Per Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved, “la presenza di imprese zombie pesa sul sistema produttivo, perché distrae capitali che potrebbero garantire rendimenti più alti e maggiore produttività altrove, rende difficile l’accesso al credito a imprese sane e startup, contribuisce alla stagnazione e disincentiva l’ingresso di nuovi operatori, aumenta il costo del denaro ed espone maggiormente il sistema alla trasmissione di shock finanziari. La crisi generata dal COVID-19 è stata gestita con aiuti e prestiti. Ora però servono interventi mirati, basati su strumenti, dati e tecnologie che permettono di fare uno screening corretto delle imprese su cui investire”.
“Nel biennio 2020-21, a ricevere finanziamenti è stato il 28,8% (8.102) delle aziende considerate zombie nel 2019 e ben il 69,6% di esse (contro il 43,1% di quelle non finanziate) è riuscito a rimettersi in sesto grazie a 3,1 miliardi di euro di sovvenzioni”, spiega il Cerved nel suo studio Anatomia delle imprese zombie pubblicato nell’aprile 2023. “Tuttavia, il restante 30,4% è uscito dal mercato o è tuttora zombie, portando con sé 1,3 miliardi di finanziamenti andati perduti. In totale, nel biennio 2020-21 le aziende zombie risanate hanno superato le 40.000 unità”.
Alcuni settori sono più coinvolti di altri nel fenomeno: lavorazione dei metalli, logistica e trasporti, chimica e farmaceutica, servizi assicurativi, finanziari e non finanziari, largo consumo, elettromeccanica e sistema casa sono tra quelli più coinvolti, ma anche tra quelli che con più velocità si sono risanati, mentre sembra più complicato rientrare per il sistema moda, i mezzi di trasporto, le costruzioni, i carburanti, l’energia e le utility, l’elettrotecnica e l’informatica (tra 43,5% e 47,9%).
Un ruolo importante è quello giocato dal Fondo di garanzia, che facilita l’accesso al credito delle PMI e dei professionisti, istituito presso il ministero delle Imprese: secondo il Cerved, è da lì che provengono i 3,1 miliardi con cui si sono riprese sette zombie su dieci (69,6%, contro il 43,1% delle non finanziate) rientrando a pieno titolo nel mercato. Sempre dal Fondo provengono gli 1,3 miliardi andati persi.
Ricostruendo l’evoluzione delle imprese zombie in Italia negli ultimi dieci anni, e integrando le serie storiche dei bilanci di tutte le società di capitale italiane, gli score di rischio (Cerved Group Score) e le chiusure di impresa, i dati evidenziano grande mobilità in entrata e in uscita dal perimetro delle imprese zombie.
Più della metà delle zombie 2019 risultano “sanate” nel 2020 (14.566). Nel 2021 la ripresa economica spinge fuori dal perimetro ben 27.763 imprese, ma allo stesso tempo se ne registrano 10.806 di nuove. In totale, come già affermato nel rapporto Cerved, nel biennio 2020-21 le aziende zombie risanate hanno superato le 40.000 unità. Partendo dalle imprese zombie del 2019 e seguendo il loro ciclo di vita, emerge che nel 2021 oltre il 50% (14.264) risulta sanato. Le zombie del 2019 uscite dal mercato a seguito di una procedura grave (2.865) o non più attive (3.496) sono 6.361 (il 22,6%). Il 26,6% delle zombie 2019 (7.474) si trova nella stessa condizione nel 2021, alle quali se ne aggiungono 15.788 di nuove rispetto al 2019.
Photo credits: teem.com