa di fare tracciamento dei contatti, e non lo abbiamo inserito. Un po’ perché la parola non è molto diffusa, un po’ perché quando si inserisce un lemma si fa anche una sorta di scommessa sulla sua permanenza. Contact tracer, forse anche un po’ per scaramanzia, abbiamo deciso di non metterlo. Lo terremo in osservazione, ma speriamo che non sia più attuale nei prossimi anni.

Mentre scrivo non riesco a fare a meno di pensare a un film visto durante le vacanze di Natale, Come un gatto in tangenziale, ritorno a Coccia di Morto. Mentre scorrono i titoli di coda, dopo il parrucchiere, il truccatore, lo sceneggiatore trovo il COVID manager. Rifletto sul fatto che ci sono scene girate con centinaia di persone, ad esempio quando Monica (Paola Cortellesi) rientra a Bastogi e anche quando insieme a don Dante (Luca Argentero) cerca di aiutare gli abitanti di un condominio occupato a cui avevano staccato la corrente elettrica. Inevitabilmente penso che il COVID manager in quelle scene abbia avuto davvero un bel da fare.

Saluto Andrea sperando che il contact tracer davvero non entri nel vocabolario nei prossimi anni, così come il COVID manager, anzi che durino entrambi ancora poco. Come un gatto in tangenziale, magari.


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Foto di copertina di Giulio di Meo

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