Refrain: In questi giorni di stravolgimento delle abitudini, sono tornati i delfini nei porti di Ancona e Trieste, le anatre selvatiche nelle fontane di Roma, i cerbiatti nei paesi di periferia dell’Appennino. A Milano, Torino e Bologna si respira aria di montagna. Un mio amico mi ha detto: erano anni che nel condominio non sentivo […]
Paese mio, ritorno. Col WiFi
Lo smart working può avere enormi influssi positivi sulle province, stabilendo nuovi legami e modelli produttivi: così le aziende possono contribuire allo sviluppo di territori distanti.
Lo smart working ha generato nuove abitudini e comodità, prima fra tutte l’occasione di rinascita offerta alle cosiddette “aree interne” o di provincia, che negli ultimi mesi sono venute alla ribalta per una serie di ragioni interessanti.
Per prima la lontananza dalla città, non più sinonimo di “scomodità” e mancanza di servizi, ma garanzia di spazio. Poi la fruizione di servizi di ogni tipo (sanitari, amministrativi e persino di food delivery), a basso costo e “senza code”, grazie all’ordinario non-sovraffollamento dei territori extraurbani. Inoltre va considerata l’accessibilità di case, giardini, spazi non necessariamente condivisi a costi risibili rispetto a quelli urbani, con un rapporto costo/beneficio così favorevole da sembrare a volte addirittura incredibile.
La improvvisa popolarità di queste aree di provincia ha poi a sua volta generato un meccanismo virtuoso legato al “ritorno alle origini”: le vecchie case di campagna dei nonni sono diventate in pochi mesi dei cantieri, e dopo poco delle dimore rinnovate e ammodernate, con una valorizzazione non indifferente del patrimonio immobiliare di paesi e piccole città che parevano da anni sfavoriti dall’emigrazione verso i centri urbani.
Un tempo non lontano era l’installazione di un’impresa a fare la fortuna di un territorio, perché in grado di portare persone, capacità di spesa e quindi benessere per intere aree. Lungi dall’aver cancellato queste dinamiche, la pandemia ha però aggiunto un nuovo modo di generare la fortuna di un territorio: quello di far sì che le persone lo vivano, senza la necessità di trasferirsi per lavorare, contribuendo invece a lasciare su di esso la loro capacità di spesa, di investimento e di contributo alla socialità e alla cultura.
Come rappresentante del mondo delle imprese di un territorio extra urbano, ritengo che un’altra importante opportunità si stia presentando anche per le attività produttive: la rinascita dei territori di provincia implica la fine della desertificazione professionale cui abbiamo purtroppo assistito da troppo tempo. Spesso il personale qualificato e i giovani che hanno studiato ambiscono a trasferirsi in città, dove le occasioni di lavoro possono sembrare più attraenti; poter invece contare su un nuovo matching tra domanda e offerta di lavoro locale darà forza al sistema territorio, in un circolo virtuoso inaspettatamente potente e solido.
In copertina un’immagine del centro storico di Ortona, in Abruzzo
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