Una cartolina dalla ventesima edizione del festival letterario “Il libro possibile”, con un focus su Francesco Costa e Giovanna Pancheri, autori di due testi sulla politica americana contemporanea.
Librai di strada e falsi miti: pagano tasse come i negozi
Altro che bohémien: quello dell’ambulante libero e felice è un mito da sfatare anche se si parla di librai. Sempre più costretto ad appoggiarsi alle vendite online, il mestiere soffre la mancanza di ricambio generazionale.
Il loro luogo di lavoro è la strada. Il loro mestiere è vendere cultura di ogni genere e grado sotto forma di libro cartaceo, sia nuovo che usato. Dai gialli di Agatha Christie alla prima edizione della vita di Casanova, dall’enciclopedia Treccani al Manuale delle Giovani Marmotte, passando per il prezioso manoscritto di Marcel Proust e il libro per bambini.
Sono dappertutto, da Milano ad Asti, da Torino a Trento, da Brindisi a Messina, fino a Catania. I nomi delle loro “aziende” itineranti sono fantasiosi come il loro mestiere: Librisottocasa, Dynamite Books, Fabiolandia, Pagine Erranti, Il bookpostino di Torino, l’Isola di Arturo, Happiness on the road, Bibliolibrò, Taberna Libraria, Ambulanza Letteraria. C’è anche chi opera da solo utilizzando come deposito libri un box, e c’è anche chi da qualche tempo ha abbandonato la strada per vendere libri online.
Nessuno sa quanti sono: gli ambulanti hanno il sindacato FIVA, ma i librai di strada non compaiono come categoria. Per trovarli bisogna andare nelle vicinanze dei mercati, agli angoli delle strade, in genere sotto i portici per prevenire il maltempo, oppure dove ci sono eventi che hanno qualcosa a che fare con la cultura. Poi ci sono gli appuntamenti fissi: a Milano, tanto per fare un esempio, una volta li trovi in piazza Diaz, accanto a piazza del Duomo; un’altra volta li trovi sui Navigli quando c’è il mercato dell’antiquariato, alla fine di ogni mese.
L’origine di questo mestiere in Italia pare che abbia origine a Pontremoli, nell’alta Lunigiana, quando i librai di strada ambulanti provenienti da paesi limitrofi esordirono nella regione disseminando il territorio di bancarelle che tra l’altro diedero il nome al prestigioso premio Bancarella.
I più itineranti dei librai di strada, quelli che non hanno rinunciato a lavorare on the road con l’avvento di Internet, si muovono in bicicletta, come Luca Santini di Milano, titolare della libreria itinerante Librisottocasa, o con il calessino a tre ruote, come Valentina Rizzi di Ostia, titolare della libreria Bibliolibrò e editore con lo stesso marchio.
“A volte sono più veloce di Amazon, ma i guadagni…”: la vita dei librai di strada
Luca Santini fino al 2013 era un libraio al chiuso e gestiva una piccola libreria in largo Mahler dove ora c’è una lavanderia gestita da cinesi.
“I costi di gestione erano troppo alti. È il destino delle piccole librerie in grandi città. Ma la mia passione per i libri e per il contatto diretto con la gente era talmente forte che una volta chiusa la libreria decisi di prendermi una licenza di ambulante e una bicicletta con un piccolo espositore e di vendere i libri nuovi dove si poteva. Ho aperto come tutti noi una partita Iva e mi sono messo per strada o in qualche bar che accettava la mia presenza”.
Ce la fai a vivere con quello che guadagni? “Diciamo che grazie al fatto che mia moglie ha uno stipendio fisso riesco a dare un buon contributo al reddito famigliare. Una giornata tipo? A tutte le ore arrivano ordini online o per telefono. Spesso mi fermano per strada, beviamo un caffè, discutiamo del libro che mi viene richiesto, passo dai grossisti e a fine giornata consegno. A volte sono più veloce di Amazon”, dice Luca con il sorriso sulle labbra.
“Il bello di questo mestiere è il rapporto diretto con il lettore. È un lavoro faticoso ma ti lascia molta indipendenza”. La pandemia quanto vi ha danneggiato? “All’inizio eravamo tutti chiusi in casa e i lettori sono addirittura cresciuti, ma il danno più grosso è stato causato dal fatto che tutti gli eventi sono saltati. Io ho perso il 35% del mio fatturato abituale”.
