Benedizione Lonely Planet sul turismo in Piemonte

Per chi non avesse ancora scelto la destinazione delle proprie vacanze, il Piemonte è la meta ideale. Il motivo? Appena pochi mesi fa, “l’angolo nord-occidentale dell’Italia, ex roccaforte sabauda, culla dell’unità nazionale e motore dell’industria nel XX secolo” è stato insignito del titolo di prima regione al mondo dall’antica e prestigiosa guida Lonely Planet (Best […]

Per chi non avesse ancora scelto la destinazione delle proprie vacanze, il Piemonte è la meta ideale. Il motivo? Appena pochi mesi fa, “l’angolo nord-occidentale dell’Italia, ex roccaforte sabauda, culla dell’unità nazionale e motore dell’industria nel XX secolo” è stato insignito del titolo di prima regione al mondo dall’antica e prestigiosa guida Lonely Planet (Best in Travel). La regione italiana si è posizionata davanti al Catskills, il complesso montuoso a sud di New York che tutto il mondo conosce per aver ospitato il concerto rock più famoso della storia (Woodstock), e alla natura selvaggia del Perù settentrionale, simbolo della civiltà Inca con il suo complesso di millenari siti archeologici.

 

La crescita del turismo in Piemonte e la consacrazione di Lonely Planet

A determinare questo giudizio lusinghiero un mix in grado di soddisfare gusti e preferenze d’ogni sorta: con i suoi venticinquemila chilometri quadrati, il Piemonte è un concentrato puro di natura, storia, cultura, innovazione tecnologica, enogastronomia, sport, relax. Si può godere di una degustazione tra i vigneti di Barolo e Barbaresco nelle Langhe (Patrimonio Unesco dal 2014 insieme al Roero e al Monferrato) oppure addentrarsi tra gli itinerari mozzafiato delle Alpi Marittime, ammirare i suoi incantevoli laghi, o ancora ripercorre la storia d’Italia perdendosi tra i monumenti della prima capitale del Regno, assaporare sapori e profumi della Fiera del tartufo di Alba, rigenerarsi tra i tanti luoghi ricchi di spiritualità, partecipare a festival musicali, mostre e fiere d’arte.

Del resto i critici di Lonely Planet non hanno fatto altro che certificare una tendenza più che decennale, consolidata a tal punto da rendere il Piemonte una regione a trazione sorprendentemente turistica. Quanto sia trendy oggi il Piemonte lo dicono i numeri: nel 2018 la regione ha superato per la prima volta i 15 milioni di presenze, con una crescita quasi doppia rispetto alla media nazionale (+20% contro +12% dal 2010 a oggi). Il turismo e il suo indotto stanno lentamente diventando un volano di tutto rispetto per l’economia regionale: forte di 21.000 imprese e 94.000 occupati, il settore produce un giro d’affari pari 7,5 miliardi di euro l’anno, il 7,4% del Pil (contro una media nazionale, secondo l’Istat, di due punti più bassa).

Il brand Piemonte ha imparato a riscuotere apprezzamento soprattutto fuori dall’Italia, se si considera che negli ultimi otto anni la componente straniera ha messo a segno un incremento del 50% a fronte di un ben più modesto 5% per i turisti in arrivo dalle altre regioni italiane. Un movimento globale, sostenuto dalla riduzione dei costi di trasporto e dalla crescita dei livelli di reddito anche nelle economie emergenti, che hanno contributo ad allargare il bacino dei potenziali viaggiatori. Una tendenza che il Piemonte ha saputo efficacemente intercettare: anche se oggi tedeschi, francesi e svizzeri valgono da soli quasi la metà degli arrivi totali per ovvie ragioni di prossimità geografica, sono date in forte crescita origini più “esotiche” fuori dall’Unione Europea, come Stati Uniti, Russia e Cina (quasi 400.000 presenze solo nell’ultimo anno), sensibili al richiamo delle colline del basso Piemonte e dei suoi vini di straordinaria qualità.

 

Le ragioni del successo del Piemonte turistico. A partire da Torino

A ben vedere, quello del turismo in Piemonte è diventato un fenomeno di massa grazie al recente contributo dei territori più periferici, dall’astigiano al cuneese attraverso il novarese, pur trovando la sua spinta propulsiva nell’essenza camaleontica tipica del capoluogo: non esiste città in Italia che abbia saputo ripensarsi e riposizionarsi più di quanto abbia fatto Torino nella sua lunga e travagliata storia. Ogni volta che Torino è caduta, ha saputo rialzarsi. Diversa, ma più forte di prima.

Lo ha fatto quando, alla metà dell’Ottocento, ha ceduto la leadership di capitale a favore di Firenze. Lo ha ripetuto alla metà degli anni Novanta, quando la globalizzazione e la delocalizzazione della manodopera hanno finito per mettere a repentaglio lo status di città-motore dell’industria e dell’automotive, che negli anni del boom economico aveva fatto la fortuna di tutto il Paese cambiandone la geografia. Invece, ancora una volta, Torino si è rimessa in marcia, con tanti saluti al mito del “bogia-nen” (espressione dialettale che denota quell’indole passiva e prudente tipica dei piemontesi).

“Il Rinascimento di Torino e di tutto il Piemonte arriva da lontano”. È il commento di Luisa Piazza, direttrice della DMO Piemonte, l’ente regionale deputato a definire le linee strategiche per la promozione turistica. “Da una capacità tutta piemontese di cambiare pelle e reinventarsi, di essere sempre e comunque all’avanguardia. Proprio da Torino sono partite tante rivoluzioni: la radio, la televisione, la moda. Anche quella turistica è a modo suo una intuizione rivoluzionaria, perché si è compiuta e si sta compiendo in un lasso di tempo brevissimo e in un territorio che fino a qualche anno fa era solo agricoltura e industria meccanica”.

In un percorso quasi ventennale, la svolta del miracolo Piemonte, però, porta una data ben precisa: 10 febbraio 2006, cerimonia di apertura dei Giochi olimpici invernali. “Quello è il momento del click psicologico”, prosegue nell’analisi Luisa Piazza, “il momento in cui una comunità intera capisce di avercela fatta, e soprattutto acquisisce la consapevolezza di poter giocare la sua partita senza timore reverenziale nei confronti di alcuno”.

Quello che è diventato il Piemonte oggi lo deve molto a quella serata magica. Il segreto? “Avere la capacità di fare rete e sistema, mettere le insieme le forze e credere nelle potenzialità di un territorio che è autentico, proprio come le persone che lo abitano. Istituzioni, fondazioni bancarie, università, sistema industriale: una forma di partenariato pubblico-privato che ha saputo investire su un futuro tutt’altro che scontato. Non è certamente un caso che Torino sia l’unica città in Italia ad avere avuto ben tre piani strategici in materia di sviluppo turistico”.

Il Piemonte turistico, lo dicono i numeri, è la storia di un laboratorio di successo. Se saprà cogliere (e vincere) le sfide della tecnologia e della digitalizzazione, saremo di fronte a una delle esperienze di riconversione economica più riuscite della storia del nostro Paese. E farlo qui, davanti a un buon bicchiere di vino rosso, avrà davvero un gusto speciale.

 

 

Foto di copertina by www.popefrancisnewsblog.com

 

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