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Lavoratori dello spettacolo e sindacati in piazza il 30 ottobre a Napoli: la manifestazione ne reclama i diritti e denuncia le difficoltà del settore.
Il primo lockdown dei mesi di marzo, aprile e maggio ha spento le luci di molti palcoscenici, taluni dei quali da allora sono rimasti al buio. Una chiusura di botteghini e sipari che ha destabilizzato economicamente tutto l’indotto del settore: teatri, cinema, spazi culturali, arene. Un disagio non colmato neanche con le misure di sostegno messe in campo dal governo. Un danno che ferisce ancora di più i lavoratori dello spettacolo precari e occasionali.
Durante i mesi di giugno, luglio, agosto e settembre solo le grandi produzioni cinematografiche e le grandi compagnie teatrali sono riuscite a tornare sul palco e a sentire il suono degli applausi, anche questi contingentati.
La maggior parte dei lavoratori, tra artisti, comici, cantanti e ballerini, non ha ancora indossato scarpette e costumi per ritornare in scena. A questi si aggiungono tutte le figure dell’indotto: le maestranze tecniche, tra cui fotografi, operatori di ripresa, tecnici delle luci e del suono, elettricisti, costumisti e sarti, scenografi, coreografi e animatori dello spettacolo.
Sono 400.000 lavoratori dello spettacolo, di cui 13.000 in Campania, e solo il 10% di loro ha lavorato occasionalmente alla fine del lockdown, fino a inizio autunno. Sono stati cancellati 7.700 spettacoli a fronte di un incremento della precarietà. Il reddito medio, su retribuzione annua del lavoratore dal vivo, è inferiore a 3.000 euro, e per i lavoratori dell’audiovisivo a 847 euro. Il 63% dei lavoratori è costretto al lavoro in nero, e la maternità e la malattia non vengono riconosciute negli accordi dell’ingaggio come diritti fondamentali.
Il 30 ottobre, dopo gli infermieri e i commercianti, sono scesi in piazza con il loro grido di disperazione rivolto al governo Conte e alle sue misure anti-contagio, che vedono la chiusura e la limitazione delle attività, dei tempi di apertura, dei luoghi e degli spazi, con conseguente danno economico per tutte le professionalità dell’indotto di settore.
“L’assenza spettacolare” è il titolo dell’iniziativa. In campo al fianco dei lavoratori ci sono anche i sindacati, tra cui FISTel-CISL (Federazione Informazione Spettacolo e Telecomunicazioni). Sono necessarie importanti azioni a tutela dei diritti e della dignità di ogni lavoratore.
Nove sono le azioni e misure proposte da attivare e implementare:
SLC-CGIL e UILCOM, assieme a FISTel-CISL, guardano a tutto il territorio nazionale, che mostra notevoli differenze tra una regione e l’altra.
Uno dei settori di maggior preoccupazione sono gli spettacoli dal vivo, tra cui i concerti programmati e concepiti in spazi all’aperto per la bella stagione, che saltano fino a data da destinarsi. Rischiano anche la cancellazione, a causa delle manovalanze e maestranze tecniche che emigrano verso altri lavori e produzioni del settore in cui vi è una possibilità di messa in scena più concreta.
A parte i teatri pubblici e le fondazioni dedicate all’opera lirica, che hanno occupazione stabile, il resto dei lavoratori è impiegato a tempo determinato oppure occasionalmente. Si legge nella nota stampa:
“È necessario, però, sottolineare che i lavoratori dipendenti da fondazioni liriche hanno pagato il mancato rinnovo del CCNL. Ma ancora di più hanno pagato i lavoratori precari, che non hanno ancora potuto ottenere le stabilizzazioni previste dalla legge 81/2019, che permette la definizione delle dotazioni organiche attraverso gli schemi tipo, e i lavoratori atipici che si sono visti annullare i contratti sottoscritti senza ottenere alcun risarcimento, e in qualche caso non hanno recuperato neppure le spese di trasferta. Particolarmente grave per questi ultimi l’arretrato di fatture non ancora saldate, per attività svolta negli anni scorsi. Ancora più grave, se possibile, che sui nuovi contratti di lavoro autonomo si pretenda di scrivere che nessun compenso è dovuto se gli spettacoli verranno annullati a causa dell’epidemia COVID-19.”
Nella nota stampa si afferma anche che:
“È fondamentale trovare una soluzione urgente con l’istituzione di uno Welfare, attraverso una gestione speciale degli enti, che sia adeguato a queste prestazioni discontinue, che possa riconoscere i contributi previdenziali per tutto il periodo interessato dalla pandemia, così da non aggravare ulteriormente una situazione oggettivamente già critica. Viste le attuali regole ex ENPALS per il pagamento della malattia, questa sospensione impedirà loro di accedere anche a questa tutela. Parimenti, è necessario individuare per un periodo lungo, almeno fino a tutto il 2021, una forma di sostegno al reddito certa per i lavoratori dello spettacolo.”
“È indifferibile avviare una nuova trattativa che permetta la sottoscrizione di un nuovo CCNL, che regoli tutte le professioni che sono occupate nelle fondazioni liriche, ma è propedeutica a tale definizione l’individuazione delle dotazioni organiche.”
Nonostante l’Europa nel 2007 abbia chiesto anche all’Italia di dotare di tutele specifiche i lavoratori atipici, il nostro Paese fino a oggi ha ignorato questa indicazione. La formazione, il riconoscimento giuridico delle figure professionali (legge 4/2013), i controlli reali sulla sicurezza dei lavoratori, risultano privi di concreti investimenti e attuazione al fine di garantire il “buon lavoro”.
Nella nota stampa si chiarisce come non sia “più differibile istituire un reddito che riconosca i periodi di lavoro, preparazione e formazione, adottando misure di contrasto al lavoro nero con una maggiore vigilanza e introducendo una semplificazione delle procedure e agevolazioni fiscali a sostegno della produzione e delle programmazioni. I lavoratori operano indifferentemente come subordinati o autonomi, è necessario estendere le tutele di disoccupazione e infortunio sul lavoro, completando quelle già offerte dall’ENPALS, che dal punto di vista dei contributi previdenziali distingue tra i soggetti, gli obblighi del committente, dal lavoratore dipendente”.
“È necessario scrivere i decreti attuativi della legge 175 e della legge 81, passando dalle parole ai fatti, ascoltando i soggetti rappresentativi di imprese e le organizzazioni sindacali, e superare definitivamente lo stallo che ha caratterizzato da sempre il settore dello spettacolo dal vivo.”
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