Trasporti pubblici, vite private, mali comuni

In Veneto il problema dei trasporti è uno dei più sentiti. Nei decenni passati, con la crescita del segmento industriale fatto per lo più di piccole e medie imprese e quindi parcellizzato sul territorio, non si sono sviluppati in maniera adeguata i trasporti pubblici e buona parte del cittadini usano da sempre le auto private. […]

In Veneto il problema dei trasporti è uno dei più sentiti. Nei decenni passati, con la crescita del segmento industriale fatto per lo più di piccole e medie imprese e quindi parcellizzato sul territorio, non si sono sviluppati in maniera adeguata i trasporti pubblici e buona parte del cittadini usano da sempre le auto private. Il Veneto investe sul trasporto pendolare, ma non a sufficienza. Nel 2016, per esempio, ha stanziato sul servizio ferroviario 18,5 milioni di euro in servizi e 13,3 in materiale rotabile. La provincia di Trento, per dare un’idea, ne ha investiti lo stesso anno rispettivamente 36,5 e 42, di milioni di euro.

La situazione regionale è descritta dal Rapporto di Legambiente Pendolaria 2017 nel quale si legge: «I circa 153mila viaggiatori al giorno […] lamentano costantemente disagi dovuti al sovraffollamento dei treni e delle linee, come testimoniano le proteste di una decina di comitati pendolari nati in questi anni nel territorio veneto. Scarsa attenzione alle esigenze dei pendolari, treni non sufficienti nelle ore di punta, difficoltà nel trovare coincidenze nelle stazioni, sono solo alcuni degli aspetti più criticati dai pendolari veneti». In questo quadro la città di Padova sta tentando di risolvere i problemi legati all’area urbana e alla provincia: il capoluogo veneto, infatti, già oggi possiede tramvie per 10,3 km, contro gli 11,8 di Napoli e i 40,2 di Roma. 

Visto che la Provincia di Padova è una delle più attrattive sotto diversi punti di vista, ne abbiamo parlato con Andrea Ragona, Presidente di BusItalia Veneto ed ex Presidente di Legambiente Padova.

 

 

Qual è la realtà di BusItalia Veneto e in quale ambito territoriale agisce?

BusItalia Veneto è partecipata al 55% da BusItalia Sita Nord, società del Gruppo FS Italiane, e al 45% da Comune di Padova. Quanto a copertura, agisce nella Provincia di Padova e in quella di Rovigo. Abbiamo 950 dipendenti, 640 autobus e 16 tram, e percorriamo ogni anno 25 milioni di chilometri. 

Parliamo di Padova, analizzando la situazione del trasporto urbano ed extraurbano.

Padova è un Comune con 210.000 abitanti, quindi medio grande, ma non grandissimo. Nella realtà è un centro molto attrattivo e ogni giorno gli spostamenti verso la città sono quattro volte maggiori rispetto a quelli che vanno nella direzione opposta. In pratica entrano 103.000 persone e ne escono 25.000. Si tratta di un flusso composto per il 65% da lavoratori e per il restante 35% da studenti. E a coloro che entrano ed escono si sommano gli 80.000 che si muovo all’interno della città stessa. 

Che mezzi usano le persone che si muovono ogni giorno?

Chi si muove all’interno della città possiede un mix di mobilità equilibrato nel quale ci sono tutte le modalità, mentre chi arriva da fuori città privilegia in assoluto l’automobile. Nel dettaglio, numeri alla mano, il 29% usa l’autovettura come conducente e il 13% lo fa come passeggero, ma si tratta per lo più di studenti che vengono accompagnati a scuola. Il secondo mezzo più utilizzato è la bicicletta, con il 20%, e percentuali simili per studenti e lavoratori. Le persone che vanno a piedi sono il 16%, mentre il 13% utilizza i mezzi pubblici, con un’incidenza maggiore per gli studenti. 

Il problema quindi sono le persone che vengono da fuori?

