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Artigianato artistico nel blocco del turismo: la storia chiede aiuto al presente
Le ceramiche umbre di Deruta e l’artigianato sardo hanno in comune la crisi derivata dal blocco del turismo. L’unica salvezza: fare rete.
Lavorazione del ferro, del vetro, dei tessuti e tanto altro. È la territorialità di queste produzioni a far sì che l’artigianato artistico italiano si insedi nei centri storici e nei borghi, stringendo un legame a doppio filo con il turismo.
Il settore, costituito da 60.000 imprese con oltre 100.000 dipendenti, era già in crisi prima dello scoppio della pandemia, con una perdita negli ultimi anni di più del 40% di fatturato complessivo. La mancanza di flussi turistici, il blocco del canale Ho.Re.Ca. e l’azzeramento di fiere e mostre stanno dando il colpo di grazia a un comparto che rischia di restare ai margini del sistema economico, culturale e sociale.
Per questo, sottolinea Gabriele Rotini, responsabile nazionale CNA Artigianato artistico, “il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dovrebbe prevedere un investimento notevole per il recupero dei borghi e le articolazioni del turismo esperienziale che li vede protagonisti, tra cui l’artigianato artistico, che rappresenta anche un presidio di socialità per le aree interne del nostro Paese”.
Artigianato artistico, una storia senza più giovani
Per Rotini occorre un cambio di paradigma per rilanciare il comparto, che sconta l’elevato prezzo finale dei suoi prodotti, la concorrenza sleale degli hobbisti (che non sono iscritti alle Camere di Commercio e non hanno partita Iva) e la scarsa attenzione da parte delle regioni, che in questi anni, avrebbero dovuto sostenere maggiormente il settore.
“Investire nell’artigianato artistico e tradizionale significa valorizzare storie e tradizioni che si perdono nella notte dei tempi, ma significa anche far capire ai giovani che è un settore in evoluzione, oggi contaminato con le nuove tecnologie digitali e le stampanti 3D.”
Trasmettere conoscenze alle nuove generazioni è un passaggio altrettanto fondamentale. “Prima della pandemia avevamo siglato un accordo con l’associazione dei licei artistici con cui portavamo gli artigiani a scuola per condurre laboratori pratici con gli studenti”. È altrettanto importante rivalutare l’immagine del percorso di formazione degli artigiani. “In Italia gli istituti tecnici e soprattutto quelli professionali spesso sono percepiti come la serie B, ma in Francia le scuole tecniche sfornano orafi che possono competere con la nostra storica scuola”.
A rischio, insomma, c’è il futuro dell’artigianato. Più che nei ristori, piuttosto esigui, le speranze di ripresa sono riposte nel disegno di legge sull’artigianato artistico presentato dal senatore del Partito Democratico Stefano Collina, che attende il deposito ufficiale in Senato e punta alla massima trasversalità di consenso dei gruppi parlamentari per accelerare l’iter di discussione e approvazione.
“Questo ddl, partendo dal valore identitario dell’artigianato, vuole dare una rinnovata cornice normativa al settore per porre le condizioni per la valorizzazione dei maestri artigiani nella formazione, nella scuola, nel mondo della produzione, nel legame con i territori e di conseguenza con il turismo, che è fondamentale per rianimare la domanda”, conclude Rotini.
Come dimostrano le due case history che seguono, l’artigianato artistico è in difficoltà; ma non si arrende.
Ceramica di Deruta, una crisi aggravata dal COVID-19
L’antica produzione di ceramiche artistiche ha reso Deruta, in provincia di Perugia, famosa in tutto il mondo, connotando l’identità e l’economia del borgo.
“Il distretto della ceramica in sé racchiude un centinaio di aziende, ma a colpire non sono tanto i numeri – di tutto rispetto – delle aziende e dei maestri ceramisti, quanto l’indotto che trascinano con loro. Perché fare ceramica significa, oltre a creare un patrimonio artistico unico nel suo genere, anche fare turismo, cultura, economia. Non solo: esprime qualcosa di ancora più profondo, perché la ceramica è la nostra identità, le nostre radici, il nostro passato, presente e futuro”, racconta il sindaco di Deruta Michele Toniaccini.
