Che bambole le vicine di Babbo Natale!

A casa di Babbo Natale, nei giorni delle feste più sentite dalla famiglia e dai bambini, si fa la fila per accedere a giocattoli molto particolari: le bambole prostitute. Siamo a Gamlas, quartiere a forte vocazione cristiana di Helsinki, in Finlandia, Paese che, insieme alla Norvegia e alla Svezia, condivide il territorio della Lapponia dove tradizione […]

A casa di Babbo Natale, nei giorni delle feste più sentite dalla famiglia e dai bambini, si fa la fila per accedere a giocattoli molto particolari: le bambole prostitute. Siamo a Gamlas, quartiere a forte vocazione cristiana di Helsinki, in Finlandia, Paese che, insieme alla Norvegia e alla Svezia, condivide il territorio della Lapponia dove tradizione vuole risieda Babbone.

Da qui, con la sua inseparabile slitta trainata da renne, parte ogni vigilia per fare il giro del mondo e distribuire doni ai bambini buoni. Capitola d’un tratto la poesia nordica, però, quando si scopre che sempre qui, appena qualche settimana fa, ha aperto con immediato successo la prima casa di tolleranza dove far sesso con bambole. O almeno lo è nel Paese di Babbo Natale. Il primato assoluto spetta infatti a Barcellona, seguita dalla Germania, che ne ha sparse in diverse città, e dalla Danimarca dove il bordello-giocattolo ha sdoganato il Nord lo scorso marzo: qui, lo ricordiamo, fino a qualche anno fa era legale far sesso con gli animali. 

Le bambole viste da vicino. Ma non chiamatele gonfiabili

Vediamo meglio di cosa si tratta. Le bambolone possono essere diverse, come pure le interpretazioni sul piano etico che mogli, sessuologi ed esercenti del settore ne stanno dando.

La loro statura minima è di 148 centimetri, in conformità con le disposizioni europee tese ad evitare che le fattezze delle bambole non richiamino i “caratteri prepuberi” che potrebbero titillare gli istinti pedofili fino a legittimarli. Sono alte al massimo 158 centimetri, pesano 50 chili; possono essere bionde, more, rosse, con tratti somatici variegati mentre sembrano imprescindibili il vitino di vespa e i seni enormi. Sono adagiate su comodi divani o legate a gambe divaricate a una parete, pronte per essere picchiate o amate. Bellezze caucasiche o di colore, sguardi arrabbiati o sottomessi, aspetto maturo o poco più che adolescenziale, una è addirittura incinta e quindi ha un vistoso pancione, per procurare piacere agli irriducibili della procreazione. Sconfinata anche la fantasia nell’abbigliamento. A parte il premaman per la bambola quasi mamma, le prostitute giocattolo possono indossare bikini o abiti “simil” crocerossina. Completini da jogging, perizomi invisibili all’occhio umano. Oppure collant rossi, o calze a rete con la riga e, ovviamente, il grande classico in nero per gli amanti dell’eros sadomaso, che non poteva mancare: reggiseno in pizzo con capezzoli turgidi che si intravedono, reggicalze sotto la mini inguinale, scarpe con cinturino alla caviglia (che fa tanto schiava) e tacchi a spillo con frustino al seguito.

L’igiene delle bambole è assolutamente garantita da una pulizia totale che avviene dopo ogni uso, tanto che è consentito avere rapporti anche senza preservativo. 

I costi del sesso a tutti i costi

Le bambole multietniche vengono costruite in Cina e Giappone per una cifra che oscilla intorno ai 5.000 euro. Non sono meccaniche e l’unica eccezione è una bambola munita di vagina di ricambio. Non ci è dato sapere esattamente perché. Sono morbide e resistenti perché fatte di silicone e acciaio inossidabile, hanno le articolazioni flessibili, le “cavità” necessarie, e soprattutto “non dicono mai di no”, come recita uno degli slogan che le pubblicizza. In effetti il cliente può farci quasi tutto, compreso frustarle e soddisfare qualsiasi gioco erotico represso.

Se la bambola ne esce danneggiata, il cliente non deve far altro che risarcire sull’unghia il proprietario del bordello.

