L’istruzione e formazione professionale prepara studenti per il mondo del lavoro, ma è abbandonata a se stessa: i formatori (a partita IVA) lavorano trentasei ore contro le diciotto degli insegnanti di ruolo, con limiti retributivi ancora più bassi. E i lati negativi non finiscono qui.
Caregiver familiari, l’Italia li ignora, l’Europa no: “Accolta la nostra petizione, questo è lavoro”
La petizione dell’associazione “Genitori Tosti in tutti i posti” dichiarata ricevibile dal Parlamento europeo: che cosa comporta per chi presta assistenza a familiari non autosufficienti e con disabilità? Ne parliamo con la presidente Alessandra Corradi: “Ora l’Italia è sotto la lente d’ingrandimento riguardo i nostri diritti”.
Un traguardo raggiunto grazie all’intreccio di tenacia e preparazione, con l’obiettivo di riscattare tutti coloro che giorno dopo giorno prestano assistenza familiare. Protagonista della conquista su questo fronte è l’associazione di promozione sociale “Genitori Tosti In Tutti i Posti”, che a settembre 2021 ha presentato al Parlamento europeo la petizione riguardante la condizione dei e delle caregiver familiari in Italia e il loro mancato riconoscimento come lavoratori e lavoratrici. L’ottima notizia è che la petizione è stata dichiarata dal Parlamento europeo a tutti gli effetti ricevibile.
Un bel gol per l’associazione nata a Verona, ma attiva ben oltre i confini del Veneto nel creare una rete capillare di confronto e tutela dei diritti a livello nazionale. Tra i progetti concretizzati di recente anche la pubblicazione del libro L’esercito silenzioso – I Caregiver familiari, un saggio tecnico scritto a quattro mani dal vicepresidente dell’associazione Giovanni Barin e dalla presidente Alessandra Corradi, che raggiungiamo telefonicamente per parlare del risultato ottenuto dalla petizione e scoprire gli effetti positivi che ne scaturiscono.
La petizione dei caregiver familiari ricevuta dal Parlamento europeo. L’Italia sotto esame
Alessandra, possiamo parlare di un traguardo molto importante?
“Sì, e l’abbiamo ottenuto mettendoci tanta fiducia nonostante le difficoltà. Non nascondo infatti che abbiamo avuto diverse persone contro e subìto alcuni voltafaccia. Ma già si sapeva che soprattutto noi caregiver donne patiamo da tempo una cultura maschilista che tende a relegare la donna all’assistenzialismo di bambini, anziani e persone con disabilità. Si tratta di un qualcosa di talmente radicato nel DNA del nostro Paese che molte persone, anche quelle di mentalità aperta, credono che sia implicito che certe situazioni accadano, e che non vadano cambiate più di tanto. Inoltre regna ancora tanta ignoranza sul tema: basti ad esempio pensare che i caregiver familiari sono spesso confusi con i badanti, che invece sono remunerati, lavorano inquadrati in un contratto e al contrario di noi hanno delle tutele, pur non avendo una formazione specifica”.
La petizione dei Genitori Tosti è stata trasmessa anche alla Commissione EU per l’occupazione e gli affari sociali, ed è l’esito di un corposo lavoro di analisi e studio sul fronte normativo: “Nella petizione abbiamo citato tutte le leggi possibili, ma la prima dell’elenco è la Costituzione italiana dove c’è scritto tutto”, afferma Alessandra Corradi.
Focalizzandoci sul tema petizione, approfondiamo che cosa significhi il fatto che risulta ricevibile dal Parlamento europeo e che cosa determina per il nostro Paese. “Prima di tutto significa che la petizione ha risposto a tutti i criteri richiesti quando è stata stesa e presentata”, spiega Alessandra. “Partiamo da una premessa: il Parlamento europeo non ha alcun potere esecutivo. Ha però l’importante facoltà di verificare se ci sono o meno, e che qualità hanno, gli eventuali interventi in materia di caregiver familiari attivati dal nostro Paese. In questo senso il Parlamento europeo può quindi rilevare che determinati diritti vengono lesi e fare un richiamo intervenendo. Depositare una petizione significa proprio mettere sotto la lente d’ingrandimento un determinato problema e permettere di scoprire se il Paese membro di riferimento si è adeguato rispetto a ciò che il Parlamento ha prescritto”.
I e le caregiver familiari chiedono riconoscimento per il loro lavoro
Un tema cruciale rispetto all’ambito caregiver ma snobbato dall’Italia riguarda la conciliazione dei tempi di cura in relazione ai caregiver che lavorano: su di esso i Genitori Tosti hanno posto forte attenzione.
“Ci sono persone che pur assistendo i loro familiari non possono in alcun modo rinunciare al lavoro, essendo l’unica forma di sostentamento”, puntualizza a questo proposito Corradi. “Anche questi caregiver hanno diritto a determinate tutele contemplate dalla direttiva approvata dal Parlamento europeo nell’aprile del 2019, ed entrata in vigore il 1 agosto 2019, in cui si afferma che tutti i paesi membri dell’Europa hanno tempo fino al 1 agosto 2022 per adeguarsi a essa. Ebbene: in questi anni in Italia non si è mai sentito nulla al riguardo, e stranamente solo il 31 marzo scorso sono usciti dei comunicati che affermavano che l’Italia si sta adeguando a questa direttiva! In extremis l’Italia dice di aver fatto qualcosa, guarda caso dopo l’effetto della nostra petizione”.
L’associazione Genitori Tosti da anni si impegna per il riconoscimento di uno stipendio adeguato per un lavoro gravoso che di fatto i e le caregiver stanno già svolgendo, ma senza tutele. Ciò implicherebbe anche la salvaguardia di altri diritti fondamentali, come quello al riposo, alla malattia pagata, e non ultimo alla pensione.
