Fare cultura da cacciatori di uragani

Quando FiordiRisorse cominciò a parlarmi della sua nuova creatura, un giornale (sì, un giornale, la “cosa” che più si avvicina a un bambino), ne fui felice. Avevo vissuto quel momento anni prima quando decisi, alla fine di una vita spesa per il business e il management, di creare una curiosa Casa Editrice, GranTorino Libri, metà film, […]

Quando FiordiRisorse cominciò a parlarmi della sua nuova creatura, un giornale (sì, un giornale, la “cosa” che più si avvicina a un bambino), ne fui felice. Avevo vissuto quel momento anni prima quando decisi, alla fine di una vita spesa per il business e il management, di creare una curiosa Casa Editrice, GranTorino Libri, metà film, metà squadra di calcio. Un modo di fare cultura attraverso un processo di social business. L’idea era creare una “cosa” ove attraverso l’investimento a fondo perduto di un editore (io) e il lavoro totalmente gratuito (mio) e di importanti professionisti (amici) fosse possibile pubblicare, in assoluta libertà e senza i normali, pesanti vincoli editoriali, libri giudicati validi, dando i profitti tutti in beneficienza. Ciò significò essere imprenditori rigorosi durante il processo editoriale e benefattori nella fase di distribuzione dei profitti. Che altro se non una delle forme più avanzate di Social Business?

Ho immaginato il profondo processo intellettuale che FiordiRisorse ha percorso per arrivare a questa decisione, così piena di sogni e di coraggio. Era ciò che avevo provato io quando, in tarda età, decisi di non fare più il mestiere della vita, il manager, ma diventare imprenditore. Allora, a me venne improvvisamente alla mente una similitudine, che mi apparve subito curiosa. Non ricordavo se l’episodio era avvenuto nel Middle West o nel Sud degli Stati Uniti, l’America dove vissi e lavorai più a lungo, l’America che amo e nella quale mi riconosco, non certo quella “fighetta” e corrotta delle grandi città sulle Coste dove vivono orrendi individui targati NYT, Wall Street, Hollywood, o peggio le felpe californiane dei Big Data.
Qui conobbi, e ascoltai la sua storia, un “grande vecchio” che si definiva l’ultimo, solitario cacciatore di uragani. Oggi questo lavoro viene svolto in modo scientifico dai satelliti e dai piloti della National Oceanic and Atmospheric Administration presso la base di Talpa. Un tempo veniva invece praticato da piloti privati che, con aerei leggeri, cercavano di bucare il muro (come si diceva in gergo) per poter penetrare nell’occhio dell’uragano, e poter così raccogliere informazioni atte a valutare, genesi, forza, percorso dello stesso. Un mestiere, meglio una missione, ad alto tasso di guadagno ma ad altissimo rischio di vita. Con tutti i distinguo del caso, mi identificai con lui e divenni un curioso imprenditore dai capelli bianchi, che cercava costantemente di penetrare nell’occhio dell’uragano.
Auguro ai protagonisti di FiordiRisorse, giovani e coraggiosi come sono, di “bucare il muro”, entrare anche loro nell’occhio dell’uragano (il mitico mercato), raccogliere insieme ai loro lettori tutti i dati utili per le loro attività, e uscirne vincenti. Un’unica raccomandazione: oggi, in qualsiasi attività umana, l’aspetto più rilevante, perché il più raro e il più carente per la pessima educazione scolastica e spesso famigliare ricevuta, è l’execution: l’unico differenziale che ci colloca o meno nella “parte sinistra della classifica della serie A”.
Senza Filtro è un titolo magico.

CONDIVIDI

Leggi anche

Imprese in crisi e “bancabilità” del temporary management

L’attuale situazione di crisi in cui versano molte aziende è spesso frutto della scarsa “managerializzazione” tipica di moltissime PMI italiane, di stampo familiare, che spesso, nelle figure staff chiave accanto all’imprenditore (in primis l’area finanziaria, sempre delicatissima) vedono figure di familiari o persone di fiducia. Si dice infatti spesso che “gli imprenditori prediligano la fiducia […]