Si è parlato di accelerazione digitale, eppure sarebbe più corretto dire che la parola “digitale” è solo una conseguenza di un unico grande processo, inevitabile, chiamato accelerazione. Molte aziende hanno dovuto imparare dall’oggi al domani che cosa vuol dire davvero disruptive innovation, e ripensare la relazione tra organizzazione, persone, processi e tecnologie; altre hanno dovuto […]
La Borsa gridata e i mestieri che parlano a mano
Le transazioni più importanti della Borsa, fino a vent’anni fa, venivano fatte gesticolando: un linguaggio improvvisato solo in apparenza con un alto grado di precisione. Ecco il suo funzionamento raccontato da chi l’ha utilizzato.
Quando si varca il sontuoso portone di Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa Italiana e tempio degli affari, realizzato dall’architetto Paolo Mezzanotte nel 1932, sembra di entrare in una chiesa. Il silenzio domina i marmi bianchi e neri e le ampie scalinate che portano alle sale operative e agli uffici; un silenzio quasi religioso dove però è il dio denaro a essere idolatrato.
Anche quando si raggiungono i saloni delle contrattazioni e si dà uno sguardo dalle vetrate alle decine di desk occupati da operatori incollati a tre computer per scrivania, l’unico rumore è quello dei bip. Non ci si immagina che fino alla fine degli anni Novanta era tutto diverso, il silenzio fin dalle prime ore del mattino era rotto da gruppi di scalmanati in giacca e cravatta che per tutta la giornata delle contrattazioni urlavano fino allo sfinimento cose incomprensibili e facevano andare le mani con gesti altrettanto intellegibili.
Era la cosiddetta Borsa gridata o corbeille, il luogo “sacro” dove si acquistavano e si vendevano fiumi di denaro sotto forma di azioni, obbligazioni future e altri certificati ad alto rischio; il luogo dove le cattedrali del capitalismo italiano celebravano le loro glorie o le loro tragedie, dove in qualche minuto si verificavano giganteschi crack finanziari o successi societari improvvisi.
Oggi di quella gestualità resta soltanto la scultura di Maurizio Cattelan che mostra l’irriverente dito medio al tempio del denaro proprio di fronte a Palazzo Mezzanotte. In verità le intenzioni dello scultore erano altre, il gesto non è una sfida alla cinica comunità degli affari, che pure ne avrebbe bisogno: è una critica al fascismo. Love, il nome della scultura, sta per “libertà, odio, vendetta, eternità”. La prima cosa che balza all’occhio è il lungo dito medio che si estende per più di due metri. Se tuttavia si osserva attentamente la scultura le altre dita non sono chiuse, ma mozzate: Love, come ha spiegato lo stesso Cattelan, rappresenta una mano impegnata in un saluto fascista ed erosa dal tempo in tutti gli arti, tranne appunto che nel dito medio. Il palmo della mano è rivolto verso palazzo Mezzanotte, e non il contrario, come avviene nel caso del celebre gesto di offesa. Non a caso la scultura è stata posizionata davanti alla Borsa, uno dei più noti esempi di architettura del ventennio fascista a Milano.
La Borsa e l’efficienza silenziosa dei gesti attorno alla corbeille
Ma nell’era che precede l’avvento massiccio dell’informatica quali erano i gesti che, come per magia, muovevano flussi ingenti di denaro in tutto il mondo e con una velocità impressionante?
Immaginate una ringhiera circolare, la corbeille, attorno alla quale si riunivano agenti di cambio e procuratori per concludere gli ordini e gli acquisti delle azioni. Trattandosi di scambi di enormi quantità di miliardi trattati ogni minuto ed essendo massima la confusione nei momenti della negoziazione, le grida erano accompagnate da gesti convenzionali.
Un secondo campo di impiego del linguaggio gestuale stava nella comunicazione tra le diverse zone della sala, in particolare tra le corbeille e la zona dei tavolini degli operatori, dove giungevano telefonicamente gli ordini di acquisto o vendita dalla clientela. L’addetto al tavolo li trasmetteva al collega in corbeille per la contrattazione. Nei gesti dell’agente di cambio, acquirente o venditore, c’era sia la quantità di azioni che una società voleva negoziare, sia il tipo di società da contrattare. Quando l’agente di cambio doveva dichiarare per quale società vendeva o comprava si affidava all’alfabeto muto.
