La GDO delle famiglie venete, non delle insegne

Quando mi è stato chiesto questo articolo su lavoro e GdO in Veneto, ho tentennato. Che cosa potevo scrivere che già non si sapesse? Poi ho ripensato ai viaggi recenti fatti nel Nord Est, alla scoperta di realtà locali, alcune molto grandi come Unicomm, associato Selex, con l’intervista a tutto tondo al cavaliere Marcello Cestaro, […]

Quando mi è stato chiesto questo articolo su lavoro e GdO in Veneto, ho tentennato. Che cosa potevo scrivere che già non si sapesse?

Poi ho ripensato ai viaggi recenti fatti nel Nord Est, alla scoperta di realtà locali, alcune molto grandi come Unicomm, associato Selex, con l’intervista a tutto tondo al cavaliere Marcello Cestaro, e altre minuscole come quella con SoleMarket, associato Despar. E poi tanti altri sono emersi, andando più indietro nel tempo; incontri fuggevoli, una stretta di mano, altri più lunghi, magari davanti a un caffè (in Veneto sono pochi i pranzi di lavoro) e mi sono chiesta che cosa hanno in comune tra di loro i distributori veneti. Ne ho ricavato tre grandi titoli: famiglia, lavoro, religione. E il lavoro è sempre centrale nella vita delle famiglie.

 

Il Veneto del retail: una tradizione di lavoratori

Infatti i retailer veneti, grandi o piccoli che siano, sono grandi lavoratori. Quasi sempre nati dal poco o dal nulla, hanno saputo creare piccoli imperi: pensiamo ai Tosano con i loro supermercati, un gruppo fondato a Cerea, nel Basso veronese, nel 1970; oggi contano 2.600 dipendenti, di cui 850 impiegati tra il centro logistico di Palesella di Cerea e i punti vendita di Legnago, Cerea e Bovolone. Poi ci sono i Brendolan, con i loro sedici supermercati e il centro di distribuzione; i corteggiatissimi Canella, con il loro gioiello Alì, catena che ha fatto gola a tanti ma che è rimasta saldamente in mano alla famiglia. “La mia fortuna – ha affermato il presidente e fondatore, Francesco Canella – è quella di essere nato povero”. Una fame che oggi ha prodotto 111 punti di vendita tra Veneto ed Emilia-Romagna e 3.500 dipendenti.

Poi i Rossetto, arrivati alla terza generazione con 24 punti di vendita, tre centri di distribuzione, e quasi 1.500 collaboratori. E poi tanti altri, famiglie che talvolta danno nome all’insegna, talaltra, quasi tutti negli anni Sessanta-Settanta, hanno scelto un nome di fantasia. Non dimentichiamo il leader dei discount, l’italianissimo Eurospin che vede tra i suoi quattro soci fondatori anche la famiglia Mion, una vera e propria dinastia giunta alla terza generazione, che oltre al 25% di Eurospin controlla il gruppo della grande distribuzione Migross, una novantina di punti di vendita nel vicentino e nel veronese. Infine (ma ce ne sono altri) EcorNaturaSì, il bio retailer italiano che ha la sede a Verona.

 

I distributori veneti da una generazione alla successiva

La famiglia come valore, in tutte le sue sfaccettature: la famiglia è, per le realtà più piccole, anche forza lavoro. Figli, generi e nuore sono tutti coinvolti nel far girare un business che, di per sé, non ha grande marginalità e il cui costo più alto è proprio il lavoro. Così prime e seconde generazioni lavorano fianco a fianco, in maniera calvinista, dediti al 100% al lavoro. Tutti tranne la mamma: la matriarca non lavora nei negozi, ma è la figura centrale di questo mondo; colei che permette a tutti gli altri di lavorare serenamente e senza tregua, facendo la nonna e la vivandiera, occupandosi di figli e nipoti.

