La direttiva UE 2019/1937, sulla quale l’Italia rischia una procedura d’infrazione, cambia gli scenari per chi denuncia illeciti nelle imprese: si parla di estensione delle possibilità di denuncia e divieto di ogni tipo di ritorsione. Le aziende dovranno adeguarsi entro due anni. Ne parliamo con Priscilla Robledo, consulente legale e attivista per The Good Lobby.
Cara Ministra, questo è quanto: lettera a Marina Calderone sulle crisi aziendali italiane
Dall’osservatorio di SenzaFiltro, una carrellata di alcune tra le più importanti crisi aziendali del 2022 ereditate dalla Ministra del Lavoro Marina Calderone.
Gentile Ministra Calderone, innanzitutto ci presentiamo. Siamo una testata che si occupa di cultura del lavoro e che, dal mese di febbraio, grazie anche ai verbali delle riunioni che si trovano sul sito del ministero del Lavoro, monitora le crisi aziendali da Nord a Sud Italia. Ma facciamo di più, perché in molte delle fabbriche che rientrano nell’elenco noi ci siamo anche andati e abbiamo conosciuto direttamente i visi, le passioni, le voci di chi ogni giorno si sveglia per andarci a lavorare nonostante le variabili e le incognite.
Poco prima delle elezioni avrà visto, tramite i media, lo sciopero dei lavoratori dell’Ansaldo. Bene. Non per scoraggiarla, ma sappia che quella è la punta dell’iceberg. Le aziende in crisi sono molte di più e spesso si occupano di asset fondamentali per il nostro Paese, finiti in mano magari a fondi di investimento o a player stranieri che potrebbero avere poco interesse a continuare a investire in Italia, ormai sempre più periferia di un impero del quale non conosciamo bene nemmeno la capitale.
In questi mesi abbiamo visto risolversi alcune situazioni, ma anche arrivarne di nuove, e tante peggiorare. A febbraio siamo andati a trovare le lavoratrici della Saga Coffee che a Gaggio Montano, sull’appennino bolognese, temevano di perdere il lavoro solo perché la loro azienda era in una valle poco servita a livello di infrastrutture. La questione si è risolta per il meglio, ma nel frattempo altre sono arrivate a chiedere aiuto al Suo ministero.
Spesso sono aziende storiche come Italtel, ma in molti altri casi sono aziende che hanno a che fare col petrolio o hanno lavorazioni altamente energivore: le sanzioni alla Russia da una parte e i costi alti di materia prima dall’altra le hanno messe in ginocchio. Ma quello che finora abbiamo tracciato è un ritratto di massima e, da qui in poi, Le riassumiamo in un elenco gli sviluppi degli ultimi mesi di vertenze che arriveranno sul Suo tavolo.
Ci auguriamo che questo nostro plico possa esserle utile, così come la nostra disponibilità. Buon lavoro dalla redazione di SenzaFiltro.
ISAB S.R.L. del Gruppo Lukoil, le relazioni pericolose con il petrolio russo
La società energetica ISAB, 1.050 lavoratori e 1.930 di indotto, presente in Sicilia dal 2008, ha chiesto garanzie dal fondo SACE, perché le sanzioni russe hanno colpito in modo particolare il suo accesso al credito. Il problema dell’azienda, infatti, è che acquista greggio russo.
L’azienda ha avviato un dialogo con una società del settore, volto a realizzare un processo di decarbonizzazione che interesserebbe l’intero polo chimico siracusano.
Continuano le interlocuzioni con Intesa San Paolo e con SACE per chiarire aspetti pratici legati al riconoscimento del credito. Intesa San Paolo ha costituito una task force per analizzare la struttura del progetto di finanziamento, ma i documenti arrivano in modo troppo lento.
Speedline e la sua data room attraggono investitori
Gli advisor di Vitale e Co. da agosto si sono attivati per avviare contatti e interlocuzioni con alcuni potenziali investitori, ai quali è stata sottoposta una data room con le informazioni sull’azienda.
È stato individuato e contattato un numero importante di possibili interessati, italiani e stranieri, di natura industriale relativi al settore automotive e di natura finanziaria specializzati in turnaround; oltre venti hanno firmato l’accordo di riservatezza, accedendo alla data room e al documento informativo, e ottenendo chiarimenti sul tema.
