I vasi di Lao Tsu e del Maestro Eckhart

“L’argilla – diceva Lao Tsu, uno dei più famosi filosofi dell’antica Cina – è necessaria per modellare un vaso. Ma il suo uso dipende dal vuoto interno che si riesce a creare”. Molti secoli dopo, nella Germania medievale, Eckhart von Hochheim O.P. (c. 1260 – c. 1328), comunemente noto con Maestro Eckhart , comparava l’uomo […]

“L’argilla – diceva Lao Tsu, uno dei più famosi filosofi dell’antica Cina – è necessaria per modellare un vaso. Ma il suo uso dipende dal vuoto interno che si riesce a creare”. Molti secoli dopo, nella Germania medievale, Eckhart von Hochheim O.P. (c. 1260 – c. 1328), comunemente noto con Maestro Eckhart , comparava l’uomo a “un recipiente che ingrandisce mentre lo si colma, sì che mai sarà pieno”. Da diversi decenni ormai, i decisori politici hanno fatto a gara per riempire il vaso di provvedimenti legislativi e misure di politica economica e, se ormai colmo, per continuare a ingrandirlo. Un’operazione che ha richiesto persistenti iniezioni di spesa pubblica a loro volta alimentate dall’inasprimento della tassazione.

Nei paesi ad alto tasso di clientelismo, la spesa pubblica lubrifica gli ingranaggi del sistema di relazioni tra i politici che la producono per mezzo di tasse, imposte e debito e i beneficiari che se se appropriano in cambio di voti, versamenti in denaro, promesse di vantaggi economici e favori di diversa natura.

Accade anche che i decisori politici scommettano sulla preferenza degli elettori per le elargizioni a pioggia concesse dalla spesa pubblica rispetto alla loro contrarietà alla scalata delle imposte. Nel tempo, le elargizioni si sono tradotte in privilegi e corruzione che hanno fatto drammaticamente scadere la qualità delle spese governative. Pertanto, investimenti a lungo termine in istruzione, ricerca e infrastrutture si sono avvolti in una spirale in discesa, mentre si è messa in moto una spirale verso l’alto della spesa corrente. Il futuro è stato sacrificato al presente.

A osservare i dati del Fondo Monetario Internazionale, i decisori politici dei paesi più avanzati rispondono perfettamente all’uomo del Maestro Eckhart. L’argilla della spesa pubblica – oggi intorno al 45% del PIL rispetto al 15-20% degli anni Cinquanta – è servita per fare sempre più grande il vaso. Tra questi paesi, il vaso italiano si è ingrandito al costo di una pressione fiscale effettiva che è raddoppiata, raggiungendo il 54%, rispetto al 1960.

Misure governative sempre più numerose e sempre più elaborate, ostacolano l’imprenditorialismo della società della conoscenza che per affermarsi necessita spazi liberi dall’ingerenza di una pesante mano pubblica. Pochi sono i politici che in questi anni di grande trasformazione hanno compreso il messaggio della nuova imprenditorialità. Tra i pochi, un messaggio forte è stato lanciato da Mary McAleese negli anni (dal 1997 al 2011) della sua presidenza della Repubblica d’Irlanda. “Oggi – ha scritto la presidente – una generazione colta e sicura di sé può vedere la potenza del proprio genio al lavoro nel proprio territorio, giacché la cultura imprenditoriale sta trasformando le fortune dell’Irlanda, con la creazione di un futuro migliore per i nostri figli e con una storia di successo economico di proporzioni notevoli”.

Il nuovo imprenditorialismo è immerso nell’ecosistema digitale che procede al passo della potenza computazionale che raddoppia ogni due anni. Scaricare online istantaneamente la musica, lasciarsi trasportare da un auto che si guida da sola, condurre esperimenti con i big data attingendo a milioni di interazioni, diversificare il proprio portafoglio di istruzione e sviluppo della carriera, arricchire la funzionalità dei prodotti con l’Internet delle cose, monitorare in tempo reale salute e benessere: questi sono tra gli esempi più comuni del manifestarsi del nuovo imprenditorialismo.

L’imprenditorialità nascente è un sistema integrato, con molteplici e sovrapposte dimensioni. Si trovano diverse specie imprenditoriali che convergono e vengono anche mescolate insieme. Le invenzioni hanno il loro sbocco nell’imprenditorialità tecnologica. L‘imprenditoria sociale prende possesso della terra di nessuno tra l’economia e la società. La mobilità internazionale dei talenti è la fonte dell’imprenditorialità geografica di start-up a livello mondiale che muovono prodotti e servizi da e verso una varietà di luoghi sulla terra. Le comunità di condivisione sono una promettente piattaforma di lancio di business collaborativi con brand del tutto nuovi, come quelli delle strade sociali. Progetti per le città “intelligenti”, “basate sulla conoscenza”, “digitali”, “cablate”, “ubique” e le loro realizzazioni promuovono l’imprenditorialità civica che trasforma processi e procedure dei governi locali.

“Tutte le cose sono piene di dei”, diceva Talete (640/625-547 aC), filosofo greco pre-socratico di Mileto. Purtroppo, le cose di oggi sono tutte piene di quelle divinità che hanno il nome di policy maker – coloro che detengono il potere di influenzare o determinare politiche e pratiche a livello internazionale, nazionale, regionale o locale. Per dare spazio all’imprenditorialità nascente, bisognerà svuotare i vasi di Lao-Tsu e del Maestro Eckhart.

CONDIVIDI

Leggi anche

Tessile, non più tessile, non solo tessile

Biella, il cuore mondiale della produzione tessile di alta qualità; il Biellese, uno dei più antichi distretti industriali del mondo, conosciuto per la lavorazione a ciclo completo delle fibre nobili. Descrivendo questo territorio, stretto fra la pianura e le Alpi, è inevitabile ripercorrere i due secoli di storia che hanno segnato le tappe della prima […]