La crisi che ha colpito il settore ha origini antecedenti il COVID-19, ma non c’è dubbio che la pandemia ne abbia aggravato l’andamento, evidenziando ulteriori criticità, problematiche e carenze. “Il COVID-19 e la mancanza di flussi turistici hanno sicuramente peggiorato una situazione su cui si deve intervenire”, continua il primo cittadino, che ricorda come la scorsa estate, con le seppur brevi riaperture, Deruta abbia registrato un buon fermento, anche in termini di presenze al Museo regionale della ceramica.
L’Umbria fa rete per salvare le sue ceramiche
L’istituzione del Comitato Artigiani, nel 2020, ha rappresentato un passo avanti strategico per il rafforzamento del comparto. Tra le prime attività quella di far dialogare le diverse aziende e il Comitato con il Museo regionale della ceramica e tutta la comunità.
“L’obiettivo è fare rete fra enti, associazioni e istituzioni diverse, ma soprattutto di rendere queste istituzioni dinamiche, attive e propositive”. Quest’anno Michele Toniaccini, in qualità di sindaco di Deruta ma anche di presidente dell’associazione “La Strada della Ceramica in Umbria” e membro dell’AiCC (Associazione Italiana Città della Ceramica), ha consegnato ai parlamentari umbri – insieme al Comitato Artigiani – un documento contenente alcune proposte per salvare il comparto.
“Il documento Salva Ceramica racchiude cinque proposte, configurabili come strategie di breve periodo, che mirano a risollevare o almeno contrastare il declino del settore: ristoro, come avvenuto nel precedente lockdown, che vada a coprire in parte i mancati ricavi; esonero dal pagamento dei contributi Inps per il periodo di limitazione degli spostamenti che hanno colpito il turismo, settore strettamente correlato alla ceramica artistica; esonero dal pagamento della Tari; sconti sulle utenze (energia elettrica, calore, ecc.); posticipo del pagamento dell’Iva. Chiaramente servono azioni che incidano sul lungo periodo”.
L’istituzione di una rete umbra della ceramica punta proprio a valorizzare, promuovere e affermare sui mercati interni ed esteri questo enorme patrimonio regionale. L’associazione “La Strada della Ceramica in Umbria”, costituita nel 2019, intende, tra le altre iniziative, incentivare nuove forme di turismo condividendo una progettualità di ampio respiro. “Abbiamo visto creare un’unità di intenti tra città legate da valori e segni identitari simili (Deruta, Gualdo Tadino, Gubbio e Orvieto). Per questo motivo l’associazione sta organizzando eventi condivisi, mostre itineranti, esposizioni, che verranno realizzate non appena la situazione sanitaria lo consentirà”, conclude Toniaccini.
L’artigianato artistico sardo, un baluardo di unicità economicamente fragile
I coltelli di Pattada, i tappeti di Aggius e Nule, l’arte dell’intreccio di Castelsardo e il corallo rosso di Alghero sono soltanto alcune delle eccellenze dell’artigianato sardo.
“Pur rappresentando una piccolissima parte di tutto il comparto artigianale sardo, le produzioni artistiche, tipiche e tradizionali, descrivono l’immagine autentica della cultura e delle radici dell’isola, e quindi la sensazione che gli altri hanno della nostra terra”, spiega Antonio Matzutzi, presidente Confartigianato Imprese Sardegna.
A oggi si contano circa duecento imprese regolari (prevalentemente oreficeria, tessuti, ceramiche, legno, pelle, metalli non preziosi, coltelleria, vetro, pietra, intreccio), in rappresentanza di meno dell’1% di tutto l’artigianato regionale, e quattrocento addetti ufficiali (con una media di 2,2 addetti per azienda). Il valore aggiunto (stimato) è di circa 95 milioni di euro (diretto, indotto e nero) con un valore aggiunto sul totale dell’artigianato sardo del 4,4%.
