“Al momento non abbiamo il gas, la linea è rotta. L’acqua arriva in modo precario perché abbiamo una frana poco sopra”, ci spiega Damiano Censi, uno degli estensori della raccolta fondi. “La linea luce è interrotta. Abbiamo rimediato con generatori privati portati a spalla per diversi giorni; poi hanno portato un gruppo elettrogeno dall’ENEL, ma le linee erano comunque cadute verso alcune case”. E condivide con noi l’appello scritto dagli abitanti di Nuvoleto, di cui rilanciamo alcuni estratti.
“Nuvoleto oggi è 8 case, 5 famiglie, 9 bambini e bambine, 7 nonni (…). Persone che hanno tenuto in vita una collina abitata da secoli cercando di trovare delle soluzioni comuni a piccoli o grandi problemi, mantenendo la vita in un’area interna della valle. (…) Le frane hanno portato via i pali della luce, gli impianti di acqua e gas e stanno minacciando la possibilità reale di immaginare di nuovo una vita in quel luogo, senza strada infatti non può esserci scuola, lavoro, senza strada Nuvoleto rischia di morire.
Servono perizie geologiche per capire dove è possibile riaprire la strada, il vecchio itinerario è interessato da una frana molto estesa, servono fondi per realizzarla, perché è una strada vicinale e non sappiamo se si prevedono risorse pubbliche per intervenire.”
La raccolta fondi è ancora aperta, e i contributi sono più che mai necessari. Tutti quanti, in qualunque forma, con un modello basato su mestieri e professioni proveniente da uno dei territori che incarnano il lavoro come pochi altri, in Italia e non solo.
La ripresa dell’Emilia-Romagna passa anche da Nuvoleto: mai come in questi casi le frazioni diventano una parte che rappresenta il tutto, e nel piccolo si trova la cifra per leggere il dramma di un territorio intero.