Turismo, Roma non fa la stupida e alza i prezzi

Il numero di turisti a Roma nel 2023 potrebbe tornare ai livelli pre-COVID e addirittura superarli. Mentre la città si riempie di turisti e aprono nuovi hotel di lusso, la qualità e le modalità di soggiorno cambiano, complici l’inflazione, il caro-vacanze e il boom degli affitti brevi

Roma, turismo record nel 2023: la fontana di Trevi stracolma di visitatori

“È boom di turisti a Roma”, “Il 2023 sarà un anno record nella capitale”, titolano diversi giornali in queste settimane. In effetti, i dati e le stime sembrano confermare questa ripresa eccezionale del turismo un po’ in tutta Italia – e soprattutto a Roma.

Già nel 2022, secondo i dati diffusi dall’Ente Bilaterale Turismo del Lazio (EBTL), sono state oltre 15 milioni le persone arrivate nella capitale per soggiornare nelle strutture ricettive della città, per un totale di oltre 34 milioni di presenze: un aumento del 176% e del 190% rispetto al 2021. Dopo il crollo vertiginoso dovuto alla pandemia di COVID-19 e alle relative restrizioni anti-contagio, il turismo capitolino sembra tornare ai livelli pre-COVID del 2019 e, secondo le prime proiezioni, potrebbe addirittura superarli, battendo ogni record precedente.

Le nuvole minacciose del carovita, della precarietà dei lavoratori del settore e della tendenza crescente agli affitti brevi o brevissimi si addensano però all’orizzonte.

Turismo a Roma, il 2023 è l’anno del riscatto. E forse dei record

A crescere in modo più consistente è la domanda estera: gli arrivi di turisti stranieri nel 2022 sono stati 5.821.362 (quasi il 500% in più rispetto al 2021), mentre le presenze sono state 14.309.230, +566,52% sul 2021. La maggior parte dei turisti proviene dall’Europa; seguono gli americani, gli abitanti del Sud-Est Asiatico e del Centro-Sud America.

Gli arrivi dall’Italia sono stati invece più contenuti lo scorso anno: 3.844.876 in totale, con un aumento del 110,15% sul 2021 e un recupero dell’81,94% sul 2019. Le presenze totali sono state 7.243.401, con +115,66% sul 2021 e un recupero del 79,97% sul 2019. Rispetto al 2019, dunque, Roma Capitale ha recuperato il 78,23% negli arrivi e il 74,64% nelle presenze. Numeri in linea con l’andamento stimato dall’Organizzazione Mondiale del Turismo, che ha previsto un recupero medio mondiale europeo rispettivamente del 63% e del 79% circa sul 2019.

“Il 2022 è stato segnato da una consistente ripresa dei flussi, trainati dai grandi eventi succedutisi in città, ma non è stata purtroppo sufficiente a portare l’equilibrio finanziario alle nostre aziende, ancora fortemente esposte con il sistema creditizio a causa della pandemia”, ha dichiarato il presidente di Federalberghi Giuseppe Roscioli. “La mancanza di visitatori dei primi tre mesi, l’aumento esponenziale dei costi di energia, materie prime e servizi, la perdurante chiusura di una larga fetta di mercati, hanno fatto sì che rispetto al 2019 i dati di fatturato si siano chiusi per il terzo anno di seguito in passivo in termini di redditività”.

Il 2023 sarà quindi un anno decisivo per il riscatto del turismo nazionale e romano. Secondo le prime rilevazioni che arrivano sull’anno scorso, il trend degli arrivi sembra in crescita e fa tirare un sospiro di sollievo agli operatori del settore. Secondo i dati dell’Ente Bilaterale Turismo del Lazio, tra marzo e aprile il numero di turisti che ha pernottato a Roma è del 4,3% più alto rispetto allo stesso periodo del 2019: si tratta di più di 2 milioni e 300.000 persone, numeri doppi rispetto al 2022.

“Tutti i dati ci confermano che il 2023 non solo sarà l’anno del recupero per il settore turistico, ma sarà l’anno del sorpasso rispetto al 2019 che pure era stato l’anno dei record. Finalmente il turismo torna a macinare numeri grandi”, ha dichiarato pochi giorni fa Marina Lalli, presidente Federturismo.

