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Come si fa a riconoscere un oggetto di valore da una patacca? “Solo in un modo: affidandosi a venditori affidabili, da tempo sul mercato”. Michelangelo Coltelli, 45 anni, bolognese, è figlio di figli di gioiellieri, da più di 180 anni sul mercato. Le sue parole non sono uno spot all’attività di famiglia, piuttosto un modo […]
Come si fa a riconoscere un oggetto di valore da una patacca? “Solo in un modo: affidandosi a venditori affidabili, da tempo sul mercato”. Michelangelo Coltelli, 45 anni, bolognese, è figlio di figli di gioiellieri, da più di 180 anni sul mercato. Le sue parole non sono uno spot all’attività di famiglia, piuttosto un modo per discriminare il metallo prezioso dal luccicare finto, il vero dal falso, una notizia confermata da una bufala acchiappalike.
Chiusa ogni giorno la serranda di famiglia, infatti, Michelangelo si mette al computer per decifrare i “QUESTO NON TE LO DIRA’ MAI NESSUNO”, oppure “I GIORNALI NON NE PARLANO” e i “CONDIVIDI SE SEI INDIGNATO”. È, nella sostanza, fondatore e anima di Butac.it, “Bufale un tanto al chilo”, tra i principali siti attivi nella battaglia contro le fake news, nella traduzione italiana notizie false.
Per dare una previsione sul mercato del falso giornalistico: “Nel 2022 il pubblico occidentale consumerà più notizie false che vere e non ci sarà sufficiente capacità materiale o tecnologica per eliminarle”, con le parole del rapporto Gartner, fonte Ansa.
Previsioni, da prendere con i dubbi del caso, che si sposano ad altri dati: “Più del 50% degli italiani ammette di essere caduto nel tranello delle fake news almeno una volta nell’arco dell’ultimo anno”, fonte l’Istituto statistico Doxa sul 2017.
Il 2018 che volge al termine, però, è un anno simbolo, vista la concomitanza delle elezioni, quindi un’occasione ghiotta per i bufalari, consapevoli o meno, di inquinare il campo di gioco. Nelle diapositive mese per mese spiccano alcune fake news diventati virali.
La donna migrante era stata soccorsa dalla nave spagnola Open Arms il 17 luglio 2018, a 80 miglia dalla costa libica, come raccontato da Annalisa Camilli per Internazionale. Gli occhi spalancati della donna, camerunense, erano diventati lo schiaffo dello shock del restare 48 ore in mare, unica sopravvissuta, circondata da cadaveri di bimbi e madri aggrappati a pezzi di legno.
A spezzare però ogni dibattito sulle responsabilità, tra naufragio o omissione di soccorso, era stato un particolare: le unghie rosse della donna, riprese in una foto. L’odio della rete aveva vomitato per giorni, paventando una “pacchia” a bordo, dubbi sul fatto che la donna “non avesse le mani spugnose tipiche di chi sta in acqua a lungo”, salvo poi scoprire, sempre con Annalisa Camilli: “Ha le unghie laccate perchè nei quattro giorni di navigazione per raggiungere la Spagna le volontarie di Open Arms le hanno messo lo smalto per distrarla e farla parlare. Non aveva smalto quando è stata soccorsa, serve dirlo?”, fonte Ansa.
Tra i destinatari prediletti di bufale lo scrittore di Gomorra, Roberto Saviano. Sull’omicidio e lo smembramento di Pamela Mastropietro prima e sull’attentato razzista di Luca Traini poi, avrebbe scritto, rispondendo a Tommaso Longobardi: “Ti perdi un piccolo dettaglio: il nigeriano non poteva sapere che fare a pezzi una persona sia un reato in Italia. Il leghista invece sapeva benissimo che sparare è un reato”.
Il nigeriano è Innocent Oseghale, sotto processo a Macerata per lo scempio sulla giovane Pamela. Il leghista è lo sparatore Traini, condannato a dodici anni per tentata strage: “Volevo vendicare Pamela”, si è giustificato dopo aver sparato a casa sui migranti e sulla folla.
Secondo il tweet Saviano avrebbe difeso il nigeriano. Era un falso: “Gira sui social questa aberrazione che mi imputa affermazioni mai fatte e mai scritte”, ha scritto Saviano il 7 febbraio 2018 sulla sua pagina Facebook.
A chiudere la lista, breve rispetto all’enormità del materiale, le sempreverdi bufale su Laura Boldrini. L’ultima è sul fantomatico Alessandro Boldrini, “figlio dell’ex presidente della Camera, che gestisce 10 cooperative per immigrati e percepisce 6.000 euro di stipendio mensile”.
La tecnica la spiega Michelangelo Coltelli: “È la fotocopia di altre mille che abbiamo visto circolare: si prende una foto con un soggetto X, ci si scrive che è parente del politico Y e la si fa circolare dando a intendere che abbia privilegi che noi comuni mortali non abbiamo”.
Nella grande famiglia delle fake news le principali categorie sono la misinformation e la disinformation. La prima può prevedere la buona fede: “C’è un fondo di verità – spiega il fondatore di Butac – ma per errore o malafede viene spacciata in modo diverso”. La disinformazione, invece, è “deliberatamente falsa”.
Il caso più recente di misinformation lo racconta lo stesso Coltelli: “Una donna picchiata da un gendarme in Francia”. Qualcuno in rete ne approfitta per strumentalizzare: “Nella Francia di Macron succede che una donna venga aggredita fisicamente senza alcuna ragione dalla Gendarmerie. Quelli che qui in Italia vedono il fascismo anche nella pasta e fagioli però non dicono nulla. La loro ipocrisia è vomitevole”. Salvo poi scoprire che il video non ha niente a che fare con le proteste dei Gilet Jaunes di questi giorni, e che si riferisce al 2016, a Tolosa. Una reazione violenta, raccontata dal Daily Mail, “testata poco affidabile” per Coltelli, che non avviene nella Francia di Macron, ma in quella di Hollande.
Nella classifica dei temi privilegiati tre non conoscono crisi. L’immigrazione, per cui “la caccia all’uomo nero” è ovunque, compreso un video di un carabiniere aggredito probabilmente da tifosi laziali e fatto invece girare come un’aggressione subita da un gruppo di migranti.
Quindi l’antieuropeismo, per Coltelli “un tema sempre molto forte”, così come la medicina, “che tira e fa sempre danni”.
Come se ne esce? Nella suddivisione delle responsabilità due categorie emergono su tutte. I giornalisti, chiamati a una verifica sempre più scrupolosa (il fact checking, N.d.R.), senza necessariamente inseguire la guerra dei clic. Gli insegnanti a scuola nel favorire un pensiero critico, pensando che una notizia non debba confermare un punto di vista personale, ma fornire uno spunto per riflettere, anche diverso.
Nel mezzo, un decalogo antibufale utile per tutti, a firma Milena Gabanelli:
In un cerchio a chiusura la discussione torna sull’affidabilità, di un gioielliere per dire che “signora questo gioiello è una patacca” oppure “è oro vero”, di una testata e di una firma dietro un servizio giornalistico. La domanda, forse l’unica, la pone Milena Gabanelli: “Se sei informato male, poi, come fai a scegliere quello che è meglio per te?”
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