Vuoi lavorare in un museo? Inizia a sviluppare i sensi

Uno degli aspetti meno noti e appariscenti della realtà museale italiana è quello relativo alle attività di carattere educativo. Molti turisti italiani, frequentatori di musei esteri, tornano a casa loro narrando la meravigliosa, gioiosa presenza di tanti bambini, impegnati in svariate attività, avvistati ovunque fuorché nei musei nostrani. Questa narrazione, tuttavia, per quanto sia parzialmente […]

Uno degli aspetti meno noti e appariscenti della realtà museale italiana è quello relativo alle attività di carattere educativo. Molti turisti italiani, frequentatori di musei esteri, tornano a casa loro narrando la meravigliosa, gioiosa presenza di tanti bambini, impegnati in svariate attività, avvistati ovunque fuorché nei musei nostrani. Questa narrazione, tuttavia, per quanto sia parzialmente giustificabile, non rende assolutamente giustizia alla diffusa e significativa attività svolta dai dipartimenti didattici dei musei italiani.

Per quanto riguarda i musei statali, il documento che istituisce i primi uffici didattici è la Circolare n.128, 27 marzo 1970, in cui l’allora Ministro della Pubblica Istruzione Ferrari Aggradi, non esistendo ancora il Mibac, rese nota la sua posizione e dichiarò di ritenere opportuna l’istituzione di un ufficio didattico in ogni principale museo italiano. Il primo museo ad accogliere tale indicazione fu la Galleria degli Uffizi, dove nello stesso anno fu istituita la Sezione Didattica, la cui direzione venne affidata a Maria Fossi Torodow. È a lei che si deve l’impostazione metodologica dei servizi per il pubblico, in primo luogo le scuole.

Che il museo abbia una fondamentale finalità educativa è esplicitato con chiarezza dalla definizione che ne fornisce ICOM (International Council of Museums). È a tale indicazione che anche il Dipartimento per l’Educazione delle Gallerie degli Uffizi si è sempre attenuto, mettendosi al servizio delle diverse categorie di pubblico e in particolare delle scuole, delle famiglie, dei soggetti con particolari esigenze.

 

Beni culturali e lavoro spiegati agli studenti dell’Alternanza

Nell’autunno del 2015 si cominciò a parlare dell’esigenza di proporre alle scuole progetti che corrispondessero a quanto prescritto dalla Legge 107, conosciuta come “La Buona Scuola”, in merito alla pratica dell’Alternanza Scuola/Lavoro. L’ufficio, come del resto tutto il sistema museale italiano, stava affrontando i cambiamenti originati dalla legge di riforma Franceschini. Da poco era stato dato l’annuncio dell’arrivo di un nuovo direttore; si stava organizzando il nucleo museale che avrebbe preso la denominazione di Gallerie degli Uffizi, e permaneva una discreta incertezza sulla sorte amministrativa di un ufficio che, ormai operante da 45 anni, assolveva alle esigenze nel settore educativo per tutti i musei statali fiorentini.

Sotto la pressione di due diverse riforme, le novità sembravano essere la sigla caratterizzante di quel periodo, e il compito che avevamo davanti non si prospettava certo semplice. La scelta dell’ufficio è sempre stata quella di proporre progetti di educazione al patrimonio artistico che avessero un valore culturale proprio, certo e forte, adattandolo in fase operativa alle esigenze di tipo burocratico e amministrativo delle scuole. Nel caso dell’Alternanza si trattava però di un tipo più qualificato di adattamento; ci veniva richiesta una riflessione ulteriore in merito alle relazioni fra mondo della formazione e quello della realtà lavorativa. Abbiamo così incluso nei vari percorsi di formazione degli studenti occasioni di incontro con il personale operante nei musei, al fine di garantirgli una maggiore conoscenza dell’operatività caratterizzante gli ambienti in cui svolgono la loro azione.

La volontà di definire in modo deciso ed evidente la componente lavorativa dei nostri percorsi di Alternanza è stata anche all’origine dell’innovativo progetto intitolato “Professionalità nei Beni Culturali”, realizzato in forma sperimentale nell’anno scolastico 2016-17. Il programma offerto agli studenti prevede una nutrita serie di incontri formativi volti a far conoscere ai ragazzi non solo il funzionamento di un grande museo, ma anche specifiche attività quali quelle svolte dal Nucleo Tutela dei Carabinieri. Al termine della fase formativa gli studenti vengono inseriti in alcuni uffici e dipartimenti oppure impiegati in attività di Info Desk presso gli Uffizi e Palazzo Pitti. Si scopre così che in un museo lavorano impiegati amministrativi, fotografi, bibliotecari, elettricisti e tecnici delle luci, esperti di comunicazione, giardinieri, tecnici dei sistemi informatici, restauratori, educatori, grafici e altre professionalità, a seconda delle diverse tipologie espositive.