Alcuni soggetti hanno già visitato lo stabilimento ed è programmata nel mese corrente la visita di un ulteriore potenziale investitore.
Roman Style Brioni S.p.A. guarda a Dubai e riorganizza l’azienda limitando gli esuberi
Roman Style Brioni S.p.A. ha agito, oltre che sulla razionalizzazione dei costi di struttura, anche sulla gestione distributiva (retail e wholesale), sulla comunicazione e sulla reindustrializzazione. Sono stati effettuati investimenti per la comunicazione con nuovi testimonial e lancio di una piattaforma di e-commerce, aperti nuovi negozi in aree geografiche in crescita (in Asia e in Cina), e sviluppate nuove linee industriali dedicate alla linea più informale.
L’azienda ha confermato l’utilizzo di tutti gli strumenti disponibili, come il Fondo Nuove Competenze, per limitare il più possibile gli esuberi, e quindi ricollocare il perimetro occupazionale in numero ragionevole. In particolare, l’azienda ha cercato di lavorare sulla polivalenza e flessibilità delle maestranze.
È stato avviato un significativo piano di rilancio di Brioni, con particolare attenzione al processo di riorganizzazione e all’attività di distribuzione, sempre con il costante supporto del Gruppo Kering. È previsto un corposo piano di investimenti, oltre che la riapertura verso il mercato di Dubai per mitigare l’attuale contrazione di quello russo.
In relazione ai 321 esuberi preannunciati, 245 lavoratori hanno aderito al percorso di uscita volontaria con incentivo all’esodo, e tra questi ci sono stati 56 prepensionamenti e la ricollocazione di 25 dipendenti. È però necessario procedere all’apertura di una procedura di mobilità collettiva per quei 24 dipendenti per cui non è stato possibile il relativo reimpiego.
Portvesme riconverte: materiali più appetibili e meno consumi. I sindacati critici su parte del progetto
La società, con 1.300 dipendenti, nel 2021 e nel 2022 ha subito perdite nell’ordine di circa 100 milioni di euro all’anno, che sono destinate all’aumento, visto che è un’azienda fortemente energivora.
Per questo è stato pianificato il fermo della linea del piombo entro la fine del primo trimestre del 2023; si investe su altri impianti per non fermare la produzione. Da ottobre 2021 era stata attivata la cassa integrazione per 175 unità di personale, utilizzata in realtà con una media di circa 60 dipendenti. È allo studio una riconversione degli impianti di zinco e piombo al fine di produrre nuovi materiali più appetibili sul mercato mondiale, utili alla produzione di batterie di nuova generazione.
La capogruppo Glencore ha intenzione di investire, in tempi brevi, su una linea produttiva di litio. Lo studio di trasformazione invece sta valutando la possibilità di convertire la linea piombo in un impianto di trasformazione di solfuri di nickel, mentre i reparti di lisciviazione e di solvent extraction verrebbero dedicati a trattare la cosiddetta “black mass”, il pastello di riciclo delle batterie di nuova generazione a base di cobalto, manganese e litio. Glencore ha illustrato che il progetto, del tutto in linea con i criteri dell’economia circolare, avrà un consumo energetico pari a un terzo dell’attuale.
I sindacati hanno manifestato ferma opposizione alla decisione di fermare la produzione relativa alla linea del piombo ed alla fonderia a San Gavino, in assenza di garanzie sulla riconversione degli impianti. Hanno affermato che la CIGS, di prossima scadenza, non è l’obiettivo che intendono perseguire senza garanzie di prospettive di continuità produttiva e tutela occupazionale. Hanno espresso apprezzamento per il progetto di riconversione.
Sideralloys in revamping, Whirlpool dà buca a sindacati e ministero
Sideralloys Italia S.p.A., unico polo industriale nazionale per la produzione di alluminio primario, attualmente è in ristrutturazione generale. Ad oggi sono impiegati 104 dipendenti diretti e circa 260 dell’indotto per l’attività di revamping in corso. È previsto l’avvio dell’attività di fonderia entro il mese di ottobre 2022, mentre quella relativa alle celle elettrolitiche inizierà a metà del 2023 per andare a regime entro il 2024.
A regime l’impresa impiegherà fino a 1.500 dipendenti e i soci hanno già effettuato investimenti per un totale di 36 milioni di euro, 6 dei quali sostenuti dal socio Invitalia. Per Invitalia, Roberto Rizzardo ha confermato l’investimento effettuato in misura pari a 6 milioni di euro a titolo di partecipazione al capitale della società.
