Eugenia Della Seta, responsabile editoriale, sull’analisi degli “Indifferenti” di Alberto Moravia

Le rime concettuali tra borghesia e ipocrisia in un classico della letteratura novecentesca italiana. La traccia A2 della maturità 2023 svolta da Eugenia Della Seta, responsabile editoriale di Mediamed Interactive

Il tema di Eugenia Della Seta

Comprensione e analisi

  1. Sintetizza il contenuto del brano evitando di ricorrere al discorso diretto.

La scena si svolge a casa Ardengo dove la proprietaria, Mariagrazia, tenta con ogni mezzo di opporsi a Leo Merumeci, il suo amante, che vorrebbe impossessarsi della villa appartenente a lei e ai suoi figli Carla e Michele.

Si capisce, anche se non viene detto esplicitamente, che la famiglia Ardengo ha contratto un debito con Leo e che questi insinua che per ripianarlo sia necessario vendere la villa.

Anzi. Leo sta praticamente cacciando di casa gli Ardengo.

Il terrore si impadronisce di Mariagrazia. Lasciare la villa significa andare ad abitare in un appartamento e mescolarsi ai “poveri”, con cui non ha mai avuto contatti se non di passaggio, ben protetta dal guscio della sua automobile. Mariagrazia ricorda il senso di ripugnanza e di paura provati nel passare attraverso una folla di scioperanti, e immagina un futuro in cui i suoi conoscenti la tratteranno con altrettanto disprezzo. Si vede sola e abbandonata, privata dei divertimenti che sono parte del suo quotidiano.

Mariagrazia, disperata, tenta un’ultima carta: chiedere a Leo un’ulteriore proroga, giocando sulle sue capacità seduttive.

 

  1. Per quale motivo “la paura della madre ingigantiva”?

Mariagrazia ha condotto fino a quel momento una vita protetta. Non ha mai avuto necessità di lavorare, non conosce la fatica e lo squallore di una vita priva di “divertimenti, balli, lumi, feste, conversazioni”. Perdere la villa significa rinunciare a un mondo di privilegi. Ritiene inoltre di soffrire di più degli altri, a causa della sua intelligenza e sensibilità. Con sottile ironia, l’autore ribalta la condizione reale di chi lavora per vivere attraverso un pensiero paradossale attribuito alla protagonista: i poveri vivono meglio dei ricchi, perché sono meno sensibili e dunque soffrono meno dei ricchi.

 

  1. Pensando al proprio futuro, la madre si vede ‘povera, sola, con quei due figli, senza amicizie’: l’immagine rivela quale sia lo spessore delle relazioni familiari e sociali della famiglia Ardengo. Illustra questa osservazione.

Che mondo è quello in cui si è giudicati per quello che si ha piuttosto che per chi si è? Un mondo in cui le relazioni e le opportunità sono dovute alle giuste frequentazioni. Dove il futuro dei figli è determinato da una conoscenza o dal matrimonio. In fondo, un mondo non troppo diverso da quello attuale. Nonostante i cambiamenti sociali e le possibilità che si offrono a chi studia e si impegna in una professione, non è forse vero che in certi ambienti le amicizie contano? L’aver frequentato le giuste scuole e università, avere rapporti di amicizia e di confidenza sin da bambini, non apre più porte? Perché la borghesia italiana continua a iscrivere i figli alle scuole private, a indebitarsi per una festa di matrimonio, a fare carte false per frequentare un circolo sportivo? Perché le opportunità si creano anche da certe relazioni di appartenenza, e perdere lo status sociale ha conseguenze drammatiche. Soprattutto in un Paese in cui l’ascensore sociale si è bloccato da tempo, e le sole opportunità, per chi è meritevole ma non ha la possibilità di frequentare i circoli giusti, si creano all’estero.

 

  1. In che modo la madre pensa di poter ancora intervenire per evitare di cadere in miseria?

Ricorrendo al metodo più antico del mondo: prostituendosi per evitare di concorrere al destino dei propri figli.

Interpretazione

Gli indifferenti racconta la storia di una famiglia borghese dove i rapporti sono improntati sulla menzogna e sull’ipocrisia. Lo vediamo in questa scena, dove Mariagrazia nasconde ai propri figli la relazione che ha con Leo (“Bisognerebbe che gli parlassi da sola a solo… senza Michele e Carla”). Nel corso del romanzo sarà invece Carla a sedurre Leo, divenendo l’amante dell’amante della madre.

Il romanzo è del 1929, scritto da un autore di appena 22 anni. Siamo in piena epoca fascista: il clima dell’epoca è ben rappresentato dai pensieri di Mariagrazia. Si vive in un’atmosfera plumbea, dove il binomio sesso e denaro è simbolo della corruzione della società.

Tutt’altra atmosfera borghese era quella descritta da Italo Svevo ne La coscienza di Zeno, pubblicato nel 1923. Il protagonista è un commerciante proveniente da una famiglia ricca, che ha un rapporto conflittuale con il padre e si ritiene un inetto. Ma il registro di Svevo è quello dell’ironia, sin dalla scelta di presentare il romanzo come la vendetta di uno psicoanalista che pubblica le memorie di un suo paziente.

O quella del Pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda, ispirato a un fatto di cronaca: l’omicidio di due vecchie signore romane per mano di una ex domestica. Qui il contrasto tra il popolino e la borghesia è rappresentato attraverso l’azione e il linguaggio, senza necessità di introspezione e psicologia.

Sia Gli indifferenti sia il Pasticciaccio sono stati adattati per il cinema. Ed è proprio nel cinema della commedia all’italiana che il ritratto della nostra borghesia assume i suoi tratti più tipici e più riusciti. Penso alle interpretazioni di Alberto Sordi (Un borghese piccolo piccolo, Il vedovo): personaggi meschini, opportunisti, avidi; alla perdita dell’innocenza dei protagonisti di C’eravamo tanto amati, all’ipocrita Gianni (un grandissimo Vittorio Gassman) che ha fatto carriera sposando la figlia di un rude palazzinaro, nostalgico fascista.

La lettura del brano di Moravia mi ha fatto pensare anche a una commedia di qualche anno fa, con protagonista Paola Cortellesi. Ricca signora di Roma nord, si scopre piena di debiti alla morte improvvisa del marito. Si trova quindi costretta a vendere la propria casa, e a trasferirsi in un appartamento al Quarticciolo, in una Roma periferica abitata da “poveri” e da extra-comunitari. E a intraprendere una carriera di escort, non avendo mai lavorato in vita sua.

In conclusione: vizi e virtù degli italiani, arte di arrangiarsi, attenzione alle apparenze. Poco sembra cambiato dalla Roma moraviana a quella dei nostri giorni.

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