L’attività artigiana delle imprese del tipico e tradizionale sardo, nei vari territori, è importante dal punto di vista dell’attrattività e del mantenimento della tradizione, della diversità e della memoria. Non è lo stesso sotto il profilo del valore economico, sottolinea Matzutzi: “La maggior parte di queste micro attività scompare nel silenzio perché non regge il ritmo delle produzioni industriali e perché, pur se economicamente valide, la loro diffusione commerciale è limitata”.
Anche per questo motivo il legame tra artigianato artistico e turismo è sempre più stretto, anche nell’ottica dello sviluppo dell’economia regionale. “Cresce sempre di più la percentuale delle piccole e medie imprese coinvolte nel mercato isolano delle vacanze che produce oggetti della manifattura. Questa unione è fondamentale per far conoscere la vera Sardegna in Italia e nel resto del mondo, per aumentare l’economia dei piccoli centri e mantenere l’identità territoriale”.
Il “fatto ad arte sardo” rischia l’estinzione: colpa anche della mancanza di turisti
Gli alti costi d’impresa, le difficoltà burocratiche, gli oneri nella trasmissione dell’attività e nella formazione dei giovani, i problemi nella commercializzazione e il fenomeno della contraffazione sono fattori che da sempre minano il settore in Sardegna. Tranne alcune eccezioni rappresentate prevalentemente dall’oreficeria, dal tessile e dalla lavorazione della ceramica, il comparto è aggredito dal “sommerso”, che si consuma all’interno delle mura domestiche ed esercita una concorrenza sleale verso le imprese regolari.
“La crisi dell’artigianato artistico della Sardegna parte da molto lontano e la pandemia, leggasi la mancanza di turisti, sta facendo il resto”, continua Matzutzi. Nell’ultimo anno le vendite sono infatti calate di circa il 70%, con punte che arrivano anche a sfiorare il 95%. “Alla mancanza di ricambio generazionale e alla competizione globale si sono aggiunte, dalla seconda metà di gennaio dello scorso anno, nuove problematiche legate al blocco progressivo del turismo e dell’economia. In più, questi mestieri artigiani oggi stentano a rimanere in vita perché non supportati da un punto di vista economico e sociale”, evidenzia il presidente regionale di Confartigianato.
Servono fondi per rendere competitive queste realtà dal punto di vista commerciale, affinché mantengano la propria identità artigianale, e strutture per farle vivere in nuovi spazi espositivi.
Sardegna, un’azione di sistema per rilanciare il settore
“Fino a ora, gli interventi messi in campo da governo nazionale e regionale non hanno sortito effetti visibili, e se non vi saranno interventi specifici di sostegno la ripartenza e la sopravvivenza di tante di queste imprese potrebbe essere messa in seria discussione”, rileva Matzutzi con preoccupazione.
Grazie anche al pungolo delle associazioni di categoria, la Regione Sardegna sta lavorando per favorire l’occupazione giovanile, l’innovazione e la ricerca nelle tecnologie, negli stili e nei materiali, ma anche per coordinare iniziative di promozione d’immagine e di valorizzazione sul mercato, avviando un nuovo rapporto tra artigianato artistico, design e arte.
Di recente l’Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio ha ripristinato il marchio Isola, ed è intervenuto per il riconoscimento della figura del maestro artigiano e l’aggiornamento dell’elenco delle imprese inserite sul sito conosciuto come la “Vetrina dell’Artigianato Artistico della Sardegna (www.sardegnaartigianato.com)”.
“Resta però ancora tanto da fare – conclude Matzutzi – per la difesa del ruolo e dell’identità dei maestri artigiani, la valorizzazione delle loro botteghe quali luoghi privilegiati di formazione, di trasmissione di valori e di educazione al bello.”
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