Il romanzo sul migliore dei rider possibili

In un futuro distopico i rider sono controllati da un algoritmo che gestisce ogni aspetto della vita. Ma uno di loro è felice lo stesso. Recensiamo “Candido” di Guido Maria Brera con il collettivo I Diavoli.

Ce ne frega qualcosa dei rider? Ci importa davvero di quanto (poco) guadagni il fattorino che ci porta la pizza quando piove, abbiamo il frigo vuoto e zero voglia di uscire? Ci siamo mai davvero soffermati a pensare a quante (poche) tutele abbia il ragazzo a cui allunghiamo quattro spicci di mancia controvoglia?

Non possiamo dire di non sapere. Dello sfruttamento a cui sono sistematicamente sottoposti i rider delle startup milionarie di consegna di cibo a domicilio – o di qualunque merce sia trasportabile a mezzo bici – si parla da un bel pezzo, sui giornali, al tg, in rete. Di questi schiavi di nuova generazione fanno notizia a volte le proteste, altre le sentenze di tribunale a loro favore, sempre più spesso fatti di cronaca nera: rider investito durante le consegne, rider muore per pochi euro, rider e padre di famiglia travolto da un’auto, pianista jazz diventato rider muore d’infarto durante una consegna, rider picchiato e derubato, rider aggredito durante i festeggiamenti per la vittoria dell’Italia, e così via.

Chi sono davvero i rider? A questi «schiavi dell’algoritmo» è dedicato il romanzo Candido, scritto da Guido Maria Brera con il collettivo I Diavoli, ora in libreria per La Nave di Teseo. Una riscrittura filologica del Candido di Voltaire, un romanzo distopico ambientato in un futuro che potrebbe concretizzarsi tra cinque minuti; un atto d’accusa che, senza tanti complimenti, mette sul banco degli imputati il capitalismo contemporaneo e le disuguaglianze sociali che genera, spesso nella nostra totale indifferenza.

L’odiosa distopia dello sfruttamento dei rider

Candido è uno dei personaggi letterari più irritanti che mi sia mai capitato di incontrare: è un rider (che crede di essere) felice, sempre sorridente e pieno di entusiasmo, convinto di vivere nel migliore dei mondi possibili (mi ricorda la favoletta del commercialista-diventato-rider-felice pubblicata di recente da un noto quotidiano, rivelatasi piuttosto inattendibile a un controllo più approfondito dei fatti).

Un mondo dove l’algoritmo del social network Voltaire sorveglia ogni aspetto della sua vita, e dove si campa grazie a crediti sociali ricreativi, sanitari o alimentari, ottenuti in base alla quantità di lavoro prodotto e ai comportamenti tenuti. Il guru di Voltaire è un certo Pangloss, che appare come un ologramma sulle facciate dei palazzi ed elargisce frasette motivazionali come «non cresciamo quando le cose sono semplici. Cresciamo affrontando ardue sfide».

«Che senso ha rompersi il culo sul sellino tutto il giorno per portare a casa cinquanta crediti, se ti va bene, mentre ‘sta gente ne guadagna a migliaia senza fare un cazzo?», si chiede Spillo, con più lucidità di quanta potrà mai averne l’amico Candido. E ancora: «Siamo la prima generazione cui non solo è stato tolto il futuro, ma è stata rubata la possibilità stessa di poterlo anche solo immaginare», dice una delle tante rider battagliere di questo libro, alla quale Candido ribatte che «siamo davvero fortunati, facciamo un lavoro all’aria aperta nelle ore e nei giorni che preferiamo, senza obblighi e senza dover rimanere chiusi in un ufficio. E se ci viene a noia, possiamo trovarne un altro quando ci pare».

E ci mancava solo che si mettesse a decantare le bellezze di essere imprenditori di se stessi.

Perché leggere Candido

Guido Maria Brera è un nome di spicco nella finanza internazionale: a meno di trent’anni ha fondato il gruppo Kairos, oggi è a capo degli investimenti del Gruppo Kairos Julius Baer. Ma si tratta di dettagli che forse dicono poco a chi non frequenta quel mondo: aggiungo quindi che lo si vede spesso nei talk televisivi ed è sposato con la conduttrice Caterina Balivo (lo segnalo per il gusto di parlare di un “marito di” invece della solita “moglie di”).

Un uomo di successo, si direbbe, e forse ancora di più un professionista in grado di guardare con lucidità alle storture di un sistema in cui è (siamo) dentro fino al collo: nel 2014, sempre per La Nave di Teseo, Brera ha raccontato i retroscena del mondo dell’alta finanza nel libro I diavoli. La finanza raccontata dalla sua scatola nera, diventato la serie tv Sky con Patrick Dempsey e Alessandro Borghi nella parte degli squali della finanza: ricchi sfondati e potentissimi, sì, ma con una vita francamente d’inferno che passano tutta in ufficio. Chissà a che gli servono le villone e i mega-appartamenti di design.

Candido è un libro che nasce dall’urgenza di raccontare una nuova generazione di schiavi prodotti dalla tecnologia e sfruttati dal capitalismo, di rendere visibile una categoria di lavoratori a cui troppo spesso riserviamo solo un’occhiata distratta («noi siamo con loro, questo libro è anche per loro», si legge nell’ultima pagina).

La storia di Candido sta per diventare un film, coprodotto dai Diavoli: chissà se manterrà lo stesso ritmo tiratissimo del romanzo, che non ammette pause e distrazioni. A volte, durante la lettura, ho sentito l’esigenza di tirare il fiato. Non vale solo per i rider: a volte è necessario «dire no, rifiutare, sottrarsi, disobbedire».

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