Non c’è più la rivoluzione di una volta: quando a ribellarsi sono i potenti

Chi ha il potere non è interessato all’uguaglianza, e attua silenziose rivoluzioni per mantenerlo. Scopriamo come nella recensione di “Dominio” di Marco D’Eramo.

“Coloro che vogliono l’eguaglianza si ribellano se pensano di avere di meno, pur essendo uguali a quelli che hanno di più, mentre quelli che vogliono diseguaglianza e superiorità si rivoltano se suppongono che, pur essendo diseguali, non hanno di più, ma lo stesso o di meno degli altri […] Ovvero: i dominati si ribellano perché non sono abbastanza eguali, i dominanti si rivoltano perché sono troppo eguali. Perché sono sempre i più deboli a cercare eguaglianza e giustizia, mentre chi ha la forza non ci pensa neppure.”

Marco D’Eramo cita Aristotele con un passo tratto dalla Politica per spiegare sin dalle prime pagine del prologo quello che racconterà in Dominio, un libro in cui trova spazio, venendo ribaltato, il concetto di rivoluzione, rivisto fino al punto di obbligare il lettore a considerare il termine e le cose da un punto di vista diverso.

Dominio, l’inquietante rivoluzione dall’alto descritta da Marco D’Eramo

Di che rivoluzione scrive Marco D’Eramo? Scrive di quella rivoluzione di cui non si ha abbastanza consapevolezza e conoscenza: quella invisibile che i potenti mettono in atto contro i sudditi, e che negli ultimi decenni ha saputo cambiare di parecchio i parametri di riferimento del contesto sociale e non solo.

Perché la rivoluzione dall’alto, come viene definita, coinvolge l’economia, il lavoro, la giustizia, fino a stravolgere l’idea che le persone possono farsi della società. La rivoluzione dall’alto non guarda in faccia nessuno; cambia le dinamiche del potere e del controllo e sa cogliere ogni occasione per continuare a svilupparsi. Non importa che l’occasione favorevole sia una crisi economica colossale oppure una tragedia ambientale dalle enormi conseguenze. Quello che è necessario è continuare il percorso, la battaglia, la guerra. Una guerra che Marco D’Eramo sa raccontare accompagnando il lettore direttamente nei luoghi e tra i sistemi in cui tutto ha inizio. Luoghi e sistemi che incidono, silenziosamente ma inesorabilmente, nella vita delle persone. Ogni giorno, da anni.

Non lasciare che nessuna crisi seria vada sprecata” è una frase riportata nel testo e attribuita a Rahm Emanuel, sindaco di Chicago e ancor prima braccio destro di Obama: la sintesi perfetta di un sistema e di un modo di agire che dovrebbe far parecchio riflettere.

Si è rovesciata la rivoluzione. Colpa dell’America?

Un viaggio quello, presentato tra le pagine di questo libro che parte dai potenti Stati Uniti, a cui tutti gli altri Paesi obbediscono, poco o tanto, e ai quali tutti guardano con attenzione per capire in che direzione andare.

La geografia della rivoluzione non è meno importante della rivoluzione stessa e qui è ben chiaro il concetto. Serve avere memoria per leggere Dominio, che non si ferma ai tempi più recenti, ma è capace di andare indietro nel tempo quel tanto che basta per provare a dare un senso compiuto a ciò che succede. Perché molte volte la memoria può essere troppo corta, ma per comprendere a fondo un sistema è necessario conoscerne anche gli anfratti più nascosti e, se necessario, puntare una luce su di essi.

Dalle ideologie alle idee fino ai sistemi di donazione e di beneficenza, passando per i redditi accumulati dagli uomini più potenti del mondo, le università e la compravendita di bambini: qui nulla viene nascosto e tutto riportato alla luce, perché tutto serve a mettere in evidenza come può cambiare il concetto di rivoluzione se solo lo si osserva da una diversa angolazione.

Perché leggere Dominio

Perché è un libro semplice e immediato che fa pensare. Perché quando si parla di rivoluzione e di sistema è facile cadere nel preconcetto. È un libro breve, conciso, ma come direbbe un vecchio adagio popolare è nella botte piccola che sta il vino buono.

Questo libro va letto se si ha voglia di comprendere meglio ciò che ci circonda, e che troppe volte viene percepito come lontano da noi e dal nostro quotidiano quindi non di interesse. Invece no: è necessario informarsi, capire, sapere come funzionano i meccanismi e i sistemi. Serve imparare a concepirli con concretezza e serve andare indietro nel tempo, per rendere utile la storia e riportare alla memoria informazioni, notizie e nozioni.

Dominio non è un libro tradizionale, perché ha il sapore misto di ciò che sta a metà strada tra il saggio che indaga la contemporaneità e l’inchiesta che stravolge il modo di vedere le cose. Il lavoro da fare è questo: studiare la rivoluzione, la logica del potere e del controllo. Se poi sarà tempo di cambiamento si vedrà; questo deve essere il tempo della conoscenza.

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