Il Lato A di Alberto Balocco

Scarica il podcast della puntata. Se esiste la persona perfetta per raccontare la sua vita attraverso la musica nel Lato A di Natale questa è senza dubbio Alberto Balocco. Ci incontriamo a Fossano, dove è nato e ancora oggi vive, e dove ha sede l’azienda di famiglia. In una fredda serata di inizio dicembre mi riceve come […]

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Se esiste la persona perfetta per raccontare la sua vita attraverso la musica nel Lato A di Natale questa è senza dubbio Alberto Balocco. Ci incontriamo a Fossano, dove è nato e ancora oggi vive, e dove ha sede l’azienda di famiglia.

In una fredda serata di inizio dicembre mi riceve come un amico che non conosce ancora, con la semplicità diretta e molto sabauda di chi è consapevole che la sola forma non può mai sostituire la sostanza. E dopo pochi secondi, a valle di una lunga giornata di lavoro, mi sta già raccontando la sua storia, fatta di principi solidi, sacrificio e passione. E un sapiente mix di tradizione, innovazione, e naturalmente musica.

A dire il vero il primo incontro con la musica non fu dei migliori perché, a causa di un maestro poco empatico, la sua carriera di chitarrista classico finì prima ancora di cominciare. Così quel bambino determinato decise che la musica sarebbe stata, invece di una strada da percorrere, una compagna del cammino verso ciò che lo attendeva nella vita.

Negli anni del liceo ci fu il primo vero momento di avvicinamento alla musica, con il fascino esercitato dalle band e dagli artisti inglesi e americani, anche in coerenza con una sua visione della musica come distrazione, puro piacere, una sorta di massaggio rilassante alla mente. In Italia era infatti il periodo del cantautorato e della musica impegnata, di denuncia, lontana da ogni spensieratezza.

Il momento nel quale Alberto acquistò il suo primo disco fu una gita a Parigi in seconda liceo. Si trattava di un mitico, e per l’epoca anche costoso, picture disc: era Let’s Groove degli Earth Wind and Fire.

Alberto non ha mai voluto considerare arte e cultura come uno status symbol o un momento che richiedesse impegno e concentrazione, ma un momento nel quale trovare relax e riposo, apprezzando il bello e ricaricando le batterie. Infatti si è sempre impegnato molto in ogni ambito, nello studio prima e nel lavoro poi, applicandosi e competendo quasi con spirito agonistico.

A partire dalla metà degli anni Ottanta Alberto si iscrisse all’università a Torino. Il papà gli aveva chiesto di entrare in azienda, e così si è laureato perfettamente in corso e nei primi mesi del 1990 ha iniziato a lavorare. Erano gli anni dell’House music, quella nata nei garage di Chicago e successivamente portata in Italia con eccellenti risultati.

I Black Box erano un trio di ragazzi italiani che costituiva la punta di diamante della musica House italiana, o Spaghetti House, e che aveva successo in tutto il mondo, tanto da piazzare nel 1989 un singolo al primo posto in Gran Bretagna. Poco tempo dopo, la loro Everybody Everybody era entrata nella top ten americana.

All’inizio degli anni Novanta Alberto ha incontrato Susy, con la quale poco tempo dopo è andato a convivere e che ha sposato dopo qualche anno. Ma essendosi sposati quando già vivevano insieme decisero che in futuro non avrebbero festeggiato la data del loro matrimonio, ma quella del loro primo incontro, durante una vacanza a Capri nel 1990, la sera del 21 settembre.

Ancora una volta la musica gli avrebbe riservato una grande sorpresa: infatti uno dei brani degli Earth Wind and Fire che Alberto aveva amato da subito, tanto da farlo diventare il suo preferito pur senza un’apparente ragione, era September.  

Le prime parole del brano, ascoltato per la prima volta al liceo, avevano visto più lontano di lui:

Do you remember / the 21st night of September?

Love was changing the minds of pretenders

While chasing the clouds away  / Our hearts were ringing

È forse anche per questo che la musica è diventata sempre più un vero e proprio fabbisogno primario, una terapia rilassante, un antidoto allo stress quotidiano.

In particolare, Alberto divenne un appassionato ascoltatore di video musicali: nacque infatti Videomusic e arrivarono le prime VHS di video freschi, rilassanti e divertenti, che avevano il potere di sfogare la tensione e lo stress; un calmante naturale, una sorta di catartico erase and rewind.

L’evoluzione della tecnologia negli anni ha reso la fruizione sempre più facile, e per questo ancora maggiore: l’avvento di MTV, il passaggio ai CD e poi agli MP3, You Tube, Vevo, Spotify e Apple music.

Oggi, salvo le rare volte in cui la tradisce a favore del notiziario della BBC, la musica lo accompagna nella sua quotidiana camminata che lo porta in ufficio di prima mattina. Ed è proprio della storia dell’azienda che parla il prossimo brano della sua playlist.

 

Il Lato B in azienda

La Balocco è stata tra i pionieri della pubblicità, e ha alternato idee originali a testimonial speciali: dalle gemelle Kessler all’apice del successo fino a Ilary Blasi, Vanessa Incontrada e tante altre celebrità. Ma la musica che immediatamente collega Alberto alla sua azienda è quella dello spot del 1982. Fantastico era lo show del sabato sera di Rai Uno, e la star indiscussa era una cantante e ballerina italo americana: Heather Parisi. Il papà la scelse come testimonial della campagna natalizia e, riscrivendo il testo originale della canzone Cicale in riferimento al prodotto, divenne un successo incredibile e inaspettato.

La visione del mondo del lavoro di Alberto è invece rispecchiata da alcuni brani del Clash come Rock the Casbah o Spanish Bomb. La velocità sempre maggiore e la continua spinta all’innovazione, necessarie per continuare a competere con efficacia e in alcuni casi a sopravvivere, rendono il mondo del lavoro un ambito nel quale è difficile divertirsi. Chi rallenta viene superato e la sensazione di vivere continuamente in trincea, avendo inoltre la responsabilità dell’intero team, è predominante.

Per fortuna c’è la musica.

Il viaggio musicale nelle aziende continua

 

Credits:

 Snooky Records Studio by Marzio Francone

 Unsplash.com. Saxophone by A. J. O’Reilly

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