Scuola e giudizio “intermedio”: le pagelle che scontentano genitori e insegnanti

È l’ultimo anno della sperimentazione che nella scuola primaria ha sostituito i voti numerici con giudizi testuali: “Speriamo non restino”, “in difficoltà anche noi insegnanti”

Una pagella di scuola elementare piena di "giudizio intermedio"

È tempo di voti, anzi di giudizi.

Periodicamente in Italia si passa dal voto al giudizio, dal giudizio al voto. Cioè dai numeri agli aggettivi, dagli aggettivi ai numeri.

“Ho visto le pagelle di papà di epoca fascista e c’erano i giudizi. Poi con la Repubblica sono stati messi i voti. Poi di nuovo i giudizi. Sono almeno ottant’anni che la ruota gira”, mi racconta con una battuta Rino di Meglio, coordinatore della Gilda degli insegnanti. “Ma il problema non è che siano numeri o parole; il fatto è che il sistema dei voti deve essere facilmente comprensibile e non appesantito da troppa burocrazia. Per una valutazione oggi si producono tonnellate di carta, e questo trasforma la valutazione da fatto educativo a fatto burocratico. Le comunicazioni tra bambini, insegnanti e genitori devono essere semplici e chiare. Invece, diciamocelo con chiarezza, con questo sistema i bambini e le famiglie non ci capiscono un fico secco”.

Non voti, ma giudizi: la scuola nell’era dell’“intermedio”

A scuola da mia figlia le pagelle sono state consegnate lunedì e io ho scoperto di avere una figlia intermedia. Ma “intermedio” che voto è? Me lo ha chiesto anche lei, o meglio, mi ha detto: “In che senso ‘intermedio’?”.

Quando io frequentavo le elementari davano voti comprensibili, oggi invece per i genitori non è semplice spiegare a un bambino che cosa significa avanzato, intermedio, base, in via di prima acquisizione, mentre se gli dici che ha preso sette oppure otto il confronto è di certo più semplice. Anche considerando il fatto che i voti che gli insegnanti assegnano sul registro durante l’anno sono numerici, e poi a fine quadrimestre vanno tradotti in questi giudizi.

Insomma, questo sistema di giudizi non è facile neanche per gli insegnanti.

Ecco la descrizione dei livelli di apprendimento, presi dalla pagella di mia figlia:

  • Avanzato: l’alunno porta a termine compiti in situazioni note e non note, mobilitando una varietà di risorse sia fornite dal docente sia reperite altrove, in modo autonomo e con continuità.
  • Intermedio: l’alunno porta a termine compiti in situazioni note in modo autonomo e continuo; risolve compiti in situazioni non note utilizzando le risorse fornite dal docente o reperite altrove, anche se in modo discontinuo e non del tutto autonomo.
  • Base: l’alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e utilizzando le risorse fornite dal docente, sia in modo autonomo ma discontinuo, sia in modo non autonomo, ma con continuità.
  • In via di prima acquisizione: l’alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e unicamente con il supporto del docente e di risorse fornite appositamente.

Li ho voluti ricapitolare per chi non ha un figlio alle elementari, perché questo sistema di giudizi è applicato solo alla scuola primaria. Nelle altre scuole (medie, superiori e università) il sistema dei voti non è mai cambiato, alle elementari invece il sistema non trova pace. Così ho voluto sentire il parere di alcune insegnanti della scuola primaria per capire anche le loro difficoltà, che si sommano a quelle dei bambini e a quelle dei genitori.

“In difficoltà anche noi insegnanti: nei giudizi mancano dei voti”

Francesca è una maestra di Bologna. Oltre a essere insegnante ha un figlio che frequenta la quarta elementare, quindi osserva la questione da diversi punti di vista.

“I voti cambiano di continuo, e questi livelli sono una sperimentazione che durerà tre anni e poi verrà valutata. Alla fine di quest’anno si capirà se tenerla o tornare al numero. Questo sistema implica anche tanti obiettivi diversi, e le pagelle sono diventate chilometriche e di difficile comprensione, visto e considerato che in molte classi ci sono tanti genitori stranieri.”

Non posso che confermare quello che dice Francesca. La pagella che abbiamo ricevuto è di cinque pagine e gli obiettivi elencati sono cinque per italiano, quattro per matematica, due per geografia, inglese, scienze, musica, arte, educazione civica e educazione fisica. E ho già perso il conto nel fare su e giù nella pagella arrivata in formato pdf.