“Nel 1969 si faceva tutto!”, racconta Giorgio Simion, SoleMarket. “Nel 1973, ho aperto per Cadoro un negozio a Portogruaro. A quel tempo il direttore assumeva il personale, seguiva le ristrutturazioni anche cercando personalmente gli imbianchini, faceva baruffa con i frigoristi. Adesso ho la fortuna di avere personale specializzato e di non avere pensieri: per esempio per la frutta e verdura so che il personale ormai è collaudato, così per la macelleria. Mia figlia è già entrata nella gestione, coordina il lavoro, compone gli orari con i dipendenti, decide insieme a loro i prodotti da evidenziare, fa ricerca di personale, segue la concorrenza e sostituisce le assenze impreviste”. Insomma, un valore da tutti i punti di vista.

Il passaggio generazionale è sicuramente una delle crucialità con cui la distribuzione si sta confrontando. Il leitmotiv è ben espresso da Simion: “Mi dico sempre che a un certo punto bisognerebbe avere il buon senso di andare via. Cerco di dare l’esperienza della motivazione, un aiuto che serve a fare lavorare meglio gli altri”. Sta di fatto che si assiste un po’ a un tira e molla (che non è solo del Veneto) in cui i padri, abituati a lavorare 14 ore al giorno, non concepiscono la propria vita senza l’impegno del lavoro, e i figli, pronti da tempo a prendere le redini del comando, devono quindi stare al passo. Francesco Canella, 86 anni compiuti, ogni tanto annuncia che andrà in pensione (lo ha fatto il dicembre scorso), ma non molla la presidenza di Ali Supermercati.

La famiglia è un valore anche pensando ai dipendenti. Le chiusure domenicali, infatti, sono state avallate da più parti nel mondo del commercio veneto: Eurospin ha addirittura fatto un proclama in questo senso. Marcello Cestaro, Unicomm, uno dei fondatori della distribuzione moderna, intervistato da Mark Up nel suo quartier generale, ha dichiarato a questo proposito: “Va bene, le domeniche rimangano pure aperti, ma almeno le dodici festività infrasettimanali, Pasqua e Natale, almeno queste le vogliamo rispettare? Viviamo in un Paese cattolico: ci sarà pure qualcuno che vuole andare in chiesa”. Eurospin, visto le recenti dichiarazioni del Governo, ha diffuso un comunicato proprio in questo senso: “La domenica è un giorno importante, tradizionalmente dedicato agli affetti, alla cura di sé e al riposo. L’apertura domenicale risponde a una richiesta di servizio al cliente, ma il sacrificio è secondo noi eccessivo. Per questo sentiamo il dovere di schierarci a favore di regole nuove”.

La famiglia è fatta dai dipendenti. Ci sono quelli anziani, fedelissimi, che si riconoscono nell’insegna, che hanno lavorato gomito a gomito con l’imprenditore di cui sanno tutto, e al quale riconoscono un ruolo che va al di là di quello del datore di lavoro.

 

Un legame col territorio che va oltre le etnie

Si lavora tanto nei supermercati, un lavoro duro, difficile, con tanta concorrenza, ma a queste famiglie viene riconosciuto un ruolo sociale, di connessione al territorio, come racconta Simion: “La relazione con il territorio è importantissima. Le faccio un esempio: ogni anno mettiamo a disposizione dieci borse di studio da 300 euro l’una e gli insegnanti decidono a chi darle e con quale criterio”. Simion ha anche rimesso a nuovo un parco giochi del piccolo centro dove vive, cosa di cui va fierissimo. Eurospin ha realizzato un nido per i figli dei dipendenti, mentre Cestaro è da più di vent’anni presidente del Basket Famila Schio. Il legame famigliare si estende dunque al territorio, molto forte è con il mondo agricolo, che rifornisce i negozi di quello che oggi è chilometro zero, ma che qui è sempre esistito.

In questo Veneto ancora rurale, la distribuzione moderna è fatta di facce, di nomi e cognomi, non di insegne. Non sono dei santi, l’abbiamo detto; la concorrenza è dura, ma ognuno nel suo territorio ha voce in capitolo e la consapevolezza che, se il territorio sta bene, anche il business fila.

Dimenticavo. Quando si parla di lavoro, la razza in Veneto non conta e nemmeno il colore della pelle: l’importante è lavorare, lavorare, lavorare. Chi lavora bene è premiato; chi non lo fa è fuori.

 

Photo credit by Bernard Hermant on unsplash

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