Sì. Sono diverse decine di migliaia le auto che arrivano da fuori città. Siamo quasi alla metà delle autovetture che in totale girano per la città. Si tratta di veicoli che hanno un impatto notevole sul tessuto urbano e creano congestione soprattutto in alcuni punti e in alcuni orari. Si raddoppia di fatto la quantità di auto della città, cosa che spesso travolge Padova nella sua superficie tutto sommato ridotta e nel suo centro storico compatto. L’impatto è evidente, non c’è dubbio. Si tratta di persone che arrivano dai Comuni limitrofi; parliamo quindi di aree che di fatto, dal punto di vista urbanistico, sono parte della città. I tre Comuni più grandi della provincia di Padova, dopo il capoluogo stesso, fanno parte a tutti gli effetti della cintura urbana.

Dalla situazione che descrive sembra da un lato che ci sia una certa consapevolezza da parte dei cittadini, dall’altra un utilizzo delle auto ancora elevato e sconsiderato. Secondo lei perché succede?

Essendo la cintura urbana formata da diversi Comuni, bisogna coordinarsi con diverse Istituzioni per programmare un trasporto pubblico su vasta scala, per cui è complicato mettere a punto politiche comuni sui trasporti. Però qualche nota positiva c’è. La nuova giunta comunale di Padova, infatti, ha deciso di redigere il nuovo PUMS (Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile) assieme a quei comuni limitrofi. Vuol dire che finalmente si inizia a ragionare su un’area e non secondo i confini amministrativi, sperando che si superino certi limiti, come ad esempio quello della tramvia che, se da un lato è stato un investimento che ha sgravato molto la città dal traffico, sotto un’altro profilo ha il limite di iniziare e finire dentro i confini di Padova. Ora, però, gli altri comuni chiedono la prosecuzione della linea e bisogna trovare i canali giusti per finanziarli questi prolungamenti. Di positivo c’è il fatto che registriamo una nuova consapevolezza circa l’utilità di opere per la mobilità collettiva, ma abbiamo ancora una parte dei cittadini abituati a livello culturale a un modello individuale incentrato sull’automobile. Si deve anche considerare il fatto che un gran numero di spostamenti, anche dai comuni limitrofi, potrebbe avvenire senza problemi in bicicletta visto che si tratta di una distanza casa-lavoro di 4-5 chilometri. Lo dico perchè negli scorsi anni su queste tratte sono stati fatti investimenti importanti per le piste ciclabili. Infine, altro dato positivo è che iniziano a essere parecchie le persone che fanno intermodalità bici-tram e le cose dovrebbero migliorare con l’arrivo della seconda linea in via di realizzazione, mentre il Comune sta già decidendo per una terza.

Quando arriva nei fatti un’alternativa pubblica ai bisogni di mobilità, come viene recepita dai cittadini?

Se il mezzo è efficiente, puntuale e frequente, come il tram che ha 170 posti e passa ogni sei minuti, il gradimento è elevato. Al punto che spesso il tram è pieno. Insomma, quando le alternative funzionano e piacciono, vengono adottate in modo naturale. 

Sul fronte dei servizi avete qualche novità?

Nelle prossime settimane partirà il servizio dell’autobus a chiamata per le ore serali. Oggi la maggior parte delle corse del servizio pubblico termina alle 9 di sera e con l’autobus a chiamata copriremo le fasce serali e notturne nei giorni di maggior richiesta. Il sistema funziona con una App sullo smartphone che invia le richieste alle navette, le quali fanno dei tragitti ottimizzati in base alle richieste degli utenti. La navetta fa più o meno il percorso della linea ma può deviare verso un’altra fermata quando arriva una segnalazione particolare. In questo modo sarà possibile soddisfare le richieste di chi vuole vivere la città la sera, oppure dei lavoratori che fanno turni notturni: vale a dire tutta quella utenza che, senza questo servizio, userebbe l’autovettura privata anche di sera. Infine sulla linea 88 – quella che collega il Comune di Padova a quello di Albignasego – hanno iniziato a girare da settembre i primi quattro bus elettrici della nostra flotta.

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