Anche per il personale del Dipartimento per l’Educazione il procedere nell’esperienza del nuovo percorso di Alternanza, con crescente successo, ha significato lo sviluppo di una diversa attitudine nei confronti di quanto si poteva ottenere esplorando in una diversa prospettiva il rapporto fra beni culturali e lavoro.

 

A scuola di opere d’arte, scoprendo la sapienza artigiana

La svolta si è concretizzata con la presa di coscienza di un fatto che, pur essendo sotto gli occhi di tutti, resta in qualche modo in ombra: la realizzazione di un’opera d’arte è da sempre una forma estremamente raffinata del lavoro umano, e come tale implica un’organizzazione di tipo fattuale ed economico, che si tratti del lavoro di una bottega, di un cantiere o di un singolo atelier. Le competenze, messe in campo per ottenere gli splendidi risultati che arricchiscono i nostri musei, formano quella tipologia di talenti relativi ai cosiddetti “beni culturali intangibili”; tra questi l’artigianato, nelle sue diverse espressioni, è uno degli elementi più importanti, e un tratto caratterizzante della cultura e della storia nazionale.

Il passo successivo è stato la proposta alla Camera di Commercio di Firenze di un progetto di Alternanza dedicato all’artigianato, da realizzare in collaborazione con Confartigianato e CNA, soprattutto per l’individuazione delle inscindibili relazioni che da sempre legano le competenze manuali al mondo delle arti. Partendo dalla famosa frase di un sonetto di Michelangelo Buonarroti che allude a “la man che ubbidisce all’intelletto”, si è cercato di far capire ai ragazzi che la corretta connessione fra il pensiero e l’azione è l’elemento indispensabile per la realizzazione di ogni “opera fatta a regola d’arte”, sia essa un dipinto, un ricamo, un intaglio, una scultura monumentale o un gioiello di finissima fattura.

Il principale obiettivo del percorso proposto agli studenti è stato quello di rendere evidenti le possibilità offerte dai musei, e l’evoluta conoscenza del patrimonio culturale come luogo di apprendimento e ispirazione per un loro futuro lavorativo. Le visite sono state scandite secondo una sequenza che ha previsto un primo incontro conoscitivo con il museo e un secondo incontro in cui venivano messe in particolare evidenza le lavorazioni artigiane e le tecniche artistiche sottese alla realizzazione dei diversi manufatti.

È stato spiegato ai ragazzi che le competenze di cui si parlava erano sottoposte a fragilità per loro difficilmente comprensibili: su tutte il fatto che, qualora non se ne fosse mantenuta la memoria fattuale attraverso l’esempio vivente di chi sa realizzarle, erano destinate a perdersi. Sostanzialmente abbiamo chiarito ai ragazzi che non può esistere un tutorial che insegni efficacemente a realizzare un piano di tavolo a “commesso fiorentino”, o il decoro a stucco di una sala monumentale come la Sala Bianca di Palazzo Pitti, o un parato ad arazzo, o la doratura di una cornice intagliata.

La consapevolezza nell’uso dei sensi assume in queste attività un ruolo fondamentale: saper ben toccare, porre la giusta forza in un’azione, ascoltare e guardare con competente abilità sono elementi imprescindibili nel lavoro artigiano, felicemente riassunti nella frase che veniva indirizzata a ogni giovane apprendista nei primi tempi in cui stava a bottega: “Ruba con gli occhi!”.

Oltre alla visita a musei e luoghi della cultura il percorso prevede anche l’incontro con artigiani operanti nei circuiti lavorativi fiorentini, e la visita a laboratori come quelli dell’Opificio delle Pietre Dure, la Tessitura artigiana Lisio, l’Officina Profumo Farmaceutica di Santa Maria Novella.

 

Visita alla bottega artigiana di Paolo Penko – Orafo

 

Nel secondo anno di attività è prevista la permanenza degli ottanta studenti accolti nel progetto presso una bottega o azienda artigiana, per due settimane lavorative.

Come Dipartimento per l’Educazione di un museo così importante come le Gallerie degli Uffizi speriamo di essere riusciti a dimostrare che, fra le tante cose che sono e rappresentano i musei, essi sono anche l’arca degli antichi mestieri e delle sapienze artigiane; luogo al contempo della memoria e della continua ispirazione, anche per il futuro lavorativo delle giovani generazioni.

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