- Sintetizza il contenuto del brano evitando di ricorrere al discorso diretto.
La scena si svolge a casa Ardengo dove la proprietaria, Mariagrazia, tenta con ogni mezzo di opporsi a Leo Merumeci, il suo amante, che vorrebbe impossessarsi della villa appartenente a lei e ai suoi figli Carla e Michele.
Si capisce, anche se non viene detto esplicitamente, che la famiglia Ardengo ha contratto un debito con Leo e che questi insinua che per ripianarlo sia necessario vendere la villa.
Anzi. Leo sta praticamente cacciando di casa gli Ardengo.
Il terrore si impadronisce di Mariagrazia. Lasciare la villa significa andare ad abitare in un appartamento e mescolarsi ai “poveri”, con cui non ha mai avuto contatti se non di passaggio, ben protetta dal guscio della sua automobile. Mariagrazia ricorda il senso di ripugnanza e di paura provati nel passare attraverso una folla di scioperanti, e immagina un futuro in cui i suoi conoscenti la tratteranno con altrettanto disprezzo. Si vede sola e abbandonata, privata dei divertimenti che sono parte del suo quotidiano.
Mariagrazia, disperata, tenta un’ultima carta: chiedere a Leo un’ulteriore proroga, giocando sulle sue capacità seduttive.
- Per quale motivo “la paura della madre ingigantiva”?
Mariagrazia ha condotto fino a quel momento una vita protetta. Non ha mai avuto necessità di lavorare, non conosce la fatica e lo squallore di una vita priva di “divertimenti, balli, lumi, feste, conversazioni”. Perdere la villa significa rinunciare a un mondo di privilegi. Ritiene inoltre di soffrire di più degli altri, a causa della sua intelligenza e sensibilità. Con sottile ironia, l’autore ribalta la condizione reale di chi lavora per vivere attraverso un pensiero paradossale attribuito alla protagonista: i poveri vivono meglio dei ricchi, perché sono meno sensibili e dunque soffrono meno dei ricchi.
- Pensando al proprio futuro, la madre si vede ‘povera, sola, con quei due figli, senza amicizie’: l’immagine rivela quale sia lo spessore delle relazioni familiari e sociali della famiglia Ardengo. Illustra questa osservazione.
Che mondo è quello in cui si è giudicati per quello che si ha piuttosto che per chi si è? Un mondo in cui le relazioni e le opportunità sono dovute alle giuste frequentazioni. Dove il futuro dei figli è determinato da una conoscenza o dal matrimonio. In fondo, un mondo non troppo diverso da quello attuale. Nonostante i cambiamenti sociali e le possibilità che si offrono a chi studia e si impegna in una professione, non è forse vero che in certi ambienti le amicizie contano? L’aver frequentato le giuste scuole e università, avere rapporti di amicizia e di confidenza sin da bambini, non apre più porte? Perché la borghesia italiana continua a iscrivere i figli alle scuole private, a indebitarsi per una festa di matrimonio, a fare carte false per frequentare un circolo sportivo? Perché le opportunità si creano anche da certe relazioni di appartenenza, e perdere lo status sociale ha conseguenze drammatiche. Soprattutto in un Paese in cui l’ascensore sociale si è bloccato da tempo, e le sole opportunità, per chi è meritevole ma non ha la possibilità di frequentare i circoli giusti, si creano all’estero.
- In che modo la madre pensa di poter ancora intervenire per evitare di cadere in miseria?
Ricorrendo al metodo più antico del mondo: prostituendosi per evitare di concorrere al destino dei propri figli.