Come riportato su X dal presidente della fondazione Adapt Francesco Seghezzi, “i dati sembrano indicare un rallentamento del mercato del lavoro italiano, che continua a crescere ma grazie ad autonomi e occupati a termine e, allo stesso tempo, mostra una crescita di inattivi e un calo dell’occupazione femminile”. D’altro canto, leggendo i dati di Excelsior Unioncamere, rispetto ai 5,5 milioni di assunzioni programmate per il 2023, alla fine non si è arrivati neppure al 50%. Due gli aspetti da prendere in considerazione: il fisiologico calo dell’industria registrato nell’anno, dopo un 2022 clamorosamente positivo, e il numero degli inattivi in crescita, sintomo forse della carenza di competenze ricercate nelle imprese.
Focalizzandoci sul secondo punto torna d’aiuto proprio Adapt, che racconta come per il PNRR uno dei punti fondamentali sia l’incontro tra giovani e imprese, tanto da destinare agli ITS Academy la cifra non irrisoria di 1,5 miliardi. Questo in considerazione della demografia italiana – i lavoratori over 50 sono raddoppiati negli ultimi vent’anni – e del tasso di abbandono scolastico. Ebbene, nonostante lo sforzo, la richiesta di diplomati ITS nel 2023 è stata ben superiore al numero effettivo di iscrizioni. I più difficili da trovare? Siamo alle solite: tecnici elettronici (70,6%), progettisti e amministratori di sistemi (69,8%), attrezzisti di macchine utensili (69,5%).
Una narrativa che non mi convince del tutto. Provo un esperimento, complice la necessità specifica dell’azienda che supporto in termini di selezione del personale. Ebbene, pubblicando su una semplice piattaforma ATS (applicant tracking system) un annuncio per la ricerca di un operatore macchine controllo numerico (cioè, la terza posizione sottolineata dai dati Adapt), i risultati sono stati a dir poco sorprendenti e in controtendenza. Dal 23 gennaio, data della pubblicazione, si sono candidate ben 24 persone, delle quali solo 5 sono risultate inidonee. Le altre 19 hanno iniziato il processo di selezione, culminato con 4 candidature finaliste e ben 2 assunzioni.
E parliamo di una zona del Veneto dove il mercato è saturo e le aziende non sono raggiungibili con facilità, se non dagli autoctoni. Come mai questi risultati? Forse dotarsi di uno strumento tecnologico dai costi tutto sommato irrisori, se paragonato alla mancata produzione derivante dalla carenza di personale, aiuta a raggiungere l’obiettivo. Forse pubblicare un annuncio chiaro, indicazione retributiva compresa, aiuta le persone a orientarsi meglio. O forse lamentarsi sulle pagine della cronaca locale non è uno sforzo sufficiente per superare retaggi culturali retrogradi.