“Sfatare il mito dei bassi costi per gli ambulanti: paghiamo tasse come i negozi”
Valentina Rizzi, di Ostia, quarantatreenne scrittrice e titolare di Bibliolibrò, ha fatto il percorso inverso a quello di Luca Santini: è nata come libraia itinerante e ora lavora in una libreria a Ostia.
“Io vengo dal teatro, scrivevo libri per bambini e gestivo laboratori per i più piccoli. Poi le cose non sono andate per il verso giusto e così ho deciso di prendermi un’ape, aprire un conto deposito presso i fornitori ufficiali e con la licenza di ambulante ho iniziato, diciamo così, a fare incursioni artistiche sul territorio, presentando libri per bambini e video. Non potrei vivere soltanto con questa attività, ma la passione per la strada è troppo forte, è una scelta di vita. Hai presente La strada di Federico Fellini?”
Deve essere dura lavorare per strada sul vostro territorio. “Lo so a cosa ti riferisci. Al commissariamento per mafia della zona ostiense, in effetti, è assai difficile lavorare per strada dalle mie parti. E poi bisogna sfatare il mito dei bassi costi per il lavoro ambulante: noi paghiamo le tasse come se avessimo un negozio. Ci sono le rate Inps, c’è la partita Iva. Altro che la leggenda dell’ambulante libero e felice”.
“Detto questo, non rinuncerei del tutto alla strada: è troppo suggestivo questo mestiere, hai a che fare con la gente. Purtroppo da noi non c’è la tradizione dei mercati fissi, lo stipendio te lo devi guadagnare sul campo. E spesso la gente quando ti vede a un angolo di strada sull’ape crede che tu sia lì per chiedere l’elemosina.”
Il mercato di libri online non riesce a sostituire quello fisico
Paolo Tonnarelli e Luciano Zagari sono invece ambulanti milanesi della vecchia guardia. Il loro rifornimento di libri usati per anni sono stati gli appartamenti di anziane signore o signori che decidevano di svuotare le loro librerie senza neppure guardare se tra le centinaia di vecchi libri ne esisteva qualcuno di valore.
“A me è capitata la fortuna – racconta Luciano Zagari – di trovare un libro d’arte di Alighiero Boetti che valeva 20.000 euro. Ma è una fortuna molto rara”. Luciano ormai in veste di ambulante fa soltanto i mercati che si tengono una volta al mese a Milano e a Torino; per il resto la sua strada è la rete. “Ho costruito un sito dove si trovano libri politici che risalgono alla stagione degli anni Settanta. Poi è nato Maremagnum, riservato alla vendita di libri online. Con l’avvento di Internet – mi fa capire Luciano – c’è stato un salto anche dal punto di vista economico, ben più redditizio che in passato”.
Paolo Tonnarelli, ex commesso di Buscemi, ambulante di strada e nei mercati con libri usati, è pessimista rispetto al futuro di questo mestiere: “Il crollo è dovuto al fatto che non c’è ricambio generazionale. Ai giovani interessa poco intraprendere questa attività, anche perché non leggono libri, preferiscono stare sul web. Non è un caso che l’Ikea abbia drasticamente diminuito la produzione di librerie”.
“E poi parliamoci chiaro; per fare questo mestiere devi investire soldi, studiare e fare fatica senza grandi prospettive. Io tanto per capirci ho investito il TFR di ventidue anni di lavoro in un negozio di dischi e mi sono dovuto mettere a studiare i libri che mi passavano per mano. Non mi pare che i giovani coltivino questa passione. Ci sono giovani che vendono l’usato, ma le prospettive non mi sembrano rosee.”
“Poi è arrivato il COVID-19, che ha chiuso tutti i mercati. Io ho perso il 60-70% del mio fatturato. All’inizio la vendita online è esplosa, ma poi si è stabilizzata, mentre la perdita degli introiti dovuta alla chiusura dei mercati non la recuperiamo più. Credo che l’ambulante libraio resti un bel lavoro, ma di nicchia”.
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