A proposito di costi: 100 euro per un’ora d’amore. Cifra decisamente abbordabile per l’uomo medio della ricca Finlandia, che infatti si è messo virtualmente in fila per trovare uno spazio nell’affollatissima agenda del singolare lunapark a luci rosse.  Massima discrezione e nessuno vede niente ma il gestore, Kurhinen, originario della Russia come i proprietari del locale e delle bambole, garantisce a una troupe giunta nel locale per un reportage che il calendario delle “professioniste” era già completo prima dell’apertura inaugurale dell’esercizio. L’idea, spiega ancora il gestore, è nata proprio da una perversione del proprietario, un ricco imprenditore edile che esige l’anonimato: un sogno erotico nato da un vecchio film e a lungo represso nella Russia, ancora molto conservatrice in materia di sesso.

La morale della morale a tutti i costi

E siamo alla questione morale. Kurhinen sostiene che il locale “è un posto fantastico per quanti soffrono di complessi, sono timidissimi o disabili. Qui tutti sono benvenuti e possono soddisfare le loro fantasie in assoluto anonimato”. 

Le bambole sexy sono infatti a disposizione di single e di quanti semplicemente non vogliono fare sesso a casa loro, senza per questo provocare un tradimento perché non si tratta di rapporti sessuali con persone. Possono sollevare mogli stanche dall’onere di doveri coniugali indesiderati, senza incappare in compromettenti colletti sporchi di rossetto. Scongiurati quindi, al contempo, feroci divorzi e alimenti dissanguanti per i mariti, perché fedifraghi sì, ma solo per gioco.

Soprattutto, le bambole possono soddisfare ogni tipo di richiesta, senza ridurre in schiavitù donne e minori, spesso vittime di tratte dai Paesi più poveri o in guerra. Il mercato del sesso resta infatti, a tutte le latitudini, il business dei business, la compravendita per tutte le tasche e tutti i “vizietti”, il traffico illecito tra i più contesi dal malaffare. Tutto calcolato sulla pelle di donne e bambini. Tutti d’accordo, dunque, sul fatto che locali come questi possano rappresentare una svolta per il fenomeno della prostituzione che, piaccia o non piaccia, esiste dalla notte dei tempi ed è ben lontano dall’estinzione.

Diverse le scuole di pensiero dei sessuologi, tra chi ravvisa il terreno per una robotizzazione dei rapporti umani, e chi vi legge invece un’ottima e innocua valvola di sfogo per fantasie erotiche che potrebbero diventare pericolose. E le mogli che cosa ne pensano? 

Da Kurhinen scopriamo solo una cosa: la crescente richiesta di bambolotti. Moltissime infatti le donne che hanno manifestato al gestore del locale il loro disappunto per l’assenza della versione maschile del giocattolo, tanto che lo stesso sta facendo pressione ai proprietari perché si adeguino quanto prima alle esigenze di un mercato che annovera anche clienti donne o appartenenti a minoranze sessuali. 

Comunque si scelga di leggere la notizia, tra il serio e il faceto è unanime la sorpresa nello scoprire che, proprio in Finlandia, nel bel mezzo del clima natalizio, gli uomini dal noto temperamento glaciale, poco inclini a manifestazioni d’affetto, si sciolgano nell’abbandonarsi in amplessi di plastica. Fuori il paesaggio incantato, fissato come un’icona da cartolina. La neve, le luminarie, le vetrine scintillanti, l’albero in piazza enorme e sfavillante. Nell’aria le note di Jingle Bells. Dentro, la palpitante attesa dei bambini di trovare sotto l’albero il segno che Babbo Natale è passato. Finalmente è il 25 dicembre. E i papà, sorridenti, sessualmente appagati e col cuor leggero per non aver tradito, osservano i figlioletti in pigiama scartare i doni, mentre pensano intimamente al “loro” giocattolo, alla loro bambola.

Come recitava quel brano dei Matia Bazar? Ah, sì  “Per un’ora d’amore non so cosa darei”.

Cento euro, è la risposta. Anche a Natale, volendo. 

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