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Quegli over 50 ancora in bilico sugli stage
Alla vigilia della diffusione dei nuovi dati Istat mensili, il quadro relativo all’occupazione italiana sembra seguire un trend ben preciso. È la fascia tra i 50 e i 64 anni a essere protagonista di una crescita pressoché costante. Per l’Istat gli ultracinquantenni sono i più assunti dalle aziende. Un incremento che ha visto aumentare i […]
Alla vigilia della diffusione dei nuovi dati Istat mensili, il quadro relativo all’occupazione italiana sembra seguire un trend ben preciso. È la fascia tra i 50 e i 64 anni a essere protagonista di una crescita pressoché costante. Per l’Istat gli ultracinquantenni sono i più assunti dalle aziende.
Un incremento che ha visto aumentare i lavoratori over 50 del 4,7 % , in un periodo compreso tra il gennaio 2013 e il settembre 2015. Tutto ciò avviene a fronte di un calo del 2,2% tra i 15 e i 34 anni, mentre spiccano i dati negativi relativi ai 35-49enni che si attestano su un -3%, peggiorando ulteriormente se si sommano i dati di ottobre 2015. Se sul finire dell’anno il tasso degli inattivi tra i 15 e i 64 anni era aumentato, a gennaio 2016 a dare una sferzata in positivo con una flessione dello 0,4% (-63mila) è sempre la fascia tra i 50 e i 64 anni, con una sorpresa: a colmare il gap è l’occupazione femminile.
L’Istat stesso ne dà spiegazione ravvisandone possibili cause nel progressivo invecchiamento della popolazione e nella minore uscita dal mercato del lavoro per pensionamento, dovuta ai cambiamenti della normativa previdenziale.
L’OCSE:«Bene i progressi, ma bisogna fare di più»
Pur riconoscendo i passi in avanti fatti dall’Italia negli ultimi anni, l’OCSE ˗ l’Organizzazione per lo Sviluppo e la Cooperazione Economica ˗ striglia l’Italia per il basso tasso di occupazione tra gli ultracinquantenni, in particolare in riferimento alle donne nel range 55-64. Come accennato precedentemente, la loro situazione sembra migliorata nel gennaio 2016, ampliando la forbice anche alla fascia dai 50 ai 55. Tra i 60-64enni, l’organizzazione antepone a un 26% italiano un più corposo 45% degli altri Stati dell’area.
Servono ammortizzatori efficaci
«L’effetto di interruzioni di carriera e di ritardi nell’entrata sul mercato del lavoro potrebbe essere più elevato in Italia che nei Paesi OCSE in media a causa della mancanza di ammortizzatori efficaci che proteggano la pensione dall’effetto di interruzione di carriera» sottolinea sempre l’OCSE nel rapporto “Pensions at Glance 2015”.
Da studi e statistiche emerge un Bel Paese contraddittorio, fatto di rallentamenti e slanci per ora ristretti ad alcuni.
C’è chi come Fabrizio, 57 anni, dopo il fallimento della sua azienda non riesce a trovare un nuovo lavoro, ricevendo come risposta: «C’è crisi, ma soprattutto sei troppo vecchio» o come Sandro – che ha superato i 60 – che lamenta la discriminazione subita per l’età, seppur a suo dire celata e il dispiacere di non riuscire a vedere laureato l’ultimo figlio come gli altri due. Di commenti, sfoghi come i loro, è pieno il web.
Stagisti dopo i 50: la storia di Giuseppe e dei precari della giustizia
C’è anche chi ha deciso di rimettersi in gioco con degli stage formativi, come quelli proposti all’interno degli uffici giudiziari. Dopo la fase iniziale, nel giugno 2010, i tirocini limitati ai Tribunali romani vengono estesi a tutto il Lazio, poi a tutta Italia. La situazione della categoria è emblematica tanto che si è parlato di gerontostagisti.
«La maggior parte di noi – afferma Giuseppe La Monica, 52 anni, in stage da 6 – ha dai 45 anni ai 54. C’è qualche 34enne ma sono pochi». Il bando iniziale, rivolto a cassintegrati e persone in mobilità, ha fatto sì che molti in cerca di ricollocamento vi si approcciassero. «Venivamo da diverse realtà» racconta La Monica che fa parte dell’Unione Precari Giustizia «io ho perso il lavoro nel 2009 e nel 2010, al Centro per l’impiego, mi hanno parlato di questa possibilità. Ho iniziato percependo un rimborso di 230 euro lordi, che si andavano a sommarsi all’assegno di mobilità». Dal 2013, Giuseppe non gode più degli ammortizzatori sociali.
«Da tre anni, ho solo i 400 euro lordi mensili che ricevo dal Ministero della Giustizia per lo stage: tirocini su tirocini, c’è quello di “completamento”, poi quello di “perfezionamento”, sembrano forme per mascherare un vero e proprio lavoro, perché noi siamo lavoratori a tutti gli effetti. Svolgiamo le pratiche di apertura e chiusura di un processo dalla A alla Z, abbiamo il nostro badge, affianchiamo i cancellieri nelle pratiche. Dopo 6 anni il lavoro lo conosciamo» commenta. Come in tutti gli stage, il tutor relaziona sul lavoro svolto, come con le borse di studio:«Sì ci sono delle relazioni trimestrali e alla fine dell’anno riceviamo un attestato, ogni anno diverso».
«Quando ho iniziato avevo 46 anni, ho investito in questo percorso, ma come si può lavorare per 400 euro lordi? La mia compagna è nella mia stessa situazione e col mutuo, il mantenimento dei figli…» afferma per poi riprendere: «Il primo presidente della Cassazione Canzio ha scritto al Ministero della Giustizia, i Presidenti dei tribunali nazionali sono dalla nostra parte. Stiamo cercando di aprire nel più breve tempo possibile un tavolo di concertazione con vari politici della Commissione Giustizia, del Senato, della Camera alla presenza del Sottosegretario alla Giustizia per cercare una linea comune. Al di là del lato economico, vorremmo essere riconosciuti come dei lavoratori, quali siamo, non più come tirocinanti».
[Credits photo: Warner Bros Italia]
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