Lavorare con il nemico

A parlare di nemico si prende sempre la via più corta, la più diretta per iniziare a schierarsi di qua o di là e dare il via alle trincee pericolose della politica e dell’informazione. Le stesse scorciatoie con cui l’informazione racconta le guerre e i conflitti in giro per il mondo, rimandando solo le scene […]

A parlare di nemico si prende sempre la via più corta, la più diretta per iniziare a schierarsi di qua o di là e dare il via alle trincee pericolose della politica e dell’informazione. Le stesse scorciatoie con cui l’informazione racconta le guerre e i conflitti in giro per il mondo, rimandando solo le scene strazianti o la disperazione colta nel vivo di un bombardamento o i corpi che saltano in aria come le speranze.

Non che non serva documentare la crudeltà, ci mancherebbe. Si dimentica però la dignità del giorno per giorno di chi continua a tirare avanti i Paesi quando le telecamere si voltano dall’altra parte del mondo perché ogni guerra è una moda e come tutte le mode passa di stagione in stagione; fino a tornare, ma spesso è tardi per rimediare all’indifferenza.

Il giornalismo italiano punta a fare il suo bottino di guerra dentro le emozioni dei lettori o degli spettatori ormai in bilico tra l’apatia e l’anestesia da social network: SenzaFiltro dedica questo reportage alla vita che va avanti nei Paesi dilaniati dalla follia delle guerre, a chi lavora ogni giorno dell’anno nelle proprie città distrutte e lontane dalle attenzioni del resto del mondo, a chi resta nell’ombra semplicemente perché la tenacia e la voglia di ricostruire non attirano il grande pubblico quanto un videogame di guerra spacciato per vita reale.

Leggi il reportage “Lavorare con il nemico“, e il mensile 111, “Non chiamateli borghi“.


L’articolo che hai appena letto è finito, ma l’attività della redazione SenzaFiltro continua. Abbiamo scelto che i nostri contenuti siano sempre disponibili e gratuiti, perché mai come adesso c’è bisogno che la cultura del lavoro abbia un canale di informazione aperto, accessibile, libero.

Non cerchiamo abbonati da trattare meglio di altri, né lettori che la pensino come noi. Cerchiamo persone col nostro stesso bisogno di capire che Italia siamo quando parliamo di lavoro. 

Sottoscrivi SenzaFiltro

In copertina: Ajdabya, Libia, frontline, un insorgente si prepara alla battaglia.

Foto di Ugo Lucio Borga/Sixdegrees

CONDIVIDI

Leggi anche

Trump e la pillola rosa della presidentessa mancata

Ci vorrà ancora qualche settimana, se non mesi, per capire bene la portata dell’incredibile e inimmaginabile (per esperti e giornalisti) elezione di Donald Trump. Dovremo aspettare il diradarsi del gigantesco polverone mondiale che ha scatenato la sua vittoria per capire il vero significato della sua nomina e soprattutto della mancata elezione di Hillary Clinton. Immediatamente […]

COVID-19: la paura dei dentisti dall’Italia alla Svezia

Il premier svedese Stefan Löfven ha scelto la scorsa domenica sera per parlare del COVID-19, quando il tranquillo weekend di routine si smorzava. Intanto alla redazione di Senza Filtro continuavano ad arrivare segnalazioni di condotte professionali pericolose, in particolare in ambito odontoiatrico. Il premier, dai toni tutt’altro che perentori in materia di quarantena, ha scelto […]

Coronavirus, un italiano a Londra: “Qui le aziende erano pronte, altro che smart working. Il problema è il governo”

Vivo a Londra, e vorrei condividere con i compatrioti le mie esperienze oltremanica. In questi giorni si è scritto tanto sull’approccio del governo britannico alla pandemia causata dal SARS-CoV-2. Come sempre, orde di tribuni si scagliano a favore o contro. Si scrive e argomenta su tutto e il contrario di tutto. Molto è stato detto […]