Con il decreto attuativo 127 del 30 giugno 2023 il MIM, ministero dell’Istruzione e del merito, ha infatti stabilito i nuovi criteri per definire gli organici di dirigenti scolastici (DS) e direttori dei servizi generali e amministrativi (DSGA): solo le scuole con più di 900 alunni potranno avere un proprio DS e un DSGA in via esclusiva, le altre dovranno essere amministrativamente accorpate in organizzazioni scolastiche più grandi, tali da raggiungere il numero minimo di studenti. La pianificazione arriva attualmente fino all’anno scolastico 2026/2027, ma si intende darle un respiro più ampio, fino al 2032.
Secondo il ministro Valditara si tratta di una norma che, in osservanza dei vincoli europei imposti dal PNRR, permette di efficientare la presenza della dirigenza scolastica sul territorio, eliminando l’abuso delle reggenze e generando risparmi per oltre 88 milioni di euro.
In realtà il timore è di trovarsi dinanzi all’ennesima operazione per fare cassa, tagliando la spesa scolastica a scapito, ancora una volta, della qualità del servizio. Sebbene ad oggi sembri che non si verificheranno soppressioni degli istituti né perdita di posti di lavoro per dirigenti scolastici (DS) e amministrativi (DSGA), tanto che è appena stato bandito un concorso per 587 DS che tiene conto del naturale ricambio del personale nei prossimi anni, i dubbi sull’effettiva efficacia del piano in termini di miglioramento del sistema scolastico sono molti.
Non a caso Emilia-Romagna, Toscana, Puglia e Campania hanno tentato di opporsi all’applicazione della legge ricorrendo a Corte costituzionale e TAR, ma Consulta e Consiglio di Stato hanno stabilito che dovranno adeguarsi alla normativa. È vero, con il decreto Milleproroghe il Governo ha corretto parzialmente il tiro, permettendo di mantenere il 2,5% in più di autonomie (185 in totale), ma si tratta pur sempre di una deroga ammessa per il solo anno scolastico 2024/2025 e comunque non vincolante, tanto che alcune Regioni, come la Lombardia, hanno deciso di non usufruirne.