Ha ragione OPIMM. Lo svantaggio non è un limite

C’è un luogo a Bologna dove il lavoro e la disabilità rappresentano un binomio possibile, dove si lavora dal 1845 affinché si possa dare valore alle potenzialità di tutte le persone, e in modo particolare di quelle delle persone svantaggiate, promuovendo il loro lavoro come risorsa utile alla società. Si tratta di OPIMM, Opera dell’Immacolata […]

C’è un luogo a Bologna dove il lavoro e la disabilità rappresentano un binomio possibile, dove si lavora dal 1845 affinché si possa dare valore alle potenzialità di tutte le persone, e in modo particolare di quelle delle persone svantaggiate, promuovendo il loro lavoro come risorsa utile alla società.

Si tratta di OPIMM, Opera dell’Immacolata ONLUS, una fondazione senza scopo di lucro che promuove la realizzazione personale e professionale delle persone svantaggiate, e favorisce l’inclusione sociale attraverso percorsi di formazione e azioni di accompagnamento al lavoro. Fu costituita da Padre Ignazio Lanzarini della Congregazione di San Filippo Neri come Pio Stabilimento dell’Immacolata Concezione di Maria, per aiutare le persone con svantaggio sociale.
Nel 1967 la guida del sacerdote Don Saverio Aquilano trasforma e rinnova il centro, ospitando giovani con disabilità mentale e anticipando l’attenzione normativa sull’argomento in Italia.

 

Lavoratori, non disabili

Una delle particolarità più interessanti di OPIMM è che la sede del centro di lavoro protetto è strutturata come un vero ambiente professionale con ampi spazi dedicati al lavoro, perlopiù manuale, e spazi comuni di interazione con gli altri (mensa, spogliatoi e giardino).

Al momento danno vita a questi spazi circa 120 persone disabili, che lavorano con entusiasmo e motivazione supportati dagli educatori presenti. La vita all’interno di OPIMM è scandita da tempi e regolamenti precisi, proprio come nella più comune organizzazione aziendale: è questo che la distingue dalle molte altre realtà in Italia che si occupano di supportare persone portatrici di handicap. OPIMM è un luogo di lavoro con i suoi ritmi, tempi, organizzazione, politiche di welfare e attività di formazione, come la gran parte delle aziende italiane.

La mattina i lavoratori arrivano in vari modi: c’è chi utilizza il servizio pubblico, chi viene accompagnato dai famigliari, chi arriva grazie ai mezzi messi a disposizione dall’ASL, e chi arriva da solo, come una ragazza con la sindrome di Down che prende il treno da Budrio. Entrano in fondazione, timbrano un cartellino, si dirigono verso gli spogliatoi dove lasciano borse e giacche, in alcuni casi si mettono il camice utile per determinate lavorazioni, e lavorano dalle 8.30 alle 17.00 con pause a metà mattina, a metà pomeriggio e a pranzo. Proprio il momento del pranzo è particolare: circa i due terzi di loro mangiano internamente nella mensa predisposta, mentre l’altro terzo si reca nelle mense delle aziende vicine per creare situazioni di interazione con altri lavoratori in un momento conviviale e quotidiano come quello del pranzo.

 

I lavori che svolgono sono attività di montaggio e confezionamento in ambito meccanico, elettrico e cosmetico; oppure fascicolazione e assemblaggio di materiale pubblicitario e promozionale grazie alla partnership con aziende del territorio. Il tutto guidato da educatori preparati in materie di educazione e formazione, ma anche dotati di competenze tecniche tali da garantire lo svolgimento del lavoro a regola d’arte nel pieno rispetto delle norme di sicurezza. Il compito degli educatori è anche quello di suddividere il lavoro per fasi e distribuirlo equamente secondo le competenze e le possibilità delle persone coinvolte nel processo.

Ogni due settimane i lavoratori ricevono poi un’indennità per il loro lavoro svolto, per permettere la responsabilizzazione e la motivazione professionale e perché nella missione di OPIMM c’è la volontà di far crescere competenze e abilità favorendo la crescita personale. Il contributo economico li equipara a tutti gli altri lavoratori.

