L’Europa bussa alle porte del Governo per il debito pubblico sempre più pressante: l’idea dell’esecutivo è di vendere ai privati una quota imprecisata di aziende statali, senza un’ombra di politica industriale. Ecco che cosa si rischia sulla base dei precedenti
Che bel lavoro: la SIISL non funziona ma il Governo la apre a tutti
La piattaforma pensata come panacea per risolvere i problemi di occupazione è un fiasco completo, sebbene non vengano diffusi dati al riguardo: nonostante questo, dal 18 dicembre sarà aperta a tutta la cittadinanza. Nel frattempo, la povertà assoluta arriva a toccare quasi un italiano su dieci
“Una delle solite follie slegate dalla realtà”. Questo il laconico commento di un operatore dei centri per l’impiego attivo in Lombardia, ex navigator in anonimato per comprensibili ragioni professionali, quando al telefono gli chiedo lumi sul nuovo decreto ministeriale firmato dalla ministra del Lavoro Calderone lo scorso 21 novembre.
Di che si tratta? Come riporta fieramente il Sole 24 Ore, da domenica 24 novembre anche tutti i percettori di disoccupazione, NASpI o DIS-COLL che sia, saranno iscritti d’ufficio alla piattaforma SIISL, il Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa, pensato inizialmente dal Governo per i beneficiari dell’Assegno di Inclusione (ADI) e per chi vive l’esilarante esperienza del Supporto Formazione Lavoro (SFL). Nei fatti si tratta di una piattaforma informatica di incrocio tra domanda e offerta di formazione e lavoro, grimaldello ufficiale scelto dall’esecutivo per scardinare dal divano l’irriducibile esercito degli occupabili. Obbligatoria, va sottolineato, per mantenere attivo il pagamento dell’indennità, da adesso anche per i lavoratori in disoccupazione.
Non solo: dal prossimo 18 dicembre lo strumento sarà aperto a tutti i cittadini italiani e stranieri che, su base volontaria, potranno caricare il proprio curriculum vitae e manifestare interesse a svolgere un’attività lavorativa o formativa. Il decreto attuativo, vidimato dalla ministra, vira ora in direzione Corte dei conti per la consacrazione definitiva, stabilendo – non fosse già sufficiente così – anche tutte le modalità con cui i datori di lavoro potranno pubblicare le proprie ricerche di personale.
Torna di moda la domanda che ci si era posti all’esordio della piattaforma stessa, datato ormai settembre 2023. Parliamo di un’utopistica panacea di tutti i mali o di un concreto supporto per il mondo delle risorse umane, chiamato all’immane sforzo di colmare il tanto chiacchierato mismatch tra domanda e offerta? Per la verità qualche risposta l’avevamo già ricavata, e ne avevamo parlato in un precedente articolo, quando dopo sei mesi in Sicilia ancora dovevano partire i primi corsi dedicati al Supporto Formazione Lavoro. Senza contare la questione legata al digital divide degli utenti coinvolti e l’eufemistica reticenza di una direzione HR abbastanza evoluta a utilizzare un aggregatore di offerte con queste caratteristiche.
ADI, SFL e SIISL: le nuove sigle delle politiche attive non funzionano
Bando ai pregiudizi, però. Decido di dar fondo ai miei contatti sul territorio e, con maggior precisione, nel mondo dei centri per l’impiego, ed ecco il pronto commento dell’operatore citato in apertura.
“Il bilancio delle nuove misure è obiettivamente negativo”, sentenzia dalla Lombardia. “Basta vedere che cosa dicono Caritas o Alleanza contro la povertà per capire l’efficacia degli interventi in materia. Anzi, in realtà basta verificare con i pochi elementi pubblicati da INPS, dove è evidente la sproporzione tra i percettori attuali e quelli del Reddito di Cittadinanza”.
Per i dati INPS è presto detto. Il calo dei beneficiari a maggio 2024 si aggira intorno al 35% per le regioni del Mezzogiorno e del 43% per quelle del Nord, con un nucleo di percettori appena sotto quota 700.000 (sempre fonte INPS) e un numero totale di persone coinvolte appena sopra il milione e mezzo. L’importo medio mensile? 618 euro.