Corna, bastoni e volanti: il linguaggio gestuale degli operatori di borsa
Ecco alcuni gesti che rappresentavano le società maggiormente trattate in Borsa.
Quando veniva trattato il titolo Bastogi, l’operatore simulava con la mano aperta che si muoveva dall’alto verso il basso in segno di rimprovero o addirittura a indicare bastonate.
Più semplice il gesto per indicare il gruppo Eridania, controllato ai tempi dalla famiglia Ferruzzi: per ordinare ad esempio cinquantamila azioni Eridania l’operatore apriva la mano destra a ventaglio come se dovesse fare una pennellata in orizzontale e contemporaneamente metteva un dito della mano sinistra sulla lingua come se dovesse assaggiare lo zucchero. Più complicato ordinare le Trenno: si trattava di mimare le redini di un cavallo durante la cavalcata.
Toro Assicurazione necessitava delle semplici corna. A questo proposito, mi raccontava divertito un operatore siciliano, che nella sua Regione era difficile ordinare nella borsa locale delle azioni Toro con quel gesto.
La Snia Viscosa veniva chiamata con il gesto che il sarto fa tastando dal grossista la bontà e la qualità della stoffa che deve acquistare per il suo cliente.
Una volta era la Sip, oggi sarebbe TIM. I titoli telefonici venivano contrattati con un gesto semplice: la mano a pugno con l’indice e il pollice che richiamavano il telefono.
Per ottenere o vendere Ras bastava piegare la mano a mo’ di artiglio come per graffiare qualcuno o raschiare qualcosa.
Divertente il titolo Pirelli che veniva chiamato alle grida con un gesto osé: l’operatore simulava un seno abbondante tenendo le mani a coppa e muovendole in avanti e indietro come farebbe una ballerina brasiliana. Pirelli & C.,detta anche Pirellina, veniva indicata invece con una mano tenuta parallela al pavimento come a mostrare l’altezza di un bambino.
Per acquistare o vendere Italgas l’operatore doveva simulare con il dito indice e pollice che stringevano il naso l’odore di gas, mentre Liquigas veniva richiamata con la mano a pugno chiuso e il pollice rivolto verso la bocca simulando una bevuta.
I due titoli più negoziati come Fiat e Generali avevano rispettivamente il gesto del volante e del saluto militare, mentre il titolo Olivetti veniva rappresentato dal ticchettio delle dita su una macchina da scrivere immaginaria.
Gesti e giuramenti: “Chi trasgredisce non entra più in Borsa”
Alla Borsa dei Future di Londra la gestualità è ancora oggi il modo per comunicare gli scambi tra le aziende di tutto il mondo.
La scena muta che si vede se andate a guardare da una vetrata il salone delle contrattazioni sembra un’istantanea di Oliviero Toscani: immaginate di vedere un gruppo di operatori che stanno in piedi e sono posizionati in circolo. Ognuno di loro ha una giacca di diverso colore che rappresenta la loro società. Per ore e ore gli operatori si scambiano titoli gesticolando. È uno dei lavori più alienanti nella comunità finanziaria: le contrattazioni per ogni operatore possono durare al massimo sei ore, con numerosi intervalli per consentire ai gesticolanti di sedersi e riposarsi.
I non addetti ai lavori si chiederanno come fosse possibile affidare alla gestualità scambi e quantità di denaro così ingenti. “Intanto – mi ricorda un vecchio broker di Piazza Affari – non tutto si esauriva nei gesti, c’era un giorno del mese in cui domanda e offerta si incontravano e i conti venivano saldati. Ma poi c’era, e ancora c’è, una legge non scritta nel mondo degli affari: gli impegni, sia pure gestuali, si rispettano, e chi trasgredisce anche una sola volta a Palazzo Mezzanotte non entra più”.
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Foto dal sito www.toledoblade.com
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