 

I diversi progetti OPIMM

Oggi il progetto OPIMM prevede vari servizi: il Centro di Lavoro Protetto (CLP) che consiste in una vera e propria struttura socio-sanitaria e di terapia occupazionale con l’obiettivo di favorire il processo di integrazione dei partecipanti nel tessuto sociale, nel territorio e nel mercato del lavoro; il Centro di Formazione Professionale (CFP), che si rivolge a disabili mentali o in disagio psichico, operatori sociali e organizzazioni che si occupano di lavoratori svantaggiati; il centro INFO-BO che offre servizi informativi e di accoglienza per immigrati; servizi di partnership con aziende per offrire attività lavorative nel CLP attraverso commesse, raccolta fondi e sviluppo di nuovi progetti.

Quest’ultimo aspetto vede la partecipazione di aziende del territorio limitrofo. Per esempio, attualmente la Ilco S.p.A. ha delle scocche perfette di sedie con piccolissimi difetti di colorazione e i soggetti presenti nel CLP decorano con vernici di Renner Italia le sedie per personalizzarle e venderle sul mercato. Il progetto prende il nome de L’atelier dei segni ed è un vero e proprio esperimento di economia circolare tra loro e le aziende coinvolte.

 

Voci da OPIMM

Per capire meglio come si svolge l’attività e le caratteristiche del rapporto professionale presente all’interno di OPIMM ho avuto modo di parlare con Antonello Antonino, responsabile dell’atelier della ceramica da diciotto anni. Ciò che emerge subito dalla conversazione è un sistema fortemente orientato alla persona e finalizzato alla crescita artistica, professionale e personale.

Mi racconta di come è organizzato il suo laboratorio, in cui i partecipanti stimolano le loro capacità grafiche attraverso un motivo decorativo personale riconoscibile (un pesce, un paesaggio, una mongolfiera…). Le decorazioni variano a seconda dello stile dell’autore e permettono di vendere facilmente l’oggetto durante la mostra mercato che si svolge l’8 dicembre, proprio in occasione della Festa dell’Immacolata Concezione, da cui OPIMM prende il nome. Antonino ci tiene a sottolineare che questi oggetti trovano acquirenti solo perché piacciono, non perché sono elementi provenienti dal mondo OPIMM – e quindi da situazioni svantaggiate che potrebbero favorire il pietismo degli acquirenti. Inoltre l’attività legata alla ceramica conosce da quattro anni il riconoscimento della biennale internazionale legata alla lavorazione artigianale della ceramica Argillà Italia di Faenza, che ha selezionato OPIMM per la qualità degli oggetti.

Il laboratorio è in tutto e per tutto una bottega artigianale. Le persone coinvolte sono responsabilizzate attraverso l’applicazione di dinamiche professionali standard. Per esempio, i partecipanti lavorano molto su ordinazione: realizzano oggetti quali bomboniere, piccoli regali per matrimoni, comunioni e quant’altro. Gli interessati all’acquisto visitano direttamente il laboratorio, conoscono i lavoratori e ordinano direttamente a loro i prodotti, favorendo così motivazione e responsabilità organizzativa.

I lavoratori vengono anche coinvolti nel processo economico, ovvero sono a conoscenza del valore economico dell’oggetto prodotto, quanto costa al cliente e quanto renderà in termini di profitto a chi eseguirà la decorazione. Questo per renderli consapevoli della responsabilità di tutto il processo e l’importanza di rispetto dei tempi di produzione.

Francesca Giosuè, la responsabile psico-pedagogica di OPIMM, nel video promozionale del progetto L’atelier dei segni afferma che “il lavoro permette alla persona con disabilità cognitiva di crescere sviluppando un’identità sociale accanto a quella personale. Crediamo fermamente nell’evoluzione e nella crescita individuale, in armonia con le esperienze e con le relazioni”. Il lavoro è lo strumento che rende possibile non solo l’acquisizione di dignità, come per chiunque altro, ma l’emancipazione dalla condizione di malato o svantaggiato per acquisire un’identità propria, di persona inserita in una società con competenze acquisite e una possibilità di crescita continua.

OPIMM può rappresentare la buona pratica quando si parla di disabilità o inclusione sociale, e tra le voci che ho avuto modo di sentire per la redazione di questo articolo c’è anche quella di una mamma, Monica Bertolo, che ha affidato suo figlio al CFP per un percorso di orientamento professionale e che ha trovato nell’esperienza OPIMM un concreto aiuto e supporto nell’individuazione di un posto di lavoro. Ha concluso una nostra telefonata dicendo: “Sicuramente non le interesserà scriverlo, ma siamo stati molto fortunati ad aver conosciuto l’esperienza di OPIMM”.

Invece ci interessa, eccome. E speriamo non interessi solo a noi.

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