Per la Caritas, invece, basta scomodare i dati forniti da mamma RAI, che parla di quasi un italiano su dieci in povertà assoluta (in valore assoluto 5.7 milioni di persone) e 331.000 nuclei appiedati dalla misura di inclusione dopo l’addio al Reddito di Cittadinanza. Senza dimenticare che l’8% dei poveri, peraltro, un lavoro ce l’ha: continua a crescere la povertà tra gli occupati. Elemento desolante, ma l’argomento di discussione, in questo caso, è la piattaforma SIISL.
SIISL, sempre le stesse offerte di lavoro da settembre 2023
“Parliamo di un portale gestito a livello nazionale da INPS, con i centri per l’impiego del tutto esclusi in quanto enti regionali, e quindi incapaci di supportare la popolazione che, invece, chiede di continuo supporto nell’utilizzo. La verità è che il CAF, o il Patronato, si limita ad accompagnare gli utenti nella presentazione della domanda, e poi la cosa finisce là.”
In poche parole, parliamo di una mera attivazione formale per ricevere l’indennità spettante. “Diciamo che il cittadino coinvolto deve concludere il patto di attivazione digitale e poi, con il centro per l’impiego, il patto di servizio. Però la piattaforma non offre supporto, e quindi non ci sono, nei fatti, intermediazioni tra offerte pubblicate e utenti del servizio. Tra l’altro le offerte di lavoro presenti sono ancora quelle del lancio, perciò per la maggiore datate settembre 2023.”
Aggiungo che, nel frattempo, non si trova nessuno studio in grado di valutare l’efficacia del servizio. “L’INPS non ha proposto alcun report di aggiornamento sulla bontà dell’operazione. Né se gli annunci sono stati visti, né se sono stati rinnovati, né sulle caratteristiche specifiche delle proposte; se si tratta di offerte a tempo indeterminato, determinato o di stage, ad esempio. Insomma, nessun censimento. Diciamo che i punti sui quali concentrarsi sono due: il primo è che dopo oltre un anno i CPI non hanno accesso alla piattaforma e non possono essere di supporto. Il secondo è che l’utente, in media non digitalizzato, si deve muovere in autonomia nel cercare il match con l’azienda”.
“Un’attività posticcia nata dall’urgenza di smantellare il RdC”
Nondimeno, bisogna ribadire che di aggregatori di offerte, in rete, ce ne sono già una marea. Per un’azienda è sufficiente investire qualche migliaio di euro in un ATS (Applicant Tracking System) per trovarli tutti insieme appassionatamente, da Infojobs a Monster, da Indeed a Talent.com, solo per citarne alcuni. Perché, al netto del grado culturale di un’organizzazione, un’impresa si dovrebbe affidare a SIISL?
Al momento, diciamolo in modo chiaro, la piattaforma è utile solo per avere il sussidio. NASpI compresa. “Con questo decreto allarghiamo la platea, e quindi aumenta in via esponenziale la possibilità che emergano problemi di natura gestionale. Se un lavoratore in disoccupazione si presenta al centro per l’impiego per chiedere il motivo della sospensione della NASpI, che rispondiamo noi? Io non so garantire una risposta, i centri per l’impiego sono del tutto all’oscuro. Dovrò indirizzarlo all’INPS e via di seguito, in un infinito labirinto per le persone coinvolte. Con il rischio di disordini di natura sociale”.
Perché, quindi, scavare il solco di una soluzione nata male e destinata a proseguire pure peggio? “L’impressione è che c’era, ormai un anno e mezzo fa, l’urgenza di smantellare il Reddito di Cittadinanza per motivi di carattere politico, perseverando poi nell’implementazione di un’attività posticcia e non risolutiva. Oltre che, come detto, utopistica. Con costanza proattiva ho provato a chiedere approfondimenti all’INPS sul coinvolgimento necessario dei CPI, ottenendo come riscontro un banale ci stiamo lavorando”.
Senza contare che prima di Natale la piattaforma aprirà i battenti a tutta la cittadinanza, occasione ghiotta per approfondire la tematica. Rimando quindi la valutazione finale all’empirico test, che mi prefiggo di effettuare non appena sarà nella mia disponibilità. E in quella, se non altro di straforo, dei centri per l’impiego.
Dal 18 dicembre in poi l’ardua sentenza. Nella remota speranza che non si tratti, per l’appunto, di follia slegata dalla realtà.
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