La relazione tra età e salari è ben definita: gli stipendi crescono al crescere dell’età, ma l’incremento nel tempo si riduce.
Tra gli inquadramenti, il differenziale maggiore tra inizio e fine carriera si riscontra tra gli impiegati (36,2% per la RAL e 37,9% per la RGA), mentre la variazione minore si registra tra gli operai (11,6% per la RAL e 11,7% per la RGA). Inoltre, per i salari degli impiegati la crescita rallenta dopo i 44 anni. Per i dirigenti, invece, lo scalino più ampio è fra i 44 e i 54 anni.
Da segnalare come negli ultimi sette anni il tasso di crescita delle retribuzioni degli under 35 è stato sensibilmente migliore di quello di tutte le altre classi di età.
“I giovani oggi possiedono competenze che persone più adulte non hanno, e che sono quindi considerate merce rara sul mercato, soprattutto dopo che il COVID-19 ha imposto un’accelerazione nel senso del digitale e del cambiamento di processo. Per i giovani usciti dagli ambiti universitari è stato così più semplice farsi valere sotto il profilo retributivo”, sottolinea Matteo Gallina. A incidere c’è anche un ulteriore elemento: “L’innalzamento dei minimi contrattuali avvenuto nel 2022 ha riguardato le fasce di popolazione con retribuzioni più basse, prima di tutto i giovani, che sono la popolazione media con salari inferiori”.