Ma Roma punta sul lusso e sui grandi eventi: “Superata Milano”

Il turismo a Roma è una risorsa fondamentale per il PIL: con 7,6 miliardi di euro, la capitale nel 2022 ha generato l’8,7% della ricchezza turistica di tutta Italia, seguita da Milano con circa 3,5 miliardi, Venezia con poco più di 3 miliardi e Firenze con circa 2,8 miliardi. È quanto emerge dallo studio La ricchezza dei comuni turistici – Ranking secondo la creazione di valore aggiunto, realizzato da Sociometrica sulla base dei dati ISTAT.

Per questo motivo il Comune sta scommettendo sulla ripresa dell’industria turistica, puntando soprattutto sul segmento del lusso e sui grandi eventi, che attirano masse ingenti di visitatori.

Sarà l’anno dei record”, aveva dichiarato Alessandro Onorato, assessore al turismo, sport e grandi eventi di Roma Capitale. “Torna l’arrivo del Giro d’Italia, la Ryder Cup, gli Internazionali di tennis raddoppiano, le giornate e diventano un mini-slam. I Mondiali di skate, la Formula E spostata da marzo a luglio, Piazza di Siena con la FISE, solo per citare alcuni grandi eventi sportivi”. Poi c’è la stagione concertistica: da Bruce Springsteen a Vasco Rossi, dai Depeche Mode a Ultimo. “Supereremo sicuramente i due milioni di biglietti venduti a pagamento nel 2022, 500.000 in più di Milano”, sostiene l’assessore.

Il paragone con il capoluogo lombardo è onnipresente nelle dichiarazioni e nella visione portata avanti da Onorato. Il “modello Milano”, che però negli ultimi mesi ha iniziato a mostrare diversi limiti e falle, sembra ispirare l’operato dell’assessorato al turismo, sport e grandi eventi della capitale. Seguendo le orme di Milano, che da Expo 2015 in poi ha deciso di puntare sempre di più sul turismo di lusso e su un’immagine il più possibile internazionale, adesso anche Roma vuole fare la sua parte, togliendo una fetta di mercato alla rivale e partendo proprio dagli alberghi di lusso. Al momento sono 54 gli hotel 5 stelle nella capitale, ma altri 11 apriranno entro il 2026, doppiando quelli presenti a Milano: 26 attualmente, 31 entro il 2025.

Sembra quindi aprirsi un periodo d’oro per il settore a Roma, ma i problemi e le incognite non mancano.

Boom di turisti (e di “fantasmi”), affitti sempre più brevi

Roma è piena di turisti, come quasi nell’era pre-COVID – questo è assodato, ormai – ma la qualità e il tipo di turismo sono cambiati in modo profondo nel corso degli ultimi anni. Da una parte l’inflazione e gli aumenti spropositati dei prezzi, dall’altra la crescita esponenziale delle strutture extra-alberghiere, hanno contribuito a diffondere nella capitale un turismo mordi-e-fuggi, contraddistinto da un soggiorno limitato nel tempo – circa 2,4 giorni di permanenza media – e da affitti brevi in case vacanze e alloggi privati, a discapito dell’industria alberghiera, con conseguenze negative su tutta la filiera e sull’occupazione nel settore.

Osservando le rilevazioni di Banca del Fucino sui dati EBTL risalenti al 2021, infatti, emerge che dal 2018 al 2019 le presenze turistiche nelle strutture extra-alberghiere hanno fatto un balzo enorme, passando da 8,7 milioni a 18,6 milioni.

Nel 2020 la loro quota di mercato è arrivata al 39% degli arrivi totali. Gli alberghi, invece, hanno registrato una flessione degli arrivi, passando dall’81% registrato nel 2015 al 61,2% del 2020.

I prezzi più vantaggiosi rispetto agli alberghi hanno convinto molti turisti a rivolgersi a queste strutture, anche in mancanza di comfort e servizi aggiuntivi che queste ultime non possono garantire. Molte di queste presenze, inoltre, non vengono registrate e non sono quindi riportate nelle statistiche ufficiali.