“Non ci interessano bonus o mancette”, chiosa Alessandra Corradi. “Vogliamo essere riconosciuti come lavoratori e lavoratrici, perché questo siamo”. E sottolinea: “Quasi nessuno in Italia tiene conto del fatto che abbiamo almeno un milione di donne caregiver prive di fonte di reddito e tutele, e senza possibilità di pensione per quando arriverà il momento. Questo si chiama sfruttamento delle persone che di fatto stanno lavorando, spesso senza adeguato riposo, anche di notte. Io stessa lavoro di notte se mio figlio ha delle crisi e delle necessità: perché contrastare questa richiesta?”.
Ci troviamo infatti di fronte a una grande contraddizione. La petizione dei Genitori Tosti ha ricevuto l’attenzione del Parlamento europeo, e il libro da loro pubblicato sta destando profondo interesse oltre i confini nazionali; in Italia però c’è ancora chi continua a guardare storto la battaglia portata avanti dall’associazione, osteggiando il riconoscimento dei caregiver come lavoratori.
“Personalmente resto disponibile al confronto con chiunque. Anche se in questi anni mi sono sentita dire di tutto; ad esempio che noi caregiver non siamo professionisti – e confermo che infatti non abbiamo questa ambizione. Vogliamo solo che venga riconosciuto il lavoro che già stiamo facendo proprio perché lo Stato non dà le risposte adeguate, e tocca a noi mettere tutte le pezze possibili.”
La mancanza e inadeguatezza dei servizi è un aspetto strettamente correlato alla battaglia per i diritti portata avanti dai Genitori Tosti: i caregiver rispondono infatti a necessità impellenti che altrimenti non troverebbero soluzione. In parole semplici: non si sarebbe arrivati a questo se i servizi avessero funzionato in modo adeguato a livello di copertura e qualità.
“Noi caregiver più di altri siamo ad alto rischio di burnout”, spiega la presidente dei Genitori Tosti. “Perché nessuno ha mai pensato di aprire per noi uno sportello psicologico dedicato? E perché non attivare un servizio efficace di aiuto nelle faccende domestiche, visto che già dobbiamo fronteggiare difficoltà e iter burocratici faticosi che ci assorbono tempo ed energie?”.
Domande parcheggiate da anni in assenza di risposta.
“Dopo l’Europa, l’Italia: da noi PEC ai ministeri, ma non ci rispondono”
Tocchiamo anche la questione scomoda di chi ritiene addirittura che, una volta riconosciuti come lavoratori, i caregiver potrebbero diventare competitor di figure come badanti, educatori, fisioterapisti, persino insegnanti.
“Questo è un pensiero meschino e colmo di pregiudizi che solo un vero confronto può togliere”, chiosa Alessandra Corradi. “In Italia abbiamo tantissime persone che necessitano di assistenza e non è possibile rispondere quantitativamente a questa enorme esigenza, perché non ci sono abbastanza figure lavorative da impiegare. È un vero problema”.
Come anticipavamo, il libro L’esercito silenzioso – I caregiver familiari sta riscuotendo importanti attenzioni all’estero, dove la figura dei e delle caregiver ha spesso un’altra considerazione, come ci conferma Alessandra Corradi a partire dalle sue ricerche: “In Italia paghiamo il dazio di una cultura retrograda; poi ci sono paesi come la Gran Bretagna, che ritengo il migliore dal punto di vista delle tutele riconosciute ai caregiver, dove esiste tutta una serie di servizi che noi ci sogniamo, tra cui lo sportello psicologico, interventi domiciliari dedicati e una presa in carico come si deve. Sempre in Gran Bretagna, se una persona deve smettere di lavorare per dare assistenza a un familiare non più autosufficiente, quegli anni vengono riconosciuti ai fini pensionistici. Questo è un altro punto che chiediamo da tempo, così come il prepensionamento per i caregiver occupati professionalmente, in quanto svolgono in contemporanea un’attività usurante; ma l’Italia non ne vuole sentire parlare, e anzi stabilisce che i lavori usuranti siano altri, che in realtà rispetto a ciò che noi facciamo e paghiamo in salute sono molto più leggeri”.
Un primo traguardo emblematico è stato raggiunto. Qual è il prossimo passo per i Genitori Tosti? “Il prossimo obiettivo si gioca in casa. Cerchiamo qualcuno che abbia il coraggio di risponderci in Italia: l’Europa l’ha già fatto e noi stiamo contribuendo affinché espliciti le linee guida sui caregiver familiari che usciranno in autunno”. E aggiunge: “Stiamo scrivendo PEC a diversi ministeri, tra cui quello del lavoro, quello della famiglia e quello della disabilità, ma non ci risponde nessuno e già questa è una cosa su cui interrogarsi. Ribadiamo che abbiamo il coraggio di confrontarci e di accogliere le varie istanze: non siamo quelli che si sono svegliati alla mattina con qualcosa in mente o i rappresentanti di altri, ma la categoria stessa che ogni giorno si confronta con problemi pesanti”.
Il governo italiano mai come in questi ultimi due anni di pandemia ha tirato in ballo l’Europa come riferimento, punto di dovere e persino pungolo di azione. Ora che l’Europa giustamente verifica che i diritti di chi assiste i familiari con difficoltà siano davvero rispettati, l’Italia si impegnerà a mettersi in discussione o farà orecchie da mercante tutelando le gravi lacune odierne, quelle che per prime dovrebbero essere messe al bando?
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Photo credits: cnnespanol.cnn.com
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