Comunque, alla fine di obiettivi ne ho contati 26.

“Ma il problema non è solo dei genitori che devono tradurre”, spiega Francesca. “Anche noi insegnanti siamo in difficoltà perché non ci troviamo ad assegnare i livelli. In pratica nell’elenco mancano dei voti, perché ‘avanzato’ è traducibile in un 10 (se si va a guardare la descrizione delle competenze, quello rappresenta un livello di eccellenza che pochi bambini possono raggiungere). E poi c’è il livello ‘intermedio’, che praticamente comprende i voti dal 7 al 9. Il livello ‘base’ è un 6 e ‘in fase di prima acquisizione’ è la vecchia insufficienza”.

Quindi – aggiungo io – la pagella di un bambino che ha tutti 7 è identica a quella di un bambino che ha tutti 9.

“Esatto”, continua Francesca, “manca un voto, lì in mezzo. E la cosa ancora più sconcertante è che noi insegnanti nel registro dobbiamo inserire i numeri, e alla fine del quadrimestre dobbiamo convertire tutti i voti numerici in lettere. Questo sistema non è facile per nessuno e noi insegnanti stiamo sperando che, essendo questa una sperimentazione, si possa poi ritornare ai voti. Questo è già il terzo anno, e speriamo che sia l’ultimo. Anche perché poi, usciti dalle elementari, i ragazzi dovranno sempre confrontarsi con i numeri, sia alle medie, che alle superiori. Questa sperimentazione è partita perché secondo alcuni per i bambini era traumatico vedersi giudicare con un numero, ma la realtà è che tutto dipende dal clima che si instaura in classe e dal peso che insegnanti e genitori danno al voto. Poteva essere giusto provare a cambiare, ma dando più possibilità di giudizio”.

L’insostenibile pesantezza dell’“avanzato”

Di insegnanti che hanno una posizione diversa da Francesca non se ne trovano. Ho contattato un’altra maestra che insegna alla primaria e la sua posizione è ancora più netta.

Hanno trasformato la scuola in un valutificio. Io sono contraria ai voti numerici perché per i bambini delle elementari serve sempre uno specchietto discorsivo, però in questo sistema manca un voto.”

La sua posizione, infatti, è identica a quella di Francesca: non si può dare lo stesso giudizio (cioè “intermedio”) a un bambino a cui daresti sette, a uno a cui daresti otto o a uno a cui addirittura daresti anche nove.

“Poi – prosegue – per me non è facile dare avanzato, soprattutto nel primo quadrimestre, perché il bambino potrebbe sedersi e diminuire il suo impegno. Nel caso succedesse, e succede, abbassargli il voto nel secondo quadrimestre sarebbe un atteggiamento distruttivo che potrebbe mortificarlo. Quindi, in genere, nel primo quadrimestre sto bassa per poi premiare i bambini nel secondo. Non mi piace livellare tutti i voti, e infatti cerco di compensare direttamente con i bambini, dandogli soddisfazione nel quotidiano quando correggo compiti e verifiche, ma è frustrante poi, a fine quadrimestre, dover tradurre tutto in un livello intermedio. Poi diventa difficile anche spiegarsi con i genitori, perché bisogna fargli capire il sistema e i limiti che sono stati imposti a noi insegnanti.”

Detta così, non mi stupisco più del fatto che nella pagella di mia figlia ci sia una sfilza di “intermedio”, anche se in casa continua a esserci un po’ di discussione perché suo padre è deluso per l’“intermedio” in educazione fisica.

A tutti gli effetti questo elenco rimane poco gratificante, anche se mi rendo conto che quello che dicono le insegnanti intervistate è verissimo: “Dipende tutto dal clima che si instaura in classe con i bambini”. Infatti, in casa nostra è rimasta l’insoddisfazione del papà per il voto in ginnastica, ma mia figlia, a parte chiedere “in che senso ‘intermedio’?”, non ha poi fatto una piega; anzi, forse se non gliel’avessi detto io non mi avrebbe neanche chiesto della pagella. Tanto il confronto con le sue maestre ce l’ha a scuola tutti i giorni.

CONDIVIDI

Leggi anche