Nel gennaio 2020 Sociometrica ha realizzato per EBTL uno studio in cui cercava di quantificare il peso del turismo sommerso in Italia. Un dato che ammontava a circa 13.500.000 unità. Solo a Roma si parla di circa 5 milioni di arrivi e più di 10 milioni di presenze turistiche sommersi. In questo modo si scopre che la città ha a che fare con un numero di ospiti del 30% superiore rispetto a quello considerato in via ufficiale; milioni di persone fantasma che però usufruiscono ogni giorno dei servizi e delle attività offerte dalla capitale, complicando ulteriormente la gestione già di per sé faticosa della macchina capitolina.

Scompaiono i budget hotel, si impennano gli affitti brevi. Così crolla l’occupazione alberghiera

Un altro dei problemi dell’offerta ricettiva romana, che emerge sempre dallo studio di Banca del Fucino, è la mancanza di cosiddetti “budget hotel”, ovvero gli alberghi a 1 o 2 stelle, che a Roma sono sempre più rari.

Se guardiamo al numero delle camere, la somma di queste due categorie degli alberghi a Roma ne dà appena 4.000, pari al 7,9% del complesso dell’offerta di camere alberghiere. Al contrario, l’offerta di hotel di lusso continua ad aumentare. Questa lacuna nel turismo low budget non riesce così a soddisfare la domanda delle persone meno abbienti, che preferiscono optare per altre mete o rivolgersi al mercato degli affitti brevi, che infatti sta schizzando alle stelle. La scelta di questo tipo di soggiorni senza alcun servizio (così si connotano gli affitti brevi), inoltre, riduce il ricorso al lavoro con una conseguente caduta dell’occupazione. In generale, la tendenza a spostare sugli affitti brevi la clientela meno ricca impoverisce la qualità dell’ospitalità romana.

La ragione per cui l’offerta a una e due stelle a Roma è in declino è legata, spiega lo studio, al costo delle proprietà immobiliari. Dati i costi di base molto elevati della parte residenziale, chi deve costruire un nuovo albergo punta direttamente sui 4 o 5 stelle, per avere un ritorno adeguato dall’investimento.

Quanta speculazione negli aumenti dei prezzi dei soggiorni romani

Con il boom del turismo, anche i costi per le vacanze sono schizzati alle stelle. Gonfiati dall’aumento dei prezzi delle materie prime e della domanda, richieste così elevate sono però spesso immotivate, frutto piuttosto della speculazione.

Secondo uno studio di Assoutenti del maggio 2023, le tariffe delle strutture ricettive sono salite in media del +15,2% rispetto al 2022, con punte del +18% per alberghi e motel, mentre villaggi vacanza a campeggi costano l’11,1% in più. Gli aumenti più importanti riguardano proprio le città d’arte, come Roma. Qui i prezzi degli hotel, di media, sono saliti di 20 punti percentuali rispetto all’anno passato, e in alcuni casi il costo a notte è addirittura raddoppiato, con cifre che arrivano a 500 euro per un 3 stelle, sopra i 700 per un 4 stelle, e oltre i 1.000 per un 5 stelle.

A questi aumenti bisogna aggiungere anche i rincari dei voli nazionali, passati, secondo il portale lastminute.com, dal 31% al 34% in un anno. “Complici l’inflazione alle stelle e il caro-bollette che ha caratterizzato gli ultimi due anni, le vacanze estive 2023 saranno ricordate come le più care di sempre”, ha detto il presidente di Assoutenti.

Non sorprende quindi se quest’estate, come riportano i dati dell’Osservatorio EY Future Travel Behaviours, due viaggiatori su tre potrebbero cambiare le loro abitudini di viaggio a causa della riduzione del potere d’acquisto, ritoccando la durata e la frequenza degli spostamenti. Chi pensa di puntare sugli affitti brevi avrà però una brutta sorpresa: qui gli incrementi si attestano a un +25/30% rispetto all’anno scorso (dati ISTAT).

Se il costo della vita aumenta e il turismo va a gonfie vele, lo stesso non si può dire per i salari dei lavoratori del settore. Quelli del Lazio, infatti, sono i più bassi dell’intero Paese: 8.343 euro la retribuzione media lorda annua, contro gli 11.265 euro del 2015, secondo i dati Eures. Un dato che certifica la condizione saltuaria e il precariato di chi lavora nel comparto. E chi ha lasciato durante l’emergenza pandemica, oggi, non vuole più tornare indietro.

 

 

 

Photo credits: drivebycuriosity.blogspot.com

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