Se il giornalismo sa di stantio più del mondo nuovo

Come cambia il pianeta dopo la pandemia? Ne parla la giornalista di Sky TG24 Mariangela Pira nel suo libro “Il mondo nuovo”, con parole semplici e chiare; a volte anche troppo, fino a rasentare i luoghi comuni. La nostra recensione.

Ho letto in pochi giorni il nuovo libro di Mariangela Pira, Il mondo nuovo (Chiarelettere 2021), e per chi come me segue il suo podcast 3 fattori non ha deluso le aspettative, ma neanche le ha entusiasmate.

Mariangela Pira, giornalista professionista, è una brillante conduttrice e reporter di Sky Tg24. La geopolitica, e in particolare la geopolitica economica, sono il suo pane quotidiano, e i suoi libri editi da Chiarelettere sono un’appendice del suo operato.

Come cambia il mondo geopolitico dopo il COVID-19

Con Il mondo nuovo (Chiarelettere, 2021), che si configura come una naturale prosecuzione del precedente Anno Zero d.C. (Chiarelettere, 2020), la Pira racconta con un’indagine capillare cosa è cambiato e come cambierà il mondo dopo la crisi causata dal COVID-19, che ha messo a nudo le fragilità del nostro sistema globalizzato e segnato una cesura storica tra un prima e un dopo.

Fragilità tanto esterne quanto interne. Non è stato semplice leggere nero su bianco quello che ci è successo in questi due anni. Appartengo ad una generazione, nata negli anni Ottanta-Novanta, che ha subito un tracollo finanziario nel 2008, e all’alba del 2020 pensava di essersi lasciata il peggio alle spalle, e con esso i suoi termini freddi e complessi – spread, mutui subprime e simili.

E invece a fine 2021 il surreale è diventato reale. Nulla sarà più come prima, e nel bene e nel male dobbiamo farcene una ragione. Il COVID-19 ha stravolto le nostre vite, e nuove terminologie sono diventate il nostro sapere quotidiano. Draghi, dopo averci salvato dalla Grande Recessione, domina come un sovrano illuminato il Recovery Fund in Europa, si spera che il PNRR inietti speranza, oltre che soldi, nel nostro Paese “da rimodernare”, e nel giro di due anni siamo diventati tutti virologi, economisti, ideologi di differenti fazioni (vax o no vax), affamati di dire la nostra.

Un’analisi basata sui confronti tra epoche di grande cambiamento

Nelle 276 pagine del libro, Mariangela Pira cerca di cavalcare l’onda di confusione creata da questo mondo nuovo e di fare ordine. Come scritto nel sottotitolo, prova a raccontarlo con parole semplici a fronte di una copertina dove risalta il suo volto solare e rassicurante. La professionalità al servizio di tutti, una perfetta operazione di marketing in un mondo alla deriva.

Così l’incognita sul futuro ha un sapore diverso, più mite, e ci si appella alla storia per ricordarci come eravamo e come potremmo essere.

La scelta storica del primo capitolo, all’interno della quale si collegano tutte le tematiche successive, svela la chiave di lettura della Pira sul post pandemia. L’autrice, con un’analisi su difficoltà e politiche di due epoche distinte – il dopoguerra e la nostra – rimarca l’importanza di cogliere dal nostro passato una visione lungimirante nel ricostruire dalle fondamenta, grazie agli aiuti ricevuti, quello che è stato distrutto. Ma, come ricorda lei, ad avercene nel mondo di oggi de “gli Einaudi, i De Gasperi, che hanno riscritto la Repubblica. Come loro non possiamo permetterci di rattoppare, dobbiamo ricostruire”.

In questa digressione nella storia recente l’autrice tesse la sua inchiesta interdisciplinare, dove agli argomenti cruciali si collegano riflessioni e possibili soluzioni, con un forte richiamo allo spirito critico del lettore e alla responsabilità del singolo cittadino. Perché proprio dall’esperienza con la pandemia è emersa in Italia una “drammatica arretratezza istituzionale e sociale rispetto al principio di responsabilità collettiva”, al confronto con Paesi esteri come Taiwan e la Corea del Sud, dove istituzioni e cittadini si sono mossi insieme con consapevolezza e preparazione.

Sono rimasta invece delusa dal paragrafo intitolato “Il ritardo del Sud”, in cui i diversi esperti intervistati, tra cui spiccano Carlo Amenta (economista) e Lucio Di Gaetano (investment manager) evidenziano come piaga d’Egitto del Meridione, la cultura del sussidio che disincentiva il lavoro. Mi piacerebbe farli confrontare con alcuni dei più importanti meridionalisti contemporanei, come il prof. Gianfranco Viesti o il giornalista Pino Aprile, per smontare o almeno attivare un dibattito onesto e critico sulla condizione del Mezzogiorno rispetto a chi vuole banalizzare il tutto con frasi a effetto e slogan senza contenuto.

Perché leggere Il mondo nuovo

Questo, a mio avviso, è il motivo per invitarvi a leggere questo libro: un connubio vincente tra contenuti di qualità spiegati con chiarezza, dove la teoria incontra la pratica con i consigli di molti esperti dei rispettivi settori, per orientarsi con serietà e concretezza nel nuovo mondo.

Scritto per chi non mastica di economia, Il mondo nuovo è un’opera che mira al difficile intento divulgativo verso un pubblico esteso, presumo il più eterogeneo e non targettizzato possibile, attraverso una scrittura semplice e chiara. Un ottimo inizio per chi, digiuno di materie tecnico-economiche, vorrà in seguito approfondire con letture più impegnative.

Eppure, nonostante il pathos del momento che stiamo vivendo, non sono riuscita a sottolinearlo o rileggerlo. Non so se la mia mente è anestetizzata nei confronti di una scrittura che ci riconduce al nostro presente. Non so se proprio per questa incognita temporale ho bisogno di evadere mentre leggo, ma so per certo che non mi sono sentita toccata o coinvolta da questa lettura.

Da fervida lettrice, per me la differenza tra un libro efficiente al suo dovere ed efficace a cogliere nel segno è tutta qui.

CONDIVIDI

Leggi anche