“Whirlpool Corporation ha avviato – nel mese di aprile 2022 – una revisione strategica delle proprie attività nella regione Europa, Medio Oriente e Africa. Nell’ambito di questa revisione strategica, tutte le opzioni sono attualmente in corso di valutazione e tutti gli scenari continuano ad essere valutati”. Questo scrive l’azienda, senza presentarsi al tavolo al ministero, con il disappunto dei sindacati. A sorpresa pochi giorni fa Whirlpool ha comunicato agli stessi sindacati la volontà di cedere a due imprese gli asset europei.
Softlab, CMC, Wärtsilä Italia, Treofan
Per Softlab è stato ridotto il numero dei dipendenti in cassa integrazione e avviata una due diligence. Aderiranno al progetto Goal; stanno lavorando alla fibra ottica, e il ministero li tiene costantemente sotto controllo.
CMC Cooperativa Ravenna ha elaborato due progetti che dovrebbero garantire la salvaguardia dei livelli occupazionali e produttivi, attraverso il coinvolgimento di soggetti industriali e l’intervento di risorse pubbliche a supporto dell’operazione. Al momento, date le caratteristiche delle operazioni in corso, è opportuno mantenere la riservatezza sul nominativo dei soggetti in questione.
Wärtsilä Italia S.p.A. ha deciso di fermare parte della produzione a Trieste e ha comunicato il licenziamento di 451 lavoratori. Il gruppo ha individuato un advisor specializzato in progetti di reindustrializzazione che fornirà il proprio supporto nella ricerca di un operatore per avviare un piano di reindustrializzazione. L’azienda continuerà a portare avanti le attività di ricerca e sviluppo, i servizi di formazione, e proseguirà a investire nella parte dello stabilimento di Trieste che continuerà la propria attività.
Per quanto riguarda Treofan, dopo una ricerca che ha interessato diversi player nei mesi precedenti è stato individuato un investitore, HGM, il quale ha formulato una proposta che prevede il reimpiego di tutti i lavoratori. Il Gruppo Jindal contribuirà all’operazione di riconversione industriale con la messa a disposizione dei beni del complesso industriale (capannoni, strumenti software e hardware, eccetera) a un prezzo simbolico, con l’obiettivo di attuare un progetto di reindustrializzazione del sito con la massima tutela occupazionale. HGM, di proprietà della famiglia Sangiovanni, produce cavidotti per la fibra ottica e offre servizi di fornitura a operatori della telefonia. L’azienda occupa 350 dipendenti diretti e 1.000 in tutta Italia. Il progetto di reindustrializzazione, che verrà presentato a breve, sarà quindi finalizzato alla produzione di servizi per la telecomunicazione.
Italtel, QF S.p.A. (ex GKN) e Acciaierie Italia (ex ILVA)
Per i 930 lavoratori Italtel è in atto un piano di rilancio autofinanziato. Basa la propria attività prevalentemente sugli accordi con Open Fiber, che ha il compito di gestire il passaggio alla fibra di tutta Italia.
QF S.p.A. (ex GKN). Ad agosto l’azienda, che ha 350 dipendenti con 80 appartenenti all’indotto, ha chiesto la cassa integrazione, volta a facilitare un progetto di reindustrializzazione del sito che prevede l’e-drive quale prodotto/servizio centrale. Limpresa ha comunicato di aver intrapreso, in questi mesi, un percorso volto a creare un joint laboratory a Campi Bisenzio con obiettivi di prospettiva. Ha precisato che, sulla base di tale progetto, la reindustrializzazione sarà realizzata da QF – non dal Consorzio – per la quale è fondamentale la possibilità di ricorrere al sostegno della cassa integrazione.
Acciaierie Italia o ex Ilva, società con 10.605 dipendenti a oggi sostenuta dai fondi pubblici, sta attendendo un rilancio industriale, ma la situazione si è ulteriormente complicata a causa dell’aumento dei costi delle materie prime, ma soprattutto dell’energia. Il settore dell’acciaio è uno di quelli sui quali pesano più di tutti i rincari energetici.
Leggi gli altri articoli a tema Crisi aziendali.
Leggi il mensile 116, “Cavalli di battaglia“, e il reportage “Sua